Squby è un software in cloud pensato per migliorare la gestione e la sicurezza di organizzazioni sportive, cooperative che lavorano nel mondo dell’educazione, scuole, centri estivi parrocchiali e pubblici. Secondo una recente indagine condotta da Fondazione Sociale con Deloitte Private e TechSoup Italia, il 49% delle organizzazioni del terzo settore considera i processi organizzativi l’ambito più rilevante in cui identificare e implementare soluzioni digitali innovative. Grazie al suo ultimo aggiornamento, le realtà che adottano Squby possono selezionare in autonomia la versione del gestionale migliore per loro: no profit, edu, sport oppure grest. Ciascuna versione ha delle funzionalità pensate espressamente per il settore di cui l’organizzazione fa parte. Inoltre, ogni profilo societario può essere configurato “su misura”, installando le estensioni più adatte alle proprie esigenze, in qualunque momento.
La startup che ha sviluppato Squby, fondata da Antonio La Salvia e Marino de Stena, fino a pochi mesi fa si chiamava iGrest. La decisione di fare rebranding lanciando Squby ha origine proprio dalla volontà di comunicare al meglio tutto il potenziale del nuovo gestionale.
Con Squby tutti possono organizzarsi!
«L’idea alla base di Squby nasce nel 2014, da una chiacchierata con un parroco, che si era reso conto di quanto fosse difficile organizzare in sicurezza gli ingressi e le uscite di centinaia di bambini nel centro estivo dell’oratorio – spiega Antonio La Salvia, CEO di Squby. Ecco perché il vecchio nome della società era iGrest. Grest è il termine usato (soprattutto in nord Italia) per definire i centri estivi proposti dalle realtà parrocchiali».
I centri estivi rispondono all’esigenza di milioni di genitori. Genitori che vogliono garantire a bambini e ragazzi un’esperienza divertente e formativa, durante la stagione estiva, quando le scuole sono chiuse ma gli adulti devono comunque lavorare. In un mondo sempre più digitalizzato, la realtà quotidiana dei centri estivi, ancora oggi, è molto lontana da un’informatizzazione che renderebbe la loro organizzazione più semplice e anche più sicura.
«Stiamo parlando di un’offerta ampiamente variegata che proviene da realtà differenti tra loro, dalle scuole alle associazioni sportive. Nel 2021 abbiamo supportato oltre 100 strutture tra associazioni, cooperative e oratori. Molte di queste realtà fanno ancora tutto con carta e penna o nel migliore dei casi usano un file Excel, cosa che rende difficile il lavoro degli operatori (educatori, volontari, allenatori, impiegati amministrativi) e che complica non poco le cose per i genitori, costretti a compilare moduli su moduli che poi bisogna ricordarsi di consegnare per tempo».
Uno strumento per società e genitori
Squby mette a disposizione di ciascuno gli strumenti di cui ha bisogno. A chi organizza le attività offre un gestionale per censire tutti gli iscritti, controllare presenze e assenze, tenere sotto controllo pagamenti e tesseramenti eccetera. Ai genitori offre una comoda App. Utile, ad esempio, per pagare la mensa, controllare orari di corsi ed eventi, caricare piccoli importi di denaro sul portafoglio virtuale o verificare che i figli siano effettivamente entrati al centro. «Questo è un elemento a cui teniamo particolarmente – sottolinea il co-founder Marino de Stena – perché tutela in modo molto efficace la sicurezza di bambini e ragazzi. Squby si interfaccia con diversi dispositivi di riconoscimento come badge, braccialetto elettronico oppure portachiavi, tutti personalizzabili con i loghi e i colori della società».
Obiettivo principale di Squby è quello di aiutare scuole, cooperative, oratori e associazioni sportive a dire finalmente addio alle pratiche cartacee, per gestire in modo facile e automatizzato tutta una serie di procedure che altrimenti richiedono troppo tempo e spazio.
La digitalizzazione del terzo settore è un tema caldo. Società no profit e organizzazioni legate al mondo dello sport e dell’educazione stanno vivendo una fase di transizione, in cui il distacco con i modelli e gli strumenti del passato è già avvenuto, ma non si è ancora completato il passaggio a nuove modalità di lavoro.
Cosa è cambiato con l’emergenza Covid-19
«La pandemia ha messo a dura prova la nostra startup, che non ha potuto lavorare per oltre un anno – spiega il CEO di Squby. Nel 2020 la maggioranza delle realtà sportive come palestre, piscine e circoli ma anche i centri estivi scolastici e parrocchiali sono stati costretti a chiudere temporaneamente. Ma l’emergenza coronavirus ha anche dato una forte spinta digital alle imprese pubbliche e private, comprese quelle del terzo settore. Se molte non sono ancora riuscite a fare il passo verso l’informatizzazione, almeno in parte, è perché non hanno trovato lo strumento giusto, facile da usare e a un prezzo accessibile».
Squby si inserisce in un contesto di innovazione user-centered promuovendo virtuosamente il cambiamento. Il software è stato sviluppato proprio ascoltando le esigenze delle diverse realtà che operano sul territorio italiano. Ecco perché esiste in quattro versioni differenti e mette a disposizione numerose estensioni. «Il nostro motto è growing together – specifica il CEO. Attualmente, il nostro team sta lavorando gomito a gomito con alcune società del mondo del rugby e del basket, compresa una importante realtà in serie A2, per individuare nuove funzionalità da implementare».
Con il tempo Squby, si è evoluto. Sia per andare a soddisfare le esigenze di un numero sempre maggiore di organizzazioni sia per consentire a chi lo adotta di usarlo tutto l’anno. Quindi non solo con lo scopo di organizzare i campus estivi ma anche per la gestione quotidiana delle attività nel loro complesso.
Cosa succederà nel futuro di Squby
Squby vanta oltre 50.000 utenti. Il 2021 è stato segnato da alcune inevitabili ripercussioni legate agli strascichi della Pandemia. Nonostante questo Squby è riuscita ad aumentare il numero di adesioni. Oggi, gli sviluppatori della startup sono impegnati a testare nuove funzioni, dedicate come già sottolineato al mondo del rugby e del basket. «Ma non ci fermeremo qui, continueremo a migliorare l’offerta per renderla sempre più flessibile e personalizzabile. Nella fase di rebranding siamo stati accompagnati da Lorenzo D’Amelio e dal team D-Group insieme all’acceleratore Impact Hub Milano. E in un prossimo futuro stiamo pensando a una campagna di fundraising per crescere ancora» conclude La Salvia.