Opportunità del crowdfunding europeo, le novità dietro l’angolo
L’unificazione del mercato del crowdfunding è ormai alle porte. Ecco cosa c’è da sapere sul crowdfunding europeo dalla voce degli esperti di settore.
Quali sono le opportunità del crowdfunding europeo, che diventerà una realtà concreta tra soli 5 mesi?
A giugno (e più precisamente il 10 giugno) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento Consob relativo al crowdfunding europeo, adottato ufficialmente con Delibera n. 22720 in data primo giugno. Di conseguenza, è stato dato il via ufficiale e non più solo ufficioso all’iter di autorizzazione necessario per le piattaforme di crowdfunding italiane che vogliono continuare a operare in tutta Europa così come in Italia.
Dal 12 novembre 2023, infatti, gli operatori che non saranno in possesso della nuova licenza non potranno più continuare a proporre investimenti. Il mercato del crowdfunding sta per diventare decisamente più grande anche se il processo molto probabilmente non sarà immediato ma graduale.
Abbiamo chiesto all’avvocato Cristina Crupi dello Studio Legale Crupi e Associati e a Carlo Allevi, CEO della piattaforma WeAreStarting, di raccontarci quali sono le opportunità del crowdfunding europeo e gli scenari all’interno dei quali molto presto dovranno muoversi non solo gli operatori del settore ma anche (ovviamente) gli investitori e le aziende in cerca di fondi che sceglieranno di affidarsi a questo strumento.
Crowdfunding europeo, un treno in corsa
Quello del crowdfunding europeo è un tema di grande attualità. L’Italia (come anche altri paesi) ha recepito con un certo ritardo le direttive UE e solo pochi mesi fa ha adeguato la propria normativa e stabilito chi dovessero essere i garanti preposti al controllo del rispetto delle regole previste dall’Unione, cioè Banca D’Italia e Consob.
L’equity crowdfunding è uno strumento che permette alle startup e alle PMI (indipendentemente dal fatto che l’azienda sia innovativa o meno) di raccogliere soldi attraverso il web e soprattutto tramite portali autorizzati ad operare nel mercato, coinvolgendo una massa di piccoli e medi investitori a cui si affiancano investitori di portata maggiore e anche istituzionali. Ad oggi le piattaforme italiane organizzano raccolte per aziende italiane sul mercato italiano, ma tutto questo tra poco cambierà.
«Esattamente. Dal 2020 tutta l’Europa ha deciso di dotarsi di un regolamento unico sul crowdfunding. L’obiettivo perseguito è stato quello di abbattere le barriere delle singole nazioni per arrivare a criteri di trasparenza e tutela degli investitori condivisi e per consentire alle aziende di raccogliere fondi anche al di fuori del proprio Paese – sottolinea Cristina Crupi –.
Un regolamento condiviso era necessario perché come spesso accade ogni stato europeo si era dotato della propria normativa e queste normative non sempre erano coerenti l’una con l’altra, anzi risultavano anche in conflitto tra loro. Questo scenario scoraggiava sia gli operatori professionali sia i fruitori dei portali, che non erano molto propensi a “guardare” fuori dal proprio stato. Risultava difficile lavorare in più paesi rispettando tutte le diverse regolamentazioni o investire al di fuori dei confini nazionali.
Vista l’importanza sempre maggiore del crowdfunding, che viene oggi riconosciuto come una possibilità di investimento importante per i cittadini e di crescita e sovvenzionamento per le società, l’Europa ha pensato bene di abbattere le barriere dei singoli stati. Ci tengo a sottolineare che le norme del Regolamento Europeo sono tutte orientate alla tutela del consumatore, quindi alla tutela dell’investitore. Nel decreto di recepimento della normativa europea si distinguono infatti due tipi di investitori, uno più esperto e conoscitore del mondo della finanza e l’altro meno esperto e ancora in fase di avvicinamento a questo mondo».
