Flat Tax, a chi conviene?
Chi si mette in proprio e quindi decide di rischiare di tasca propria, ha due priorità: guadagnare e risparmiare. Sappiamo che il guadagno è collegato ai servizi e ai beni che produce e ai fornitori e clienti che riesce a trovare. Ma il risparmio vede una grossa fetta di pertinenza legata alle tasse. Per questo, …
Chi si mette in proprio e quindi decide di rischiare di tasca propria, ha due priorità: guadagnare e risparmiare.
Sappiamo che il guadagno è collegato ai servizi e ai beni che produce e ai fornitori e clienti che riesce a trovare. Ma il risparmio vede una grossa fetta di pertinenza legata alle tasse. Per questo, l’affanno continuo di un imprenditore o di un lavoratore autonomo è indirizzato alla ricerca di un modo (legale) per alleggerire al massimo il proprio carico fiscale. Da questo punto di vista, la Flat Tax, o regime forfettario, rappresenta un sistema che stuzzica l’interesse di circa 500mila professionisti e un milione di piccoli e piccolissimi imprenditori. Le dichiarazioni dei redditi del 2018 per l’anno di imposta 2017, hanno registrato una crescita del 40,9% dei forfetari: circa 680mila contribuenti. Se a questi si aggiungono coloro che si trovavano ancora nel vecchio regime dei minimi (ormai al capolinea) e si sommano pure le oltre 680mila nuove partite iva che hanno aperto a fine 2018 già in regime forfetario, allora la platea potrebbe contare fino a 2,8milioni di soggetti.
Ormai dal 2015, anno di entrata in vigore della flat tax, la fuga dall’Irpef tradizionale è una realtà. Ricordiamo che il forfetario, a differenza dei “minimi” consente l’accesso anche ha chi ha già una partita Iva. Ma le fila degli interessati sono destinate a crescere ulteriormente. D’altronde, il regime forfettario consente di applicare sul reddito un’unica imposta sostitutiva in sostituzione di quelle ordinariamente previste (imposte sui redditi, addizionali regionali e comunali, Irap). L’aliquota è del 15%.
Il regime forfettario consente di applicare sul reddito un’unica imposta sostitutiva in sostituzione di quelle ordinariamente previste (imposte sui redditi, addizionali regionali e comunali, Irap). L’aliquota è del 15%.
I requisiti per il regime forfetario
Ma quali sono i requisiti di accesso a questo regime fiscale? C’è lo dice il sito dell’Agenzia delle Entrate:
“Possono accedere al regime forfetario sia i contribuenti che iniziano una nuova un’attività di impresa, arte o professione e che presumono di conseguire ricavi o compensi non superiori a 65.000 euro sia coloro che hanno già avviato un’attività purché abbiano conseguito ricavi o compensi sempre sotto la soglia dei 65.000 euro. Se si esercitano più attività, contraddistinte da codici Ateco differenti, occorre considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate (allegato 2 della legge 145 del 2018)“.
Cause di esclusione dal regime
Non possono avvalersi del regime forfetario:
- i soggetti che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfetari di determinazione del reddito.
- I soggetti non residenti, ad eccezione di coloro che risiedono in uno degli Stati membri dell’Unione europea, o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo, che assicuri un adeguato scambio di informazioni, e producono in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente prodotto.
- I soggetti che effettuano, in via esclusiva o prevalente, operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi.
- I soggetti che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari , o che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte dagli esercenti attività d’impresa arti o professioni.
- Le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta, ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro.