Un aiuto ai nuotatori ciechi e ipovedenti: “Argo” è il progetto vincitore dell’edizione italiana del James Dyson Award 2022
Il podio italiano del concorso internazionale dedicato ai “problem solver” del futuro, salute in primo piano: dispositivi medici, ausili sanitari e un nuovo concetto di primo soccorso in mare aperto.
L’edizione italiana numero 18 del James Dyson Award, l’annuale concorso internazionale di progettazione e design, vede la vittoria di Argo, l’invenzione che mira ad aumentare l’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva – che nel mondo sono oltre 2 miliardi, segnalando la virata e l’orientamento in vasca attraverso precise vibrazioni, realizzato in stretta collaborazione con una nuotatrice ipovedente.
Al secondo posto L.B Drone, il salvagente-drone adattabile e pilotabile da remoto, che assicura tempestività ed efficienza in caso di soccorso in mare aperto; medaglia di bronzo per FIIL – deambulatore multifunzione per anziani ad uso domestico che – oltre al movimento – permette di sedersi e di trasportare oggetti in maniera autonoma. Una doppia rivoluzione: da una parte il salvagente smart e, dall’altra, un dispositivo che innova un ausilio come il deambulatore in un Paese, l’Italia, in cui gli over 65 rappresentano il 23,2% della popolazione.
Dal 2005, il James Dyson Award – promosso dalla James Dyson Foundation, ente a scopo benefico dell’omonima azienda – sfida laureandi e neolaureati in ingegneria e design, in tutto il mondo, a progettare la soluzione a un problema. I precedenti vincitori, per citarne alcuni, hanno ideato soluzioni per un migliore riciclo della plastica e per la diagnostica medica con screening da casa. James Dyson, infine, seleziona personalmente i vincitori internazionali del concorso, che ricevono un premio in denaro e visibilità globale: un punto di partenza solido per cominciare la carriera di inventori.
Da quest’anno è stato il premio in denaro è più che raddoppiato: i vincitori italiani 2022 con il progetto Argo – infatti – riceveranno un riconoscimento in denaro pari a 5.900 euro. Ad oggi, il concorso ha premiato più di 285 invenzioni con un riconoscimento in denaro.
La giuria italiana
Come ogni anno protagonisti del mondo dell’innovazione, del design e dell’ingegneria, si avvicendano in ciascun Paese per decretare i vincitori nazionali del James Dyson Award.
La giuria italiana 2022: Irene Boni, Amministratore Delegato di Talent Garden l’azienda di formazione più grande a livello europeo sul digitale che ha da poco inaugurato l’Italian Tech Academy; Matteo Curti, Station Manager di Radio Deejay appassionato di innovazione; Andrea Ricci, Noise and Vibration Research Engineer di Dyson.
Cosa succede ora
I progetti accedono alla fase internazionale del concorso, sfidando i progetti provenienti dagli altri Paesi in cui è presente il premio. Il vincitore internazionale – scelto da James Dyson in persona – sarà annunciato il 16 novembre e si aggiudicherà il riconoscimento finale di 35.700 euro. Ai due finalisti internazionali andrà invece una somma di 5.900 euro ciascuno.
Il progetto vincitore
La soluzione per rendere autonomi i nuotatori con disabilità visive: Argo, il vincitore italiano del James Dyson Award 2022
(Sara Labidi, Giuseppe Campanale, Daniela Bigon – Università IUAV)
Il problema: trattandosi di nuoto adattato, ad oggi è necessaria la presenza di un tecnico che guidi l’atleta nel corso dell’intera attività: il cosiddetto tapper, che segnala virate e arrivi toccando la testa o la spalla del nuotatore con un bastone dotato di un terminale in gomma.
La virata, però, non rappresenta la sola problematica da affrontare per gli atleti ciechi; infatti, risulta particolarmente difficile anche mantenere un andamento rettilineo nella corsia, tendendo così a nuotare verso i galleggianti che, oltre ad ostacolare la performance agonistica, provocano continue lesioni fisiche.
La soluzione: Argo è un dispositivo indossabile che ha l’obiettivo di aumentare l’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva, segnalando la virata e l’orientamento in vasca attraverso precise vibrazioni. Il progetto è stato realizzato con il supporto di una nuotatrice agonistica ipovedente.
Oltre al dispositivo indossabile, da agganciare agli occhialini da nuoto, Argo si configura come un contenitore portatile composto da tre elementi: una stazione di ricarica wireless che funge inoltre da custodia per il dispositivo e due apparecchi gemelli contenenti un laser, una fotocellula e un sensore a ultrasuoni da collocare sulle due estremità della piscina; i sensori rilevano i movimenti del nuotatore e lo avvertono tramite tre vibrazioni differenti rispetto all’orientamento lungo il rettilineo e l’approssimarsi ai galleggianti che delimitano la corsia.
La motivazione della giuria
“Fin dalla prima lettura dei progetti candidati, Argo spiccava per il suo valore, oltre a contare su una fase di sviluppo già avanzata. Un’idea semplice e di facile realizzazione per eliminare gli ostacoli che un nuotatore non vedente può incontrare immergendosi in piscina. Un elemento potenzialmente ostile come l’acqua disinnescato da un oggetto che vede, avverte, protegge: abbiamo eletto Argo vincitore perché è una protesi che semplifica la vita di chi non vede e che ha necessità di frequentare l’acqua. Utile quindi per gli atleti, gli amatori e anche per chi in vasca deve andarci per riabilitazione o fisioterapia. Abituati ad un cellulare che comunica anche vibrando, risulta ottima l’intuizione di indossare un sensore che sfrutta lo stesso principio per dare indicazioni facilmente interpretabili”.