Tipologie di investitori nell’equity crowdfunding
Il regolamento fa bene a prevedere due tipologie di investitori, perché in effetti quando si parla di equity crowdfunding esistono entrambi. Come ci ha raccontato Carlo Allevi, le piattaforme stanno registrando l’affermazione di veri e propri investitori seriali, che si affidano allo strumento del crowdfunding come a qualcosa da usare regolarmente per investire.
Nel passato recente, invece, questo fenomeno era meno evidente ed era più facile che ogni campagna avesse i suoi piccoli e medi investitori interessati a quel determinato tema o magari conoscitori del singolo mercato. Persone che investivano in una specifica campagna e non erano interessate ad altre. Al di là delle novità rilevate da WeAreStarting nelle abitudini degli investitori, che raccontano quanto il crowdfunding stia pian piano prendendo piede tra chi ha la necessità di diversificare i propri investimenti, c’è da chiarire il fatto che esistono investitori più evoluti e investitori che potremmo chiamare occasionali.
Il decreto, nello specifico, parla di investitori sofisticati e investitori non sofisticati. I primi sono quelli che dimostrano di aver fatto degli investimenti consistenti dal punto di vista delle cifre investite e che dispongono di patrimoni importanti.
Gli investitori non sofisticati, invece, vengono definiti come coloro che non hanno particolare confidenza col mondo degli investimenti. L’intero regolamento vuole proprio tutelare questo tipo di investitori, potenzialmente più esposti ai rischi del crowdfunding. Ecco perché è previsto un periodo di riflessione pre-contrattuale prima che l’investimento si consolidi. Periodo durante il quale l’investitore può tranquillamente cambiare idea.
Il regolamento europeo nasce per proteggere gli investitori non sofisticati
La scheda sull’investimento
Il compito di proteggere l’investitore è affidato soprattutto alla scheda delle informazioni sull’investimento, tra i principali strumenti previsti dal Regolamento Europeo. Tale scheda, essendo uguale in tutti i paesi sia dal punto di vista delle informazioni contenute sia persino per quanto riguarda la lunghezza del testo, agevolerá molto la comprensione di quello che fa l’azienda in raccolta e del mercato in cui opera.
Così la scelta del consumatore, o meglio dell’investitore, diventa una scelta consapevole e informata e anche il confronto tra investimenti in startup offerti da paesi diversi risulta molto agevolato.
In Italia si usa già una scheda relativa agli investimenti molto chiara e dettagliata. Le piattaforme da questo punto di vista dovranno semplicemente uniformarsi alla normativa europea e cambiare per così dire “le abitudini” del personale adibito a redigere le schede in un certo modo. Anche queste sono le opportunità del crowdfunding europeo: un momento per uniformare e volendo migliorare le procedure.
Come si stanno muovendo le piattaforme per cogliere le opportunità del crowdfunding europeo
I cambiamenti maggiori e le opportunità del crowdfunding europeo interessano in modo particolare proprio le piattaforme, che oltre ad ottenere l’autorizzazione dovranno modificare diverse modalità operative. «In particolare cambieranno le cose per le piattaforme di lending crowdfunding, che fino a ieri non avevano un vero e proprio regolamento a cui sottostare. Per le piattaforme di equity crowdfunding come WeAreStarting il discorso è un po’ diverso – precisa Carlo Allevi – poiché il regolamento europeo è molto vicino a quello che in Italia abbiamo sempre rispettato.
Ora siamo in ritardo con le procedure di autorizzazione perché i legislatori hanno impiegato del tempo a recepire le direttive UE, ma sappiamo da mesi e mesi cosa sarebbe successo (anche se non nel dettaglio). Quindi possiamo dire che la maggioranza degli operatori sono pronti e si sono attivati non appena è stato possibile. Avevamo la bozza della richiesta di autorizzazione a operare in tutta Europa già compilata e solo da spedire, prima ancora che si sapesse esattamente a quale indirizzo avremmo dovuto inviarla.
Il fatto che Banca d’Italia e Consob abbiano attivato in questi ultimi mesi dei canali di scambio e comunicazione con i soggetti del settore ha agevolato il tutto, pur nel contesto di ritardi che l’estate scorsa ha costretto l’UE a concedere una proroga.
