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Venture capital in Italia e risparmio previdenziale: un’occasione per il futuro economico dell’Italia

Il venture capital in Italia, pur in crescita, è ancora un comparto giovane rispetto ai principali mercati europei. Tra il 2017 e il 2024, gli investimenti sono aumentati di oltre 12 volte, raggiungendo 1,9 miliardi di euro. Ma il gap con Francia e Regno Unito resta

Negli ultimi decenni, l’Italia ha visto rallentare sensibilmente il proprio tasso di crescita economica, scontando un evidente ritardo nell’adozione di tecnologie digitali e nell’attitudine a innovare. In un contesto globale segnato da rivoluzioni tecnologiche, dalla transizione energetica all’intelligenza artificiale, l’Italia è ancora alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo competitivo. E il venture capital potrebbe rappresentare una delle chiavi decisive per costruire quel futuro che troppo a lungo è rimasto soltanto auspicabile.

Questo è il cuore del Position Paper redatto da TEHA Group in collaborazione con CDP Venture Capital, che analizza in profondità il ruolo strategico del risparmio privato – in particolare quello degli investitori istituzionali – nel sostenere l’ecosistema dell’innovazione. Il documento non si limita a tracciare un quadro dello stato dell’arte, ma propone uno scenario di sviluppo credibile e misurabile: mobilitare fino a 2 miliardi di euro di nuovi investimenti in venture capital attraverso una maggiore partecipazione delle casse previdenziali e dei fondi pensione, con impatti stimati fino a 16,7 miliardi di euro in valore aggiunto per il sistema Paese e la creazione potenziale di 158.000 nuovi posti di lavoro.

Un ecosistema da potenziare

Il venture capital in Italia, pur in crescita, è ancora un comparto giovane rispetto ai principali mercati europei. Tra il 2017 e il 2024, gli investimenti sono aumentati di oltre 12 volte, raggiungendo 1,9 miliardi di euro. Ma il gap con Francia e Regno Unito resta: se cinque anni fa l’Italia investiva 10 volte meno della Francia e 32 volte meno del Regno Unito, oggi questi divari si sono ridotti rispettivamente a 4 e 11 volte. Tuttavia, siamo ancora lontani da un ecosistema maturo.

Tra il 2017 e il 2024, gli investimenti sono aumentati di oltre 12 volte, raggiungendo 1,9 miliardi di euro. Ma il gap con Francia e Regno Unito resta

Il ruolo del venture capital non si esaurisce nel fornire capitale. Esso accompagna le imprese in ogni fase della loro crescita: dalla validazione dell’idea alla strategia di go-to-market, fino all’espansione internazionale e alla preparazione per l’exit (spesso un’IPO). È un modello di crescita basato sulla selezione, sul supporto manageriale e sulla capacità di attrarre investitori lungo tutto il ciclo di vita dell’impresa.

La leva delle corporate e i settori strategici

Un ruolo crescente è stato assunto dal Corporate Venture Capital (CVC): tra il 2019 e il 2024 le partecipazioni corporate in startup e PMI innovative sono aumentate del 98%. Oggi sono oltre 4.000 le startup e 1.250 le PMI italiane sostenute da grandi gruppi industriali. Le collaborazioni spaziano dalla robotica al fintech, dalla cybersecurity all’aerospazio. Questo modello rappresenta una sinergia strategica tra le esigenze di innovazione delle grandi imprese e la flessibilità creativa delle startup.

Tra il 2019 e il 2024 le partecipazioni del Corporate Venture Capital in startup e PMI innovative sono aumentate del 98%

Nel 2024, i settori che hanno attratto più investimenti VC in Italia sono stati: tecnologia (425 milioni di euro), life sciences (300 milioni) e smart city (296 milioni). Seguono fintech, agrifood e formazione. È chiara quindi la direzione: l’interesse si concentra su ambiti ad alto potenziale tecnologico e ad elevata intensità di innovazione.

Il nodo del late-stage

Uno dei principali punti deboli del mercato italiano è rappresentato dalla fase late-stage. Mentre le fasi seed ed early-stage raccolgono la maggior parte degli investimenti, la quota destinata a scale-up mature è scesa al 9% nel 2024. Eppure, sono proprio queste imprese, già validate e con business model solidi, che necessitano di capitali consistenti per competere su scala internazionale. Per questo è stato creato il Fondo Large Ventures, con una dotazione di 0,5 miliardi di euro, destinato a sostenere le scale-up italiane nella fase pre-IPO.

