Parchi industriali, startup e ricerca: il Friuli Venezia Giulia fa sul serio
L’1,64% del PIL friulano-giuliano è dedicato alla ricerca e sviluppo, contro l’1,38% del PIL a livello nazionale. Tutto questo grazie, in primo luogo, a un ecosistema dell’innovazione vitale.
Sgombriamo subito il campo: Milano rimane ai vertici dell’innovazione italiana, insieme a Roma e Torino, ma la parabola della regione Friuli Venezia Giulia è la dimostrazione che la ricerca e l’high-tech non sono monopolio delle sole metropoli. E’ tutto il Friuli Venezia Giulia (FVG) a puntare forte sulla cosiddetta “economia della conoscenza”.
Non a caso l’1,64% del PIL friulano-giuliano è dedicato alla ricerca e sviluppo, contro l’1,38% del PIL a livello nazionale. Tutto questo grazie, in primo luogo, a un ecosistema dell’innovazione vitale.
A Trieste, ad esempio, ci sono l’Università, la SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati), il Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam (ICTP) con la TWAS, l’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB). Anche Udine può contare su un ateneo di rilievo, e tutto il territorio (e non solo i grandi poli urbani) è disseminato di parchi tecnologici e centri di trasferimento di conoscenza.
A supporto della capacità di innovazione del FVG vi sono alcuni elementi principali. Fra i primi, una dotazione di università e strutture di ricerca particolarmente nutrita, specie se confrontata con il resto del Paese e, pertanto, la disponibilità di un elevato numero di ricercatori in rapporto alla popolazione, attivi nei più svariati campi del sapere.
Un altro elemento ha natura economica. Il FVG ha ospitato, storicamente, diversi distretti industriali: da quelli storici (mobile, legno, coltello…), a quelli “nuovi”, come il caffè, il digitale e la meccatronica. L’innovazione, intesa come saper fare proiettato verso nuovi prodotti, è quindi parte dello stesso tessuto sociale e commerciale della regione.
Inoltre, il FVG è stato probabilmente condannato a innovare, avendo vissuto prima di altre regioni la crisi della grande industria e dei distretti industriali, trasformando le attività industriali tradizionali in produzioni o modalità produttive più innovative.
Le startup innovative in FVG alla data del 6 novembre 2017 ammontano a 188: 12 in provincia di Gorizia, 49 in quella di Pordenone, 62 nel triestino e 65 nell’udinese.
Periferica, non ricca di materie prime, lontana dai grandi flussi turistici, il FVG punta in maniera significativa anche sulla nuova impresa ad alta intensità di innovazione. Prova ne è che le startup innovative in FVG alla data del 6 novembre 2017 ammontano a 188: 12 in provincia di Gorizia, 49 in quella di Pordenone, 62 nel triestino e 65 nell’udinese.
In base al Regional Innovation Scoreboard 2017, il Friuli Venezia Giulia si colloca al primo posto tra le regioni italiane. Punti di forza del territorio sono gli investimenti in innovazione da parte delle PMI, il numero di pubblicazioni scientifiche congiunte internazionali, il numero di domande di brevetto, il valore dell’export di prodotti di media e alta tecnologia: si tratta di indici in cui il FVG presenta valori ben superiori alla media delle regioni europee.
Naturalmente c’è ancora moltissimo da fare, specie per quanto riguarda la coesione di un sistema dell’innovazione che appare troppo frammentato. Se andiamo a chiedere alle imprese del FVG quanto hanno beneficiato della ricerca che si fa in FVG, normalmente esse risponderanno: molto poco. E se chiediamo ai centri di ricerca la ragione di questo, loro risponderanno che le aziende, perlopiù, non sono ancora in grado di apprezzare appieno i risultati delle ricerche, o di recepirli.