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Presentarsi alle piattaforme di crowdfunding 5 consigli per startup e PMI

Come funziona il processo di selezione di startup e PMI da parte delle piattaforme di equity crowdfunding e cosa bisogna fare per superarlo con successo? Scopri i consigli di Elisabetta Riccelli, Investment Analyst di Opstart, per presentarsi con efficacia alle piattaforme di crowdfunding.

Presentarsi alle piattaforme di crowdfunding in modo da essere selezionati per accedere al percorso di raccolta fondi di tipo equity non è semplice, errori e difficoltà sono dietro l’angolo.

Il processo di selezione delle startup e delle PMI operato dalle piattaforme di equity crowdfunding, infatti, è molto strutturato e selettivo. E giustamente: lasciare che qualunque progetto di business si proponga alla crowd per raccogliere fondi significherebbe una grande perdita di tempo per tutti e tante campagne che non arrivano a buon fine.

Detto questo, è importante sottolineare che la piattaforma, se si tratta di un operatore serio, non solo è dalla parte della startup o della PMI, ma la supporta attivamente lungo tutto il processo. Ci vogliono però dei requisiti ed è importante prepararsi al meglio prima di presentarsi alle piattaforme di crowdfunding. Fermo restando che la piattaforma fa il suo lavoro (selezionare le aziende e accompagnare nel processo di raccolta), trovare i finanziatori però è un compito dei founder.

Abbiamo chiesto ad Elisabetta Riccelli, che lavora per Opstart ed è impegnata ogni giorno nei processi di selezione delle aziende lato equity, di aiutarci a identificare 5 consigli concreti per le startup e le PMI che vogliono presentarsi alle piattaforme e raccogliere fondi.

Elisabetta Riccelli Investment Analyst di Opstart
Elisabetta Riccelli Investment Analyst di Opstart

Non basta un’idea, ci vuole un’azienda

Capita spesso che un imprenditore con un’idea magari anche molto buona nel cassetto bussi alla porta di un portale di equity crowdfunding presupponendo di poter raccogliere fondi proprio per lanciare il progetto e trasformarlo in realtà. Ma non è questo l’obiettivo di una raccolta di equity crowdfunding.

«Come analisti ci capita spesso di ricevere candidature da parte di imprenditori che l’azienda ancora non l’hanno costituita. Il progetto può anche avere un certo appeal, sulla carta, ma se è in una fase di vita troppo early non possiamo prenderlo in considerazione. È importante sfatare il mito secondo cui l’equity crowdfunding finanzierebbe le idee. L’equity crowdfunding finanzia le imprese che hanno determinati requisiti. Il progetto deve essere serio e comunque avviato, a quel punto il portale può essere disponibile a fornire tutto l’aiuto necessario all’avvio della campagna».

Dobbiamo inoltre sottolineare che non tutte le startup o le PMI possono accedere al processo di raccolta. In alcuni casi a fare la differenza è il tempismo: la stessa azienda, presentandosi alcuni mesi dopo o magari l’anno successivo, potrebbe venire accettata quando in precedenza è stata esclusa, perché ha finalmente raggiunto tutti i requisiti per affrontare la campagna, costruito asset che mancavano o raggiunto una “massa critica” accettabile.

Per presentarsi alle piattaforme di crowdfunding servono i numeri

Quando si ha l’obiettivo di presentarsi alle piattaforme di crowdfunding nella luce migliore possibile, la prima informazione da valorizzare sono i numeri. «Abbiamo bisogno di capire quale sia lo stato dell’arte dell’azienda. Svolgiamo un’attenta valutazione che è prima di tutto finanziaria, economica e patrimoniale. Guardiamo con attenzione alle previsioni di crescita e fatturato, per il prossimo futuro e negli anni a venire. Prima di candidarsi per la campagna è importante aggiornare con il proprio commercialista la situazione dell’azienda in modo che sia il più attuale possibile e sistemare il business plan, che deve essere completo, leggibile e coerente rispetto al mercato».

La piattaforma verifica se gli obiettivi che la startup si è posta sono realizzabili. Ecco perché ci vogliono dati e devono essere dati reali. Può comunque capitare che una startup nelle sue primissime fasi di avvio venga accettata per avviare una raccolta di equity crowdfunding ma sono casi isolati, che di solito riguardano progetti legati a Blue Ocean Market o comunque a mercati in procinto di esplodere.

Tornando ai numeri e ai documenti che servono agli analisti delle piattaforme, sono essenziali: visura camerale aggiornata, almeno un bilancio, business plan e una valutazione pre-money sensata. Meglio preparare tutto prima di presentarsi alle piattaforme di crowdfundin, così da non perdere tempo. «La valuation pre-money la propone l’azienda, che di solito si fa aiutare da un commercialista competente, ma come piattaforma la verifichiamo e diamo la nostra opinione in merito» sottolinea Riccelli.

