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I cinesi stanno mettendo a punto una criptovaluta garantita dallo stato

Oltre 1000 anni fa i cinesi, durante la dinastia Song, furono i primi a realizzare una banconota garantita dallo stato. Fino ad allora infatti le monete, d’oro, argento o bronzo che fossero, avevano un valore che dipendeva principalmente dal metallo di cui erano composte. Nessuno si dovrebbe stupire perciò se a breve lo stato cinese …

Oltre 1000 anni fa i cinesi, durante la dinastia Song, furono i primi a realizzare una banconota garantita dallo stato. Fino ad allora infatti le monete, d’oro, argento o bronzo che fossero, avevano un valore che dipendeva principalmente dal metallo di cui erano composte. Nessuno si dovrebbe stupire perciò se a breve lo stato cinese decidesse di realizzare una propria criptovaluta che andasse ad affiancare quella cartacea. Negli ultimi dodici mesi il Digital Currency Research Lab della Bank of China ha presentato ben 41 richieste di brevetto di nuove monete che utilizzano portafogli digitali e sistemi di sincronizzazione basati sulla blockchain.

Negli ultimi dodici mesi il Digital Currency Research Lab della Bank of China ha presentato ben 41 richieste di brevetto di nuove monete che utilizzano portafogli digitali e sistemi di sincronizzazione basati sulla blockchain.

Si tratta in pratica di pratica di potenziali criptovalute. I motivi per realizzare una moneta virtuale statale sono diversi e dipendono principalmente dall’estrema volubilità delle attuali criptovalute che negli ultimi due anni hanno avuto scostamenti di valore pazzeschi e non garantiscono quella minima affidabilità che ci si potrebbe aspettare da una valuta sovranazionale. Inoltre il presidente degli USA Trump ha già imposto maggiori dazi doganali su oltre 250 miliardi di beni cinesi esportati negli USA e ne ha annunciato altrettanti per i prossimi mesi. Anche se la Cina ha promesso di imporre a sua volta nuovi dazi sui beni importati dagli USA, questi corrispondono comunque solo a un quinto rispetto alle esportazioni americane. A questo punto la creazione di una criptovaluta forte, che molti già chiamano RMB (Rembi digitale), garantita da una blockchain e quindi non dallo stato cinese, potrebbe secondo diversi analisti andare a insidiare il dominio del dollaro considerando il volume globale delle esportazioni cinesi che è attualmente stimato in oltre 15 trilioni di dollari. Nel momento in cui una moneta cinese diventasse il riferimento mondiale per gli scambi verrebbe meno gran parte dell’influenza che gli Stati Uniti mantengono ancora oggi sugli scambi internazionali.

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