Il posizionamento dell’Italia nell’ecosistema europeo delle startup e scaleup
InnovUp, Italian Tech Alliance, Associazione Startup Turismo e ItaliaFintech hanno unito le forze per presentare una posizione congiunta in grado di portare le esigenze della filiera innovativa italiana al centro del dibattito europeo. Ecco cosa contiene il documento "EU Startup and Scaleup Strategy"

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha intensificato i suoi sforzi per rafforzare l’ecosistema delle startup e delle scaleup, cercando di creare un ambiente favorevole all’innovazione e all’imprenditorialità. Tuttavia, l’Italia si trova ancora a dover affrontare numerose sfide che ne limitano il potenziale di crescita rispetto ad altri paesi europei più avanzati.
L’accesso ai finanziamenti, la frammentazione normativa e la difficoltà nel reperire talenti qualificati sono i principali ostacoli che le startup italiane devono superare. Sebbene esistano iniziative pubbliche e private a sostegno dell’innovazione, il paese fatica a competere con mercati più maturi come quelli di Stati Uniti, Regno Unito e Germania.
Per questo, InnovUp, Italian Tech Alliance, Associazione Startup Turismo e ItaliaFintech hanno unito le forze per presentare una posizione congiunta in grado di portare le esigenze della filiera innovativa italiana al centro del dibattito europeo.
Analizziamo il documento “EU Startup and Scaleup Strategy – Italy’s Innovation Ecosystem Position” che presenta una fotografia attuale dell’ecosistema startup in Italia, evidenziando criticità, punti di forza e opportunità di miglioramento. L’obiettivo è comprendere come l’Italia possa migliorare il proprio posizionamento nel contesto europeo e internazionale, adottando strategie più efficaci per favorire la crescita dell’innovazione.
Accesso limitato ai finanziamenti: il principale ostacolo alla crescita
Uno degli aspetti più critici per le startup italiane è l’accesso ai capitali. Sebbene l’Unione Europea abbia avviato diverse iniziative per facilitare i finanziamenti alle imprese innovative, la realtà del mercato italiano evidenzia ancora una forte dipendenza dai fondi pubblici, con un contributo limitato degli investitori privati.
Il ruolo degli investimenti e dei mercati azionari
L’Italia è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei per quanto riguarda la raccolta di fondi da parte di venture capital (VC). Il coinvolgimento di fondi pensione e assicurativi nel finanziamento delle startup è marginale rispetto a realtà più evolute come quella statunitense, dove gli investimenti privati giocano un ruolo fondamentale nella crescita delle imprese innovative.
Inoltre, il mercato azionario italiano non fornisce opportunità adeguate alle startup per quotarsi e raccogliere capitali su larga scala. A differenza di mercati più maturi, come il Nasdaq negli Stati Uniti o l’AIM nel Regno Unito, l’Italia non dispone di un mercato secondario ben sviluppato per startup e PMI innovative. Questo limita fortemente le possibilità di exit per gli investitori e riduce l’attrattività del settore.
Per colmare questo gap, è fondamentale rafforzare l’Unione dei Mercati dei Capitali (CMU) dell’UE, che mira a facilitare l’accesso ai finanziamenti per le startup in tutta Europa. Tuttavia, il livello di frammentazione attuale e la scarsa armonizzazione delle normative nazionali complicano ulteriormente il processo per le imprese italiane.
Il ruolo dell’European Innovation Council (EIC)
L’European Innovation Council (EIC) è un’iniziativa dell’UE volta a supportare le startup deep-tech con finanziamenti e programmi di accelerazione. Tuttavia, in Italia la conoscenza di queste opportunità è ancora limitata, e molte startup incontrano difficoltà burocratiche nel processo di candidatura. Una maggiore informazione e semplificazione delle procedure di accesso potrebbero migliorare significativamente la partecipazione delle imprese italiane ai programmi di finanziamento europei.
Barriere normative e frammentazione del mercato europeo
Un altro grande ostacolo per la crescita delle startup italiane è la difficoltà di espandersi nei mercati europei. La frammentazione normativa tra gli stati membri dell’UE rappresenta una delle principali sfide per le imprese che desiderano operare su scala internazionale.