La piattaforma verifica se gli obiettivi che la startup si è posta sono realizzabili

È indispensabile una strategia di marketing a breve e medio termine

Le piattaforme prestano grande attenzione anche a quello che è il mercato all’interno del quale l’azienda opera. Nella maggior parte dei casi, anche se la startup o la PMI sono aziende innovative e il loro prodotto è originale, una concorrenza esiste già e bisogna avere una strategia chiara per distinguersi dai competitor e vantaggi oggettivi su cui puntare.
«La campagna di equity crowdfunding è prima di tutto una campagna di comunicazione e più in generale, come piattaforma, valutiamo se la startup o la PMI stanno dando sufficiente importanza al marketing. Deve esserci l’elaborazione di una strategia chiara e concreta sia di comunicazione sia di marketing al fine di arrivare all’obiettivo di raccolta e successivamente di crescita».

La campagna di equity crowdfunding se costruita con attenzione e lungimiranza porta grande visibilità al brand. I meccanismi che si scatenano sono imprevedibili dal punto di vista dei loro benefici positivi. I clienti possono diventare investitori e gli investitori interessati al prodotto o al servizio possono diventare clienti. Talvolta dalle campagne di equity crowdfunding si esce anche con interessanti partnership e possibilità di sviluppo del business che non si erano previste.

Tutto questo, però, non può accadere se non si comunica con competenza ed efficacia che si sta facendo crowdfunding. I founder sono sottoposti a un grande stress e devono massimizzare la loro esposizione mediatica (in modo strategico) oltre che la loro presenza ad eventi e fiere di settore. In questo, una strategia di PR ben costruita diventa fondamentale.

Dopo la campagna, bisogna continuare a informare gli investitori che sono saliti a bordo attraverso comunicazioni periodiche, ed è opportuno anche coltivare la relazione con i clienti e gli stakeholder perché aiuteranno a trainare la crescita.

Valorizzare il team e le sue competenze specifiche

Il capitale umano dell’azienda ha un’importanza grandissima quando si cerca di raccogliere da una folla di investitori e quindi, ancora prima, quando l’obiettivo è presentarsi alle piattaforme di crowdfunding. «Le persone devono essere altrettanto affidabili dell’idea di business, e competenti. Founder e team devono avere, cioè, una comprovata esperienza nel settore e un network di contatti ben sviluppato nel mercato di riferimento. Inoltre, devono dimostrare di avere il più possibile le idee chiare sugli ulteriori sviluppi del progetto. Il business plan può essere bellissimo e ben realizzato perché il commercialista della società è competente, ma ci vuole un team in grado di seguirlo e realizzare quanto atteso».

Il capitale umano deve essere commisurato allo stadio di sviluppo della società in modo che non ci siano intoppi. Ancora una volta ci teniamo a ripetere che quando si parla di equity crowdfunding la genialità e l’originalità dell’idea non sono sufficienti, chi deve gestire l’azienda è forse ancora più importante. Il percorso che porta alla raccolta può essere lungo e soprattutto è lungo il cammino che porta la startup a crescere e ad arrivare fino alla tanto attesa exit.

A maggior ragione, quindi, il rapporto che si va ad instaurare all’interno tra le persone del team, e all’esterno con gli investitori e la piattaforma è davvero importante. Per farsi un’idea concreta di chi hanno di fronte le piattaforme guardano i curricula e i profili LinkedIn di founder e membri del team, valutando attentamente cosa hanno fatto prima di avviare il nuovo progetto imprenditoriale. 

Non sempre i team sono numerosi, soprattutto nel caso di aziende nelle prime fasi di sviluppo, l’importante è che tutto sia commisurato alle esigenze del business. Quando si decide di presentarsi alle piattaforme quindi bisogna anche attrezzarsi per comunicare al meglio le proprie conoscenze e competenze come singoli individui.

Per farsi un’idea concreta di chi hanno di fronte le piattaforme guardano i curricula e i profili LinkedIn di founder e membri del team

Scegliere una piattaforma con una solida storia di successi e fidarsi dei suoi consigli

Quando si avvia una campagna di equity crowdfunding c’è tantissimo lavoro da fare e possono accadere intoppi e imprevisti. «Talvolta le aspettative delle startup o delle PMI, soprattutto se parliamo di cifre da raccogliere, possono essere poco realistiche o comunque sovradimensionate. Se l’obiettivo non è commisurato la campagna può diventare molto difficile da chiudere.

In Opstart lavoriamo con grande trasparenza per fare in modo che la campagna vada nel modo migliore possibile, quindi siamo sempre onesti con i professionisti con cui ci interfacciamo e diamo loro consigli concreti, sostenuti dai fatti. Ci teniamo molto a costruire un rapporto di fiducia con i founder perché una campagna non si chiude con successo “magicamente”, c’è tanto lavoro da parte nostra e da parte loro. Le aziende devono potersi affidare a noi e viceversa» conclude Elisabetta Riccelli.

Se vuoi scoprire di più sul processo di selezione che le piattaforme mettono in campo per scegliere quali startup e PMI portare in raccolta e di conseguenza come presentarsi alle piattaforme di crowdfunding ti consigliamo di guardare questo video.

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