Salario minimo: cos’è, ultime novità e livelli previsti
Negli ultimi anni si è parlato con crescente interesse del salario minimo, una nozione che rappresenta la retribuzione minima che dovrebbe essere garantita ai lavoratori per una specifica quantità di lavoro. Ma cos’è? Come funziona? E quali sono le ultime novità sul salario minimo?
Negli ultimi anni si è parlato con crescente interesse del salario minimo, una nozione che rappresenta la retribuzione minima che dovrebbe essere garantita ai lavoratori per una specifica quantità di lavoro. Ma cos’è? Come funziona? E quali sono le ultime novità sul salario minimo?
Cos’è il salario minimo
Iniziamo con il rammentare che il salario minimo è un concetto che ha come principale finalità quella di contrastare la povertà dei lavoratori mediante la garanzia di una retribuzione proporzionata al lavoro svolto e superiore a un livello considerato “base” per provvedimento di legge o contrattazione collettiva.
In altre parole, con il salario minimo lo Stato interviene per limitare la contrattazione collettiva, contenendo la facoltà delle parti di determinare liberamente il salario al fine di determinare un floor alla scala salariale. L’obiettivo – come intuibile – è quello di stabilire una retribuzione minima che permetta al lavoratore di andare al di là della mera condizione di sussistenza, portando le classi più povere dei lavoratori a poter avere un salario dignitoso ed equilibrato rispetto alla prestazione fornita.
Il salario minimo in Italia
In Italia non esiste una legge sul salario minimo. L’art. 36 della Costituzione introduce però il diritto ad ogni lavoratore ad avere una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa.
Dunque, almeno per il momento, nel nostro ordinamento c’è un richiamo costituzionale al salario minimo (proporzionato e sufficiente) ma senza che vi siano delle applicazioni concrete di tale principio.
Come spesso accade nel nostro Paese, a sopperire a questa mancanza sono stati diversi interventi giurisprudenziali, che hanno chiarito che nelle ipotesi in cui non vi sia una retribuzione pattuita tra le parti, sarà il giudice a determinarla in esecuzione dell’art. 2099 c.c. ricavandola dai minimi tabellari dei contratti collettivi.
Più recentemente, il legislatore è intervenuto sul salario minimo in occasione del jobs act: l’art. 1 comma 7 lettera g) della l.n. 183/2014 conteneva infatti una delega al Governo finalizzata proprio all’introduzione del salario minimo legale, ma solo nei settori che non sono regolamentati dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Il Governo all’epoca non procedette però con l’attuale della delega.
Il salario minimo negli altri Paesi
Per limiti di Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, l’UE non può imporre agli Stati membri un salario minimo comune.
Si tenga però conto che nella maggior parte dei Paesi europei il salario minimo è stabilito in maniera unica e universale dalla legge e che sono pochi (Italia inclusa) i Paesi in cui è la contrattazione collettiva a prevedere la misura dei minimi di retribuzione, settore per settore.
Per esempio, in Francia è presente un salario minimo fin dal 1950, quando venne prevista l’applicazione universale di una misura di sussistenza, poi rivista nel 1970 con l’introduzione di un istituto che favorì il passaggio da una semplice copertura dei bisogni di base all’assicurazione della garanzia del potere di acquisto. Il salario minimo in Francia si applica a tutti i lavoratori delle imprese nel settore privato.
Una misura similare è presente in Germania dove, prima dell’introduzione della legge di sostegno alla contrattazione collettiva del 2014, i salari venivano stabiliti in modo quasi identico a quanto avviene ora in Italia. In Germania la prima misura minima è stata stabilita nel 2015 in 8,50 euro orari, riguardanti tutti i lavoratori subordinati in Germania e quelli distaccati in altri Paesi europei da imprese tedesche. La revisione del salario minimo è biennale, a cura di una Commissione istituita su nomina governativa.
Ultime novità salario minimo
L’Ecofin ha recentemente dato il via libera definitivo a una direttiva che ha come obiettivo quello di promuovere l’adeguatezza dei salari minimi legali, contribuendo a raggiungere condizioni di lavoro e di vita dignitose per i dipendenti di tutto il territorio dell’Unione Europea.
La direttiva ha infatti lo scopo di introdurre procedure per l’adeguatezza del salario minimo legale, promuovendo la contrattazione collettiva sulla determinazione dei livelli di salario e sul miglioramento dell’accesso effettivo alla protezione del salario minimo per quei dipendenti che hanno diritto a un salario minimo ai sensi delle leggi nazionali.
Secondo la direttiva, pertanto, gli Stati in cui sono previsti dei salari minimi legali dovranno definire una procedura che possa consentire di aggiornarli secondo una serie di criteri chiari e condivisi, con periodicità pari ad almeno ogni due anni, elevabili a quattro anni se il Paese utilizza un meccanismo di indicizzazione automatica. Tuttavia, la direttiva non ha previsto un livello di salario minimo specifico che gli Stati devono raggiungere. Inoltre, è concesso un periodo di tempo di due anni per la ricezione della direttiva nel proprio quadro normativo nazionale.
Stando quanto si legge nei documenti preparatori, uno degli obiettivi di tale intervento è quello di incrementare il numero dei lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari. Per conseguire tale finalità i Paesi sono invitati a promuovere le capacità delle parti sociali di partecipare alla contrattazione collettiva: per esempio, se il tasso di copertura della contrattazione collettiva dovesse essere inferiore all’80%, allora gli Stati membri dovrebbero stabilire un piano di azione per la sua promozione, sancendo tempi chiari e misure specifiche per incrementare progressivamente il tasso.
Infine, il testo ha previsto che gli Stati membri adottino delle misure finalizzate a migliorare l’accesso effettivo dei lavoratori alla tutela garantita dal salario minimo legale. Le misure utili a questo scopo comprendono i controlli da parte degli ispettorati del lavoro, informazioni facilmente accessibile sulle protezioni assicurate dal salario minimo e lo sviluppo delle capacità delle autorità responsabili dell’applicazione della legge di assumere provvedimenti nei confronti di quei datori di lavoro che non dovessero essere conformi.