La parola “startup” si usa ormai di continuo, ma molte volte a sproposito. Esattamente, che cos’è una startup?
Come il nome stesso suggerisce, startup è un’azienda appena nata, ma si può dire che il nuovo bar sotto casa o la nuova pizzeria che ha appena aperto in quartiere siano delle startup? Non proprio, perché con “startup” ci si riferisce non solo a un’azienda nuova nel senso che è stata costituita di recente, ma a un’azienda che propone qualcosa di “nuovo” o di innovativo. In questo articolo si parlerà proprio di questo, che cos’è una startup e come questa è diversa da un’azienda tradizionale.
Definizione di startup
La prima e più importante definizione di startup è quella data dall’imprenditore e accademico Steve Black che definisce una startup come un’organizzazione: temporanea, replicabile e scalabile.
Il carattere temporaneo della startup fa intendere che una startup non sarà sempre tale, in quanto con il termine startup si intende la fase iniziale della vita di un’azienda.
Eric Ries, fondatore del metodo Lean Startup invece definisce una startup come “un’istituzione umana concepita per offrire nuovi prodotti o servizi in condizioni di estrema incertezza”.
Questa seconda definizione mette l’accento sul carattere umano che c’è dietro ad una startup e di conseguenza sulle caratteristiche volte a migliorare la nostra società e renderla più vivibile per tutti.
Con l’espressione “estrema incertezza” si vuole evidenziare la natura estremamente resiliente che una startup deve avere, non solo nel momento della sua ideazione ma anche lungo il suo percorso per potersi adattare continuamente alle difficoltà che incontra e creare un nuovo percorso, senza seguirne uno già tracciato da altri.
Paul Graham, co-fondatore di Y Combinator, dice che una startup è una società concepita per crescere velocemente, puntando così alla dinamicità che caratterizza una startup.
Infatti una startup che non è in grado di espandersi e crescere non potrebbe definirsi una startup e probabilmente presenta qualche difficoltà ad inserirsi in un determinato settore.
Replicabilità
Per soddisfare questo requisito e venire definita “startup”, una società deve poter essere replicata rapidamente in vari stati e nazioni.
Un ristorante ad esempio potrebbe incontrare delle difficoltà per fare questo in quanto necessiterebbe di una serie di procedure burocratiche per l’acquisizione di licenze, permessi e personale. Mentre una startup, come nel caso di TikTok, non ha bisogno di altro per l’internazionalizzazione se non della traduzione delle grafiche.
Scalabilità
Con la parola “scalabilità” si intende che la startup deve essere in grado di crescere utilizzando nel corso della sua crescita una proporzione di risorse minore.
Il proprietario di un ristorante che volesse raddoppiare il suo fatturato dovrebbe investire una grande quantità di risorse, ad esempio raddoppiare il numero dei tavoli, del personale, della metratura dei locali e via dicendo; invece è diverso per una compagnia come TikTok o Facebook, che per raddoppiare il numero dei propri utenti dovrebbe solamente aumentare il numero dei server.
Innovazione intrinseca
L’innovazione è insita nel DNA di una startup, sia che questa offra un servizio per un bisogno latente o per un bisogno del mercato che sia già emerso, la parola chiave sarà innovazione.
Una startup, per essere tale, non potrà semplicemente ricalcare o copiare le idee di un’azienda già esistente, ma dovrà creare qualcosa che sia una novità nel mercato.
Un esempio di questo si è visto durante la pandemia, quando è nato il bisogno di cambiare il modo in cui le scuole insegnavano ai propri alunni e diverse startup si sono impegnate nel creare nuovi metodi utilizzando il web.
Temporaneità
Una società non resterà per sempre una startup.
In Italia questo limite temporale è stabilito a 6 anni dal momento della fondazione. Questo lasso temporale influisce non solo sulla definizione di startup ma anche su come questa potrà accedere alle varie agevolazioni previste per le startup nella nostra nazione.
Lo stesso vale all’estero, anche se le tempistiche potrebbero essere diverse dalle nostre.
Qualunque sia la strategia di exit, se di diventare PMI, venire acquisita o fare un IPO e relativa quotazione in borsa, prima o poi lo status di startup cesserà.
Conclusioni
Il bar sotto casa, oppure la pizzeria di quartiere non rientrano nella definizione di startup qui sopra delineata.
Questo perché non rispondono alle caratteristiche che abbiamo descritto in questo articolo.
Bisogna comunque notare che alcune startup nascono proprio da idee improbabili e che se un ristoratore o barista inventasse un nuovo format, in grado di cambiare il mondo della ristorazione, scalare ed espandersi velocemente, nessuno potrebbe mettere in dubbio la sua appartenenza all’universo startup.
Molte famose catene di fast food nacquero proprio da idee simili e furono in grado di espandersi rapidamente.
Una startup nasce proprio per questo, per smuovere il mercato, per creare una novità e per cambiare lo status quo.
Alcune startup sono state non solo in grado di creare un nuovo prodotto o servizio, ma addirittura di creare una nuova clientela che prima non era presente sul mercato.
Esistono poi idee brillanti che però non saranno in grado di portare a fatturati milionari, si può allora parlare di lifestyle business, cioè di attività che vengono svolte senza le caratteristiche di scalabilità e temporaneità che definiscono le startup. Anche dal punto di vista dell’innovazione, un lifestyle business non si occuperà molto di creare qualcosa di nuovo quanto invece di portare avanti un ideale o una causa.
Queste sono diventate particolarmente diffuse negli ultimi anni grazie ai concetti di downshifting e short workweek che prevedono uno stile di vita dei fondatori molto più rilassato rispetto a quello dei fondatori di startup.
Attività che si prestano bene a questo stile di vita sono di solito attività di natura creativa o artistica e che vedono i fondatori, spesso gruppi di amici o famiglie, emotivamente coinvolti nella gestione della stessa.
Anche alcune attività di consulenza vengono erroneamente viste come startup ma c’è da sottolineare che non rispondono alla definizione di scalabilità in quanto chi le svolge usa il proprio tempo e le proprie competenze per mantenere l’attività.