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Hippo e l’algoritmo della fiducia: intervista a Massimiliano Baiocco

Non sarebbe tutto più semplice se esistesse un sistema per misurare la fiducia tra le persone e migliorarne le relazioni? Ecco, questo si è tradotto in Hippo.

Hippo è un’app che permette di applicare, in concreto, i principi del nudging e delle scienze comportamentali alle interazioni di ogni giorno, lavorative e non. L’ha ideata Massimiliano Baiocco: gli abbiamo chiesto qual è stata la genesi del progetto e come l’ha concretizzato.

Ciao Massimiliano, ci racconti in breve che cosa è Hippo?

Hippo è prima di tutto un sogno e, al tempo stesso, la risposta a un problema. Nella mia carriera ho ricoperto tutti i ruoli: da dipendente a manager, da imprenditore a startupper. Mi sono sempre reso conto che quello che conta in qualsiasi contesto lavorativo – ma direi nella vita in generale – è la relazione che instauri con gli altri. Anzi, ancora di più: la fiducia. Non nascondo che mi sono spesso trovato nella situazione di avere problemi da questo punto di vista. Allora, un giorno, mi sono detto: non sarebbe tutto più semplice se esistesse un sistema per misurare la fiducia tra le persone e migliorarne le relazioni? Ecco, questo si è tradotto in Hippo. L’acronimo sta per Help Improve Permently Positive Organisation, in poche parole: ricercare la positività nelle persone che operano in ambienti positivi.

Facciamo un passo indietro: ingegnerizzazione e misurazione delle relazioni non è il fulcro di tutti i social, da Facebook a LinkedIn?

Sì, ma in quei casi manca qualcosa. Prendi il social selling index di LinkedIn: la misura della capacità di costruire relazioni riguarda azioni basilari (cercare collegamenti, mandare messaggi, commentare i post altrui) ma non misura la qualità delle relazioni che poi si traducono in fiducia! Oppure prendi Facebook: il fine dell’algoritmo non è migliorare le relazioni, ma misurare i legami per capire a chi mostrare un contenuto o, in ultima istanza, innescare conversazioni al solo fine di farti rimanere all’interno della piattaforma il più a lungo possibile. Basta dare un’occhiata al cupo “The social dilemma” su Netflix per rendersene conto. Per me questo è inconcepibile: non vi è alcuno scopo di miglioramento dell’individuo in questi sistemi.

Hippo invece si pone l’obiettivo di valorizzazione dell’altro attraverso l’incremento del “capitale umano”, a partire dal miglioramento delle interazioni che abbiamo con la nostra rete sociale, grazie per esempio a meccanismi di nudging, pungoli, gamification e quindi dinamiche ludiche. Bisogna cambiare le carte in tavola nel mondo del business: rivoluzionare i modelli di management, un nuovo modo di concepire le organizzazioni, le imprese. Un nuovo paradigma.

Entriamo un po’ nel dettaglio: come funziona Hippo?

Hippo è una piattaforma di analisi predittiva dei comportamenti, in grado di coniugare e allineare perfettamente sia una nuova cultura (intendendo valori e comportamenti) sia le strutture (intendendo metodi, processi e appunto tecnologie abilitanti). Per venire al dunque tutto questo si configura come piattaforma (dashboard) e app da usare quotidianamente.

A seguito di ogni interazione possiamo restituire, e ricevere, iNUDGE ovvero pungoli. Hai appena finito una riunione tra colleghi, un confronto fra amici, una telefonata di lavoro? Attraverso la app puoi esprimere le sensazioni relative all’interazione, basandoti su quattro cardini: motivazione, credibilità, capacità e risultati. L’altro, come detto, può fare lo stesso con te.

È come dare giudizi?

Assolutamente no! Hippo restituisce nudge preziosi, spunti e consigli “gentili” per migliorare i comportamenti, sulla base delle sensazioni ed emozioni percepite da te e dai tuoi interlocutori in qualsiasi tipo di interazione vissuta nella quotidianità. A differenza del feedback, che ha insito in sé un giudizio, e che ha come obiettivo quello di rilevare un miglioramento della performance, donare e ricevere un iNUDGE vuole dire aumentare la consapevolezza di te stesso attraverso suggerimenti che doni e ricevi, aiutando a migliorare i comportamenti quotidiani. Non c’è nessun obbligo, né spazio per valutazioni positive o negative, ma solo gratitudine per qualcosa di oggettivo e costruttivo che da soli non sempre riesci a individuare. Per intenderci esistono due tipi di iNUDGE: di conferma (+) e rafforzativi (-).

