Guida al Business Plan: introduzione al piano finanziario (Parte 10)
Eccoci giunti con l’ultima parte della nostra guida introduttiva al Business Plan, dedicata al piano finanziario. Una parte talmente importante da non poter essere riassunta in poche righe ma… altrettanto importante da non poter essere sottovalutata con un semplice rimando a successivi approfondimenti. Cerchiamo dunque di comprendere in linea sintetica che cosa si intenda per …
Eccoci giunti con l’ultima parte della nostra guida introduttiva al Business Plan, dedicata al piano finanziario. Una parte talmente importante da non poter essere riassunta in poche righe ma… altrettanto importante da non poter essere sottovalutata con un semplice rimando a successivi approfondimenti.
Cerchiamo dunque di comprendere in linea sintetica che cosa si intenda per piano finanziario, quali siano le logiche alla sua base, e rilanciamo in un prossimo focus tutte le più congrue elaborazioni che vi permetteranno di concludere in maniera idonea il vostro documento programmatico di impresa.
Il piano finanziario e la definizione del fabbisogno
Il percorso logico che dovrebbe contraddistinguere il piano finanziario si sviluppa in due distinte parti.
Nella prima, l’impresa sarà chiamata a individuare tutti i costi che dovrà sostenere in fase di avvio e in fase di sviluppo / mantenimento delle proprie attività, integrando questa importante mole informativa con quella legata ai bilanci che ritiene di poter maturare negli anni successivi e, in essi, il principale oggetto di riclassificazione (almeno in questa fase) determinato dal cash flow.
Nella seconda, l’impresa dovrà cercare di definire quale sarà il suo fabbisogno attuale, e come intende coprirlo. Ovvero, quali sono le fonti di finanziamento alle quali dovrà attingere per poter esaudire le proprie necessità di copertura.
Intuibilmente, non certo un compito facile!
I costi
Come abbiamo già avuto modo di anticipare qualche riga fa, un buon punto di partenza (relativamente certo) per la costruzione del piano finanziario è rappresentato dall’individuazione dei costi e, in particolare, di quelli di start-up, ovvero tutti i costi che la società deve sostenere per l’avvio dell’impresa. Si tratta di costi che non si ripeteranno nel prossimo futuro, poiché legati ad attività da compiere ancor prima dell’avvio del business della start-up.
Concettualmente, insomma, si tratterà di costi inquadrabili nel prospetto dell’anno “0”, ma non ripetibili (se non, in piccola parte) negli esercizi successivi.
Considerato che si tratta di costi che l’azienda ha quantificato (o che saranno comunque quantificabili), e che in parte potrebbe avere anche già sostenuto, si ritiene che questa prima parte del piano finanziario sia anche la più semplice e la meno aleatoria.
Le proiezioni
Terminata la quantificazione dei costi di start-up, all’impresa sarà richiesto lo sforzo di lavorare sulle proiezioni economico – finanziarie, partendo da un’ipotesi di fondo, con l’obiettivo di sintetizzare e di tradurre in valori economici tutto ciò che abbiamo avuto modo di affrontare nelle 9 parti precedenti della nostra guida.
Trova così una giustificazione razionale tutto il lavoro che dovreste aver compiuto con attenzione nei precedenti spunti. Per esempio, il piano di marketing che abbiamo accompagnato qualche “puntata” fa, dovrebbe ora essere concretizzato in un budget pubblicitario da inserire nell’ipotesi di fondo che ora stiamo trattando, mentre nel piano operativo troveranno probabilmente evidenza i costi per il personale, e così via.
È naturalmente importante individuare tali costi in termini prospettici, concentrando non solamente sul primo anno di attività, quanto su un orizzonte temporale congruo con il raggiungimento degli obiettivi proposti dalla società (almeno 5 – 7 anni).
Il prospetto fonti – impieghi
Una volta analizzati in termini prospettici gli impieghi, è giunto il momento di porre in redazione il prospetto fonti – impieghi. Ovvero, più concretamente, cercare di capire in che modo, oggi e in futuro, l’impresa ritiene di poter far fronte alle necessità di costo e di investimento.
Il prospetto fonti – impieghi aiuterà inoltre l’imprenditore a comprendere quali siano le fonti estranee ai mezzi propri, che dovrà ricercare per poter sostenere il proprio piano di business. Ferma restando la sussistenza degli apporti di capitali, il gap di fabbisogno così creato potrebbe ad esempio essere sostenuto con finanziamenti da parte dei soci, mutui bancari e altre forme di reperimento di fondi a titolo di debito o di rischio.
I documenti prospettici
Pur nella consapevolezza che stiamo correndo un po’ troppo, gli sforzi prospettici dell’imprenditore dovrebbero poi concretizzarsi in un vero e proprio bilancio prospettico, indicando:
- Bozza di stato patrimoniale prospettico;
- Conto economico prospettico;
- Riclassificazione del conto economico, utile per poter evidenziare il margine operativo lordo, gli altri margini, e così via;
- Indicatori di redditività a regime (dopo la fase di start-up), come il ROE, il ROI, il ROS, il break even point, ecc.;
- Indicatori di liquidità, come il rapporto corrente e il test acido.
Da tali analisi dovrebbe intuibilmente emergere la sostenibilità della propria iniziativa imprenditoriale, che dovrebbe dunque essere in grado di reggersi sulle proprie sole forze, una volta terminata la fase di crescita iniziale, e ferma restando la possibilità di poter introdurre ulteriori piani di sviluppi futuri.
Ne parleremo in modo più dedicato in un prossimo focus!