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La comunicazione per il crowdfunding, 5 consigli pratici

Quali sono gli asset di comunicazione per il crowdfunding indispensabili per chiudere con successo una raccolta di fondi di tipo equity? Ecco i nostri consigli pratici per raggiungere non solo l'obiettivo minimo ma anche di più.

Fare comunicazione per il crowdfunding non è facile, serve una strategia chiara e bisogna pianificare con cura tutta una serie di attività per tempo. L’equity crowdfunding è una forma di finanziamento alternativa a quelle tradizionali, che permette anche alle aziende giovani o comunque alle società che non possono o non vogliono rivolgersi agli intermediari finanziari tradizionali di trovare i fondi di cui hanno bisogno.

Come abbiamo sottolineato più volte sulle pagine di Startup-News però, raccogliere fondi da una folla di piccoli e medi investitori richiede impegno e preparazione. Certamente non serve tutta la documentazione che chiedono le banche, ma comunque sono necessari molti asset per chiudere una campagna di equity crowdfunding con successo.

In questo articolo condividiamo 5 consigli pratici utili a fare comunicazione per il crowdfunding e costruire questi asset nel modo giusto.

1.Iniziare per tempo la comunicazione per il crowdfunding

Una campagna di crowdfunding dura mediamente 60 giorni. Ci capita spesso di scoprire che chi non ha mai approcciato questo strumento sia convinto che tutte le attività per chiudere la campagna con successo siano concentrate esattamente in quei 60 giorni lì. Niente di più lontano dal vero.

In un certo senso, i giorni di campagna vera e propria sono solo la punta dell’iceberg. Una campagna di successo pianificata con cura ha bisogno di molteplici attività che richiedono in media 6 mesi di tempo.

I mesi possono diventare anche di più se, ad esempio, è necessario riprogettare il sito web aziendale e da lì partire con tutte le attività di comunicazione per il crowdfunding. O anche se bisogna creare una community, sicuramente questa è un’attività che richiede tempo. Oppure i mesi possono essere di meno quando a raccogliere è una PMI già nota, con un’attività di brand awareness ben avviata.

Sei mesi sono il tempo ideale per strutturare le principali attività di comunicazione per il crowdfunding, quelle indispensabili per portare a casa non solo l’obiettivo minimo ma anche di più. 

Nella maggioranza dei casi, quando un sito web del progetto di business c’è già e funziona, bisogna far conoscere l’azienda al grande pubblico grazie ad attività di Public Relation mirate, popolare i canali social dell’attività e quelli dei founder, creare una landing page per raccogliere lead di investitori pronti al precommitment e girare un video che inviti ad investire… Andiamo con ordine.

Sei mesi sono il tempo ideale per strutturare le principali attività di comunicazione per il crowdfunding

2.Pianificare strategicamente le attività di PR

Le Public Relation e le digital PR sono attività che possono essere declinate in vario modo. Il loro obiettivo principale è quello di accrescere la brand awareness. Nel caso di una startup o di una PMI che sta progettando di intraprendere la strada della raccolta fondi “dal basso”, le PR sono indispensabili in ottica di comunicazione per il crowdfunding, perché permettono alle persone di conoscere il progetto, sapere che esiste e capire davvero di cosa si tratta.

È palese che nessuno possa investire in qualcosa che non conosce, ma dobbiamo anche tenere ben a mente che nessuno investirà in un’azienda di cui non ha mai sentito parlare, non c’è traccia sul web e magari non si capisce bene cosa fa. Le PR si avvalgono dell’aiuto di media noti e autorevoli per stimolare l’attenzione delle persone nei confronti di un brand ancora in costruzione, come quello di una startup.

In linea generale, quando si parla di società nuove magari in fase early stage di cui davvero nessuno sa nulla, la cosa migliore da fare è confezionare almeno due o tre comunicati stampa mesi prima della campagna, così da creare una base di brand awareness.

Nei due mesi che precedono la campagna si evita di comunicare attraverso i grandi media per evitare di saturare i giornalisti e l’attenzione pubblica, poi si lancia un primo comunicato a inizio campagna (meglio se dopo il raggiungimento dell’obiettivo minimo) e un altro a metà campagna, quando spesso si registra un calo fisiologico della frequenza degli investimenti..

Cosa dovrebbero raccontare i comunicati? I criteri da usare per la stesura del comunicato, che dovrebbe sempre essere affidato a persone competenti, sono quelli della notiziabilità. Mai essere troppo autoreferenziali, cercare di agganciarsi a notizie di attualità (il cosiddetto newsjacking) e condividere dati e informazioni interessanti sul mercato di riferimento.

