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Banche (e banchieri) scompariranno. E loro ancora non l’hanno capito

Certo, il titolo è provocatorio. Volutamente. Ma dite la verità: quand’è l’ultima volta che siete entrati nella vostra filiale o avete fatto la coda allo sportello? Se la risposta è non ricordo, o fare la coda dove?, state tranquilli, siete in buona compagnia. Come dimostra una ricerca condotta sul finire del 2015 da Business Insider …

Certo, il titolo è provocatorio. Volutamente. Ma dite la verità: quand’è l’ultima volta che siete entrati nella vostra filiale o avete fatto la coda allo sportello? Se la risposta è non ricordo, o fare la coda dove?, state tranquilli, siete in buona compagnia. Come dimostra una ricerca condotta sul finire del 2015 da Business Insider realizzata negli Stati Uniti tra 1.500 giovani dai 18 ai 34 anni sui comportamenti e le abitudini di relazione con il mondo dei servizi bancari.

L’88% dei Millennials statunitensi usa il digital banking in modo costante e non è mai entrato in una filiale della propria banca.

Il risultato? L’88% dei Millennials statunitensi usa il digital banking in modo costante e non è mai stato in una filiale della propria banca. Certo, potreste obiettare che quello è un sondaggio condotto oltreoceano, ma già nel “lontano” 2012 su Linkiesta.it scrivevo di come la componente immobiliare (leggi filiale) di una istituzione bancaria fosse ormai sul viale del tramonto. Peccato che proprio, e ancora in quegli anni, il management di diverse banche che oggi sono alla ribalta delle cronache per situazioni tutt’altro che rosee valutassero dossier di aggregazione puntando al driver del numero di sportelli per dimostrare la propria solidità.

 

Logiche del secolo scorso

Essendo quindi buona parte del sistema bancario tuttora ancorato a logiche degli anni ’90 del secolo scorso, è chiaro che le banche, per non essere travolte, potranno solamente innovare, innovare e ancora, innovare. Ma ne saranno in grado? Alcuni esempi ci sono già, come il caso di Wibida (MPS), o più recentemente di BuddyBank (Unicredit), nuove banche che nascono già digitali, online e mobile. Ecco quindi che le filiali in un futuro non troppo lontano saranno solo un ricordo, a tutto vantaggio di attori fintech che, alla stregua delle banche, riusciranno a fornire prodotti e servizi che incontrino le esigenze dei nuovi consumatori 2.0.

Colossi come Google, Amazon, Apple PayPal sono molto stuzzicati dal lancio di nuovi servizi finanziari.

Sarebbe qui troppo semplice, e sono notizie che sono state ampiamente dibattute, citare gli interessi, nemmeno troppo velati, dei big a stelle e strisce come Google, Amazon, Apple, PayPal, Square verso il lancio di nuovi servizi finanziari, così come di Alibaba, o di  il social media per smartphone e tablet di messaggistica istantanea la cui caratteristica principale è l’autoeliminazione dei messaggi, che starebbe studiando (il condizionale è d’obbligo visto che nessuna conferma o smentita è arrivata della società) un servizio dedicato alla gestione dei risparmi.

La situazione in Italia

Rimaniamo però in Italia. Se è indubbio che la parte del leone (se non altro per la notizia di fine 2015 del finanziamento per 16 milioni di euro ricevuto dal fondo inglese Cabot Square Venture e da United Ventures) la fa MoneyFarm che offre ai risparmiatori consulenza e prodotti di investimento, totalmente online, c’è chi si rivolge al mondo delle imprese, come InstaPartners o Workinvoice, o chi come Satispay, 2Pay o Payleven si pongono l’obiettivo di mettere l’utente nelle condizioni di effettuare qualsiasi tipo di pagamento tramite smartphone senza l’utilizzo della carta di credito.

Ci sono poi i canali alternativi: piattaforme di digital lending e social lending, come Prestiamoci, Borsa del Credito e Smartika, o piattaforme di crowdfunding come già riportato la scorsa settimana da Federico Barcherini, oltre ovviamente ai servizi di consulenza finanziaria. Sicuramente questo è un elenco non esaustivo, ma si capisce che qualcosa si sta muovendo nel campo dell’innovazione dei processi quando anche CheBanca! (Mediobanca) si appresta a lanciare il suo robo-advisor.

Il vero punto centrale è che stiamo passando dall’era del possesso, all’era dell’accesso.

Le banche quindi, riprendendo il titolo dell’articolo, non scompariranno. O meglio, scomparirà il concetto di banca come l’abbiamo intesa per 70 anni. Il che è indubbiamente un bene. Il vero punto centrale è che stiamo passando dall’era del possesso, all’era dell’accesso: ogni società, ogni impresa se non vorrà vedersi ridurre le proprie quote di mercato dovrà necessariamente evolversi e cambiare pelle.
Ci riusciranno le banche?

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