Come rendere tutto questo concreto? Dal punto di vista pratico, se la piattaforma rileva se abitualmente inizi il lavoro al mattino o la riunione del pomeriggio con umore grigio, e potrebbe darti delle dritte – e perché no, anche dei contenuti – per strapparti un sorriso! Chiaramente la piattaforma sarà arricchita sempre più di stimoli, contenuti mirati, moduli formativi personalizzati e così via.

Ma dietro tutto questo c’è un modello?

Assolutamente sì, ed è coerente con le più sentite esigenze di “identity shapling”, ovvero un nuovo paradigma di concepire le persone e le organizzazioni in genere. L’ho battezzato “H-shaped model” (e stiamo registrando il brevetto internazionale): modello a forma di H che richiama l’ormai classico modello a T delle competenze generaliste e specialiste. Torno ai quattro cardini che ho menzionato prima, e ne aggiungo uno. Ogni persona può essere “rappresentata” attraverso un grafico a forma di H che racconta il percorso personale, sulla base di quattro più uno cardini. Rispetto ai già menzionati motivazione, credibilità, capacità e risultati, aggiungo anche l’energia.

In che senso l’energia?

È un concetto nuovo o quantomeno poco praticato in ambito business: quando interagiamo, inviamo e riceviamo energia (nulla di new age o metafisico, per carità!). Alla base della Hippo app c’è proprio la rilevazione e misurazione di questa energia (o stato di flow), ma soprattutto la condivisione di sensazioni e sentimenti, addirittura la richiesta di aiuto per uscire da uno stato di energia basso. Anche qui si può dare o ricevere. Hai notato che il collega è giù di tono? Puoi aiutarlo, e anche l’app ti aiuta a farlo. Qui entra in campo l’innovazione: i più innovativi modelli di intelligenza artificiale aiutano interrogando l’utente, con domande mirate, per comprendere il suo stato.

Per chi risulta ideale l’app Hippo?

Partendo dal presupposto che la fiducia sarà la nuova moneta dell’imminente futuro per chiunque, Hippo è una soluzione utile ai singoli, ma soprattutto alle nuove organizzazioni che dovranno riprogettare i loro modelli organizzativi a partire dalle persone. Piattaforma e app contribuiranno a rendere perseguibile, in pratica, quello che oggi è poco più che un mantra spesso senza fondamento: “mettere le persone al centro”…

Sappiamo che Hippo è in fase di sperimentazione, quando sarà sul mercato?

A oggi abbiamo più di 500 “hipper”, persone che si stanno aggregando attorno al manifesto di Hippo. Da oltre un anno mi stanno aiutando, da un lato a correggere gli inevitabili bug – data la straordinaria complessità tecnologia che caratterizza la nostra soluzione – dall’altro a migliorare la UX, la user experience.

Stiamo ultimando le ultime verifiche in termini di GDPR, anche a livello internazionale, e soprattutto stiamo implementando le ultime funzionalità che garantiranno ai nostri utenti che mai nessuno avrà accesso ai dati personali. Per rispondere concretamente alla domanda: contiamo di rendere disponibile la soluzione entro dicembre di quest’anno (2020).

In conclusione, puoi regalare qualche dritta agli startupper che hanno tanto bisogno di costruire relazioni positive?

Per gli startupper sarà fondamentale conoscere il “trust index” delle persone con cui entreranno in contatto. Stiamo entrando in un nuovo paradigma che mi piace definire “economia della fiducia”, che sarà governata da una semplice equazione: > FIDUCIA = > VELOCITÀ x < COSTI.

La seconda dritta che regalo a tutti i sognatori (“startupper” mi piace poco) è che il tempo è la risorsa più preziosa alla quale prestare attenzione: non va assolutamente sprecato. Attraverso il trust index posso rendermi conto del livello di fiducia che l’interlocutore è in grado di trasmettermi, e decidere quindi se investire del tempo nel coltivare questa relazione.

Se nella mia esperienza personale avessi avuto la Hippo app, sicuramente non avrei investito tempo e denaro in relazioni che poi si sono dimostrare sterili, sottraendo energia preziosa.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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