3.Lavorare per ottenere precommitment

Sulle pagine di Startup-News abbiamo parlato più volte dell’importanza dei precommittment, anche con l’aiuto di voci autorevoli del settore. I precommittment altro non sono che promesse di investimento. Il lavoro di trovare fondi spetta ai founder, non alla piattaforma. Sono i founder che devono parlare con più persone possibile del progetto, passare ore e ore al telefono e sulle chat di Telegram e WhatsApp per rispondere a dubbi e domande, partecipare a fiere ed eventi di settore.

Ma c’è qualcosa che la comunicazione per il crowdfunding può fare per aiutare i founder nel lavoro di ricerca di investitori e precommittment?

Certamente. In particolare, grazie alla realizzazione di una pagina web detta landing page dove convogliare persone potenzialmente interessate, è possibile raccogliere i lead, ovvero i contatti, di chi ha desiderio di investire nel business e vorrebbe saperne di più. Queste persone possono arrivare dai comunicati stampa, dagli annunci pubblicitari, dal sito web, da attività di co-branding eccetera. Avere il loro contatto permette di ingaggiarli maggiormente, magari attraverso un flusso di email. Infine ci consente di inviare contenuti dedicati e comunicare loro in anteprima l’apertura ufficiale della campagna di equity crowdfunding.

4.Popolare le pagine social con largo anticipo

I profili sui social network, e in particolare quelli su LinkedIn, sono molto importanti in vista del successo della campagna di raccolta e costituiscono un vero e proprio asset di comunicazione per il crowdfunding. Stiamo parlando non solo del profilo aziendale ma anche di quelli dei founder e se possibile di tutto il team.

Molti investitori effettivi e potenziali sceglieranno di seguire le persone che hanno fondato la startup su LinkedIn. Questo per capire meglio chi sono, di cosa si occupano e quali siano le loro reali competenze. Alcuni investitori vorranno capire se c’è un team strutturato o meno e se è coinvolto sufficientemente nel progetto.

Perché i profili su LinkedIn siano efficaci e portino valore all’azienda è importante che vengano compilati con cura in tutte le loro parti, foto comprese e che siano profili attivi.

Cosa significa attivi?

Idealmente bisognerebbe pubblicare un contenuto di qualità al giorno. Post che riguardano il mercato di riferimento, il business, le competenze specifiche delle persone coinvolte. Se questo non è possibile e non c’è il budget per affidarsi a un’agenzia di comunicazione specializzata, si dovrebbe puntare a 2 o 3 contenuti a settimana per ogni profilo o (minimo) 1 a settimana.

5.Realizzare un bel video per convincere gli investitori

Abbiamo lasciato questo consiglio per ultimo, ma il video resta uno degli asset di comunicazione per il crowdfunding tra i più importanti. Sappiamo bene che i costi di produzione per un video professionale possono essere difficili da sostenere per una startup che ancora deve raccogliere i fondi, ma vale la pena fare questo sforzo per almeno 3 buone ragioni.

Primo, i video sono lo strumento di informazione preferito dalle persone di ogni età. Se ben realizzato, il video può essere sufficiente per conquistare l’investitore. Sicuramente molti, dopo aver visto il video leggeranno tutta la documentazione messa a loro disposizione (pitch deck, business plan, curricula dei founder) ma in cuor loro molti avranno già deciso per il sì o per il no durante la visione. In ogni investimento di equity crowdfunding c’è una componente razionale di scelta (il desiderio di puntare su una realtà profittevole e di differenziare il proprio livello di rischio negli investimenti) e una componente irrazionale o meglio emozionale. Il video parla ad entrambe. 

Il video può essere realizzato in molti modi diversi ma dovrebbe sempre essere breve (massimo 3 minuti) e contenere dati, numeri e quando possibile testimonianze di clienti o partner. Infine, nel video i founder devono “metterci la faccia” soprattutto nel finale, dove va inserito l’invito a investire (CTA).

Altra spesa da mettere in conto: uno shooting fotografico. Le immagini serviranno per i social, per i giornalisti che vorranno parlare della startup o della PMI e in generale per comporre il media kit, dove si andranno ad inserire tutti i comunicati stampa, il pitch deck, eventuali brochure informative e il video.

Comporre una strategia di comunicazione per il crowdfunding efficace è complesso ma necessario per non rischiare di fallire la raccolta, ecco perché improvvisare è sconsigliato. Meglio affidarsi a chi conosce bene il settore e sa già come muoversi.

Se vuoi approfondire il tema guarda il nostro webinar gratuito sugli Asset di Comunicazione per il Crowdfunding.

Laura Loprieno Digital marketing & Brand strategist at Dynamo

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