Gli inventori di Argo
Sara Labidi, 24 anni, originaria di Spormaggiore – in provincia di Trento – frequenta il liceo artistico e, a soli 13 anni, scegli di seguire la sua passione per il design. Concluse le scuole superiori si iscrive all’Università IUAV di Venezia, dove consegue la laurea in Design dell’Industria e Comunicazione Visiva e nel 2020 inizia il percorso magistrale in Design del Prodotto. Sara ritiene il disegno il migliore strumento per esprimere le sue idee.
Giuseppe Campanale, 23 anni, originario di Cassano delle Murge, in provincia di Bari. Dopo la laurea breve in Design Industriale presso il Politecnico di Bari, si trasferisce a Venezia per iscriversi al corso di laurea magistrale in Design del Prodotto all’Università IUAV di Venezia. Giuseppe è appassionato di cinema e fotografia.
Daniela Bigon, 52 anni, padovana. Laureata nel 2004 in Disegno Industriale presso lo IUAV di Venezia e con una lunga esperienza nell’ambito del Design grafico e industriale, sia come professionista che come docente, nel 2020 decide di riprendere gli studi e iscriversi alla laurea magistrale in Design della Comunicazione e del Prodotto, ancora una volta presso il prestigioso ateneo veneziano. Oltre ad Argo, negli ultimi tempi si sta occupando della sua tesi di laurea incentrata sui progetti grafici di una storica azienda locale, attiva nell’ambito dell’elettromeccanica.
I finalisti italiani
Il drone-salvagente pilotabile da remoto per il soccorso in mare in condizioni estreme: L.B. Drone
(Edoardo Sernicola – Istituto Europeo di Design)
Problema: mare grosso, forte vento, distanza dalla costa. Questi sono soltanto alcuni degli elementi che concorrono a definire “critiche” le condizioni di un salvataggio in mare da parte dei soccorritori. L’invenzione L.B. Drone coniuga l’efficacia di un salvagente con l’efficienza smart di un drone, assicurando tempismo, adattabilità ad ogni situazione e precisione nel raggiungere la persona in pericolo.
Soluzione: L.B. Drone (Life Buoy Drone) è un salvagente-drone controllabile da remoto e – in caso di mancanza di segnale – dotato di un sistema autonomo di pilotaggio, con la particolarità di un telaio estendibile che si adatta fino a due persone.
La motivazione della giuria
“Seppur ancora in fase di sviluppo, l’invenzione ci è parsa interessante perché aggiunge alla ciambella di salvataggio tradizionale delle eliche che ne permettono la conduzione: quando la distanza fra la vita e la morte può ridursi a pochi centimetri, la precisione diventa una variabile imprescindibile. Una soluzione ingegnosa ad un problema che frequentemente si ripresenta a chi va in mare”.
L’inventore di L.B. Drone
Edoardo Sernicola, colombiano cresciuto in Italia, classe 1998. Il percorso di Edoardo dapprima fa tappa al liceo scientifico e poi segue la passione per le innovazioni, con l’iscrizione allo IED (Istituto Europeo di Design) e la laurea in Product Design; si definisce un “autodidatta che sperimenta” con gli strumenti più disparati, al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato.
Innovare ciò che non è stato mai innovato: il deambulatore del futuro è FIIL
(Martina Arleo – Scuola di Ateneo Architettura e Design “Eduardo Vittoria” – Università di Camerino)
Problema: Con una popolazione mondiale che invecchia sempre di più e che nel 2050 conterà oltre 2 miliardi di anziani[3], il progetto ha l’obiettivo di innovare gli attuali supporti per la deambulazione, conferendogli un nuovo aspetto – più integrato nell’ambiente domestico – e, soprattutto, funzionale, aumentando il grado di autonomia della persona.
Soluzione: FIIL è un deambulatore per interni che si presenta con un aspetto contemporaneo che mescola materiali caldi come il legno a una funzionalità che permette sia di sedersi, sia di trasportare oggetti facilmente.
La motivazione della giuria
“Una grande ma semplice idea. La rivisitazione di un prodotto comune che invece di essere realizzato in tubi di alluminio a vista, si adatta in maniera più integrata agli ambienti domestici delle nostre case.
Un design che non sacrifica l’ergonomia e la praticità ma, anzi, aggiunge funzionalità al prodotto includendo una seduta e la possibilità di portare oggetti, aiutando cosi a rimuovere alcune delle barriere psicologiche nell’utilizzo degli strumenti di supporto da parte delle persone anziane”.
L’inventore di FIIL
Martina Arleo, Product Designer nata a Roma nel 1996 e laureata in Disegno Industriale e Ambientale presso l’Università di Camerino.
Dopo la laurea, Martina ha lavorato in Spagna allo sviluppo di diversi prodotti finalizzati alla produzione su scala industriale; il suo approccio al design parte dai materiali e dall’impatto ambientale che essi generano, dando alla luce prodotti che risolvono problemi reali e non tralasciano le conseguenze sugli esseri umani.