Mentre le fasi seed ed early-stage raccolgono la maggior parte degli investimenti, la quota destinata a scale-up mature è scesa al 9% nel 2024

Gli investitori istituzionali: un ruolo ancora marginale

Il cuore dello studio è la riflessione sul ruolo che Casse di previdenza e Fondi pensione possono giocare nello sviluppo del venture capital. Oggi, in Italia, questi soggetti destinano appena lo 0,29% (Casse) e lo 0,14% (Fondi pensione) del proprio attivo al venture capital. In confronto, Paesi come la Francia, la Svezia o la Finlandia hanno già introdotto strumenti e politiche attive per incentivare la partecipazione previdenziale al capitale di rischio.

Nel 2024, la Legge Concorrenza ha introdotto un target vincolante: gli investimenti in venture capital dovranno raggiungere almeno il 5% degli investimenti qualificati entro il 2025 e il 10% entro il 2026

Nel 2024, la Legge Concorrenza ha introdotto un target vincolante: gli investimenti in venture capital dovranno raggiungere almeno il 5% degli investimenti qualificati entro il 2025 e il 10% entro il 2026. Se questi obiettivi fossero rispettati, si potrebbero mobilitare fino a 2 miliardi di euro di capitali privati a favore dell’innovazione.

Il valore economico e occupazionale

Lo studio stima che un tale afflusso di risorse potrebbe generare tra 6,4 e 16,7 miliardi di euro di valore aggiunto per il sistema Paese, con una ricaduta occupazionale tra i 61.000 e i 158.000 nuovi posti di lavoro. Questi impatti derivano non solo dall’investimento diretto, ma anche dall’effetto leva del capitale attratto da altri investitori nazionali e internazionali.

Interessante notare come le startup italiane finanziate da venture capital abbiano già oggi performance occupazionali significativamente superiori alle PMI: una startup crea in media 14,2 posti di lavoro netti all’anno, contro i 3 delle imprese medie e i 2,2 delle piccole.

Rimuovere gli ostacoli normativi e culturali

Affinché questo potenziale possa realizzarsi, è necessario chiarire alcuni aspetti normativi. In particolare, la normativa attuale non specifica se, ai fini del calcolo delle soglie obbligatorie, debbano essere considerati anche gli investimenti deliberati e sottoscritti ma non ancora versati. Una definizione più ampia aiuterebbe a rispettare i vincoli temporali e a facilitare l’allocazione di capitali in fondi a lungo termine.

Altro tema è la gestione del rischio. Gli investitori previdenziali richiedono strumenti di mitigazione del rischio adeguati, come garanzie o fondi collaterali, simili a quelli oggi attivi per le PMI. Questo è fondamentale per rispettare il mandato fiduciario nei confronti degli iscritti e garantire la sostenibilità del sistema nel lungo periodo.

Una questione di cultura finanziaria

Infine, lo studio sottolinea l’importanza della sensibilizzazione. Molti attori del sistema – imprenditori, amministratori, gestori – non conoscono a fondo le caratteristiche e le potenzialità del venture capital. Serve una campagna di comunicazione strutturata, promossa dagli stakeholder pubblici e privati, per costruire una cultura diffusa dell’investimento nell’innovazione.

Molti attori del sistema – imprenditori, amministratori, gestori – non conoscono a fondo le caratteristiche e le potenzialità del venture capital.

Il venture capital non è un semplice strumento finanziario. È una leva strategica per rilanciare la competitività del Paese, attrarre talenti, creare occupazione qualificata e promuovere la transizione verso un’economia della conoscenza. In un’Italia che fatica a rinnovare il proprio tessuto imprenditoriale, che invecchia e si confronta con la sfida dei passaggi generazionali, il venture capital può rappresentare una soluzione concreta e sistemica.

La chiave? Mobilitare il risparmio previdenziale, fino a oggi sottoutilizzato, verso progetti che guardano al futuro. Perché, come suggerisce il titolo dello studio, investire nel venture capital significa, in definitiva, investire nel futuro dell’Italia.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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