L’importanza del “28th regime”
Attualmente, ogni paese europeo ha un proprio quadro normativo che regola il funzionamento delle startup, rendendo complessa l’espansione oltre i confini nazionali. L’introduzione di un “28th regime”, ovvero un set di regole sovranazionali che permettano alle startup di operare in tutta l’UE senza dover affrontare regolamentazioni diverse, potrebbe rappresentare una svolta importante. Questo modello semplificherebbe le procedure di accesso ai mercati europei e renderebbe più agevole la crescita delle imprese innovative.
Regulatory sandbox e corporate venture capital
I regulatory sandbox sono ambienti controllati in cui le startup possono testare nuove soluzioni tecnologiche senza essere soggette alle normali regolamentazioni. Questo strumento è stato adottato con successo in diversi paesi europei per facilitare l’innovazione nei settori fintech e insurtech. In Italia, invece, l’uso dei regulatory sandbox è ancora limitato e in fase sperimentale. Un’adozione più diffusa di questi strumenti potrebbe accelerare il processo di innovazione e ridurre le barriere regolatorie.
Il coinvolgimento delle corporate nel mondo delle startup è un altro aspetto cruciale. In paesi come la Germania e la Francia, le grandi aziende giocano un ruolo attivo nell’innovazione attraverso investimenti in corporate venture capital (CVC). In Italia, invece, il livello di coinvolgimento delle corporate è ancora insufficiente. Incentivare le collaborazioni tra startup e grandi aziende potrebbe rappresentare una strategia vincente per aumentare la competitività del settore.
Difficoltà nell’attrarre e trattenere talenti qualificati
Uno degli aspetti più critici per le startup italiane è la difficoltà nel reperire talenti qualificati, soprattutto nell’ambito delle competenze digitali e dell’intelligenza artificiale.
Carenza di competenze digitali e gender gap
L’Italia soffre di un deficit significativo di competenze digitali, con un numero relativamente basso di laureati in discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) rispetto ad altri paesi europei. Inoltre, il gender gap è ancora marcato, con una scarsa partecipazione femminile nelle startup tecnologiche.
Investire nella formazione e nelle politiche di inclusione potrebbe contribuire a ridurre questo divario e a rendere l’ecosistema startup più dinamico e competitivo.
Employee stock options e incentivi ai talenti
Le stock options rappresentano uno strumento fondamentale per attrarre e trattenere talenti nelle startup. Negli Stati Uniti, questa forma di remunerazione è ampiamente utilizzata, mentre in Italia le normative fiscali poco favorevoli ne limitano la diffusione. Riformare il sistema di incentivazione per i dipendenti delle startup potrebbe rappresentare un passo importante per aumentare la capacità delle imprese innovative di attrarre professionisti altamente qualificati.
Prospettive future per l’ecosistema startup italiano
Per migliorare la competitività dell’ecosistema startup in Italia, è necessario adottare una strategia mirata che affronti in modo sistematico le principali criticità. Alcuni dei principali interventi che potrebbero essere adottati includono:
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Maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali – Incentivare fondi pensione e assicurazioni a investire nelle startup attraverso agevolazioni fiscali e strumenti di investimento più flessibili.
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Creazione di un mercato unico europeo per le startup – Accelerare il processo di armonizzazione normativa e introdurre il modello del 28th regime per facilitare l’espansione internazionale.
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Migliorare la formazione e attrarre talenti dall’estero – Investire nella formazione digitale, nelle STEM e semplificare il processo di rilascio dei visti per lavoratori altamente qualificati.
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Semplificare l’accesso ai finanziamenti europei – Ridurre la burocrazia e migliorare la comunicazione sulle opportunità offerte dai programmi europei come l’EIC.
Se l’Italia riuscirà a implementare queste strategie in modo efficace, potrà migliorare significativamente il suo posizionamento nell’ecosistema startup europeo e aumentare la propria competitività su scala globale.