Se ci mettiamo invece nei panni di startup e investitori, i cambiamenti saranno tutto sommato contenuti se guardiamo alle modalità di fruizione dello strumento crowdfunding. Indubbiamente ci saranno più opportunità del crowdfunding europeo in ottica investimento e più concorrenza per chi è in raccolta. E cambierà almeno in parte l’operatività, ma niente di drastico».
I cambiamenti saranno significativi per le piattaforme e un po’ meno per investitori e startup. Anche se sul lungo periodo le novità diventeranno più importanti. Alcune delle opportunità del crowdfunding europeo le vedremo solo nel tempo, gradualmente
Una lentezza tutta italiana
L’Italia e i suoi governi purtroppo hanno confermato le abitudini negative in fatto di tempistiche, complici gli strumenti propri della nostra legislazione e forse anche l’iter parlamentare. «Ancora una volta, come già accaduto in altri contesti, i decreti attuativi alle normative sono arrivati solo due anni dopo – ha specificato la Crupi –.
Un problema oggettivo perché attendere due anni per dare il via ad una serie di procedure che riguardano un mondo che va velocemente come quello dell’innovazione è davvero troppo. Fortunatamente, l’Italia è stato uno dei primi Paesi UE a dotarsi di un regolamento per l’equity crowdfunding, che tra l’altro è ottimo: siamo uno dei primi stati a credere fortemente in questo strumento. Anche per questa ragione, i Garanti hanno stabilito che le piattaforme che già operano e sono autorizzate in Italia dovranno sostenere una procedura più snella e agevolata rispetto a quelle che devono avviare il processo di autorizzazione da zero e dimostrare di possedere tutti i requisiti di legge».
Cosa cambierà nell’immediato e cosa no
I risultati dell’equity crowdfunding fino ad oggi, tenendo conto del contesto italiano, sono stati tutto sommato soddisfacenti e lo strumento ha rappresentato uno dei contributi principali alla crescita di investimenti in startup e PMI. Questo al netto dei volumi relativamente contenuti. Il regolamento mette dei paletti che non vanno a ridurre le opportunità del crowdfunding europeo, anzi. E se le piattaforme continueranno a scegliere con cura le società da portare in raccolta, le performance continueranno ad essere buone.
«Quando parlo con gli operatori esteri scopro con soddisfazione che guardano al nostro mercato comunque con una piccola dose di invidia e ammirazione – ha commentato Allevi –. La classica PMI Italiana che lavora bene è un’opportunità interessante per gli investitori. Il regolamento europeo ci consentirà di superare alcune limitazioni proprie del mercato italiano, come ad esempio i vincoli sugli strumenti di pagamento degli investimenti. Si potranno usare metodi più innovativi come ad esempio wallet su app (previa approvazione). La tipologia di soggetti che si possono coinvolgere nella finalizzazione dell’operazione cambierà e ci aspettiamo che alcuni operatori di pagamento tra i più noti e apprezzati in Europa verranno per così dire ‘portati a bordo’. Inoltre non ci sarà più l’obbligo dell’investitore istituzionale».
Le opportunità del crowdfunding europeo ci porteranno in tempi brevi ad avere investitori di tutta UE interessati alle nostre aziende? Molto probabilmente non ci troveremo la metà degli investitori che arrivano dall’estero entro fine anno: sarà un processo graduale, comunque potenzialmente molto interessante per le aziende in raccolta.
In conclusione
L’Italia può diventare sempre più attrattiva per gli investitori stranieri e forse questo può cominciare proprio dal basso, dalle campagne di equity crowdfunding, per poi coinvolgere virtuosamente anche i grandi fondi.
La competizione tra una startup tedesca e una startup italiana passa anche dalla possibilità di poter contare su un mercato del crowdfunding forte. In Italia c’è uno sbilanciamento tra domanda e offerta di capitali, cosa che è interessante per gli investitori e che ben si sposta con le opportunità del crowdfunding europeo.
Vedremo come e se questo si tradurrà concretamente in investimenti nelle campagne. L’Italia ha da offrire tante piccole aziende in fase early stage di grande qualità che potrebbero dare soddisfazione a chi investe.