L’innovazione e le startup (italiane, ma non solo) viste da Helsinki
Intervista ad Andrea Di Pietrantonio, 27 anni, Equity Director in Invesdor Ltd
Di startup, innovazione e ultimamente soprattutto di Fintech si fa un gran parlare in Italia, il che non è affatto un male vista la mancanza di cultura digitale che contraddistingue grandi fette della popolazione, e ahimè anche delle imprese, ma è necessario prestare attenzione affinché non diventi una “moda” destinata a gonfiarsi nei meeting e nei convegni tra gli addetti ai lavori, ma che di concreto in realtà porti ben che poco.
Qualche settimana fa avevo fatto una veloce panoramica su 5 startup del Fintech finlandesi, e tra tutte l’interesse maggiore che era emerso riguardava Invesdor, piattaforma di equity crowdfunding forse poco conosciuta da noi, ma molto attiva e ben posizionata nei mercati del Nord Europa e nel Regno Unito.
Ecco quindi che per approfondire e conoscere meglio questa società di Helsinki, ma anche per capire e conoscere quali possono essere le possibilità di una startup italiana ad aprirsi agli investitori di quelle latitudini, e soprattutto di come viene visto il mercato italiano all’estero ho coinvolto Andrea Di Pietrantonio, 27 anni, Equity Director in Invesdor Ltd.
Conosciamo meglio Invesdor, come opera?
Siamo una piattaforma di equity crowdfunding basata ad Helsinki, Finlandia. In pratica un servizio di matching tra imprenditori ed investitori. Abbiamo iniziato ad operare in Finlandia nel 2012 e, da inizio 2016 abbiamo esteso i nostri servizi anche ad azienda registrate in UK, Danimarca e Norvegia.
Siamo una “Investment Firm” regolamentata da una licenza MiFID dall’Autorità Finanziaria Finlandese. La licenza è estesa a livello Europeo consentendoci di operare con aziende basate anche al di fuori della Finlandia. Per motivi commerciali abbiamo iniziato la nostra espansione in Nord Europa e Grand Bretagna.
Ci focalizziamo su round di fundraising di aziende in diverse industry e a diversi livelli di crescita. Ultimamente con focus particolare su società in growth stage o durante un IPO (OPA, offerta pubblica d’acquisto).
Si può investire anche dall’Italia?
Sì, possiamo ricevere investimenti a livello globale. Finora abbiamo ricevuto investimenti da 47 diversi paesi ma la maggior parte della nostra community è basata ancora ovviamente in Nord Europa.
L’equity crowdfunding consente a chiunque di diventare investitore a patto che abbia superato il questionario di qualificazione ed il processo di autentificazione
L’equity crowdfunding consente a chiunque di diventare investitore a patto che abbia superato il questionario di qualificazione ed il processo di autentificazione.
E oggi quali sono i piani di sviluppo della società?
Il nostro obiettivo primario al momento è consolidare la nostra posizione in Nord Europa e presenza in Gran Bretagna. In futuro ci concentreremo sull’espansione in altre zone dell’Unione Europea.
Fino ad ora abbiamo lavorato su 66 campagne di fundraising con successo per un totale di oltre 17 milioni di Euro raccolti per i nostri clienti
Fino ad ora abbiamo lavorato su 66 campagne di fundraising con successo per un totale di oltre 17 milioni di Euro raccolti per i nostri clienti.
E tu, come sei arrivato in Invesdor? E di cosa ti occupi?
Quasi per caso. Durante i miei studi ho iniziato a interessarmi all’ambiente delle startup e ai meccanismi di finanziamento e fundraising che lo governano. Seguivo diversi startup environemnt e, casualmente, ho notato un post riguardo Invesdor.
Mi sono trasferito in Finlandia per uno stage ad Invesdor nel febbraio 2013. Un’esperienza surreale ma davvero interessante. Come secondo assunto nell’azienda è stato molto coinvolgente viverne e vederne il processo di crescita durante gli anni.
Come in ogni startup, ogni ruolo ha “multiple hats” ma al momento seguo il nostro ingresso nel mercato danese e i processi interni di Account Management. È una posizione interessante che mi permette di mantenere contatti esterni con partner e clienti e, allo stesso tempo, focus su l’organizzazione di processi interni.
Il progetto più bello che avete ospitato? Quello che più ti ha colpito?
Il primo che mi viene in mente è la nostra campagna di fundraising: Invesdor, ha usato il suo stesso servizio per fare fundraising! Logicamente ho un bias personale per quel caso essendone direttamente coinvolto.
Un altro caso molto interessante è Heimo. Heimo è una comunity per “mental health issues”. L’azienda, dopo sei mesi di programma in Vertical, un acceleratore healthtech, ha fatto un round di fundraising tramite Invesdor coninvolgento business angel e piccoli investori. Il round ha evidenziato le possibilità di “co-abitazione” nel capitale sociale di piccoli investitori ed azionisti più professionali (tipici business angel): lo ritengo un ottimo esempio di come una piattaforma di equity crowdfunding possa far interagire due mondi essenzialmente diversi. Da una parte angels abituati a negoziazioni F2F e un approccio relativamente attivo al management dell’azienda, dall’altra investitori che credono nel futuro dell azienda ma che, a fronte di un investimento minore, hanno un ruolo più passivo come azionisti.
Veniamo al mercato italiano delle startup: da Helsinki, come viene visto?
Ho avuto il piacere di incontrare diverse startup italiane in visita ad Helsinki. A novembre 2015, durante SLUSH, uno dei principali eventi di startup, è stato bello vedere una delegazione Italiana.
Altri mercati Europei si stanno muovendo più rapidamente, ma ci sono state iniziative interessanti anche nel panorama Italiano.
Altri mercati Europei si stanno muovendo più rapidamente, ma ci sono state iniziative interessanti anche nel panorama Italiano.
Qualche consiglio a chi vuole coltivare la propria idea, e trasformarla nel proprio lavoro?
Pazienza e lavoro. Uno dei grandi luoghi comuni sulle startup tecnologiche è quello dell’overnight success, fama instantanea conquistata da un giorno a un altro. Ogni azienda richiede lavoro e tempo per capire ed soddisfare nel modo giusto i bisogni dei clienti.
Un altro aspetto fondamentale è il team che si decide di costruire. Sarebbe preferibile avere una squadra composta da persone con competenze e background diversi. La diversità permette di valorizzare le capacità individuali in relazione agli altri componenti del gruppo e ai bisogni dell’azienda.