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Startup in Italia, i dati di Cerved

Un rapporto realizzato da Cerved fotografa la realtà delle PMI italiane

Cerved ha pubblicato uno studio dal titolo “Rapporto Pmi” che offre un po’ di spunti interessanti sull’andamento del mercato italiano per quanto riguarda le piccole e medie imprese. Il documento presenta un censimento delle nuove attività, quindi delle startup che nel corso del 2014 hanno visto la luce nel nostro Paese.

Cosa sono le PMI? Sono aziende con meno di 250 addetti e un fatturato inferiore a 50 milioni di euro (o un attivo inferiore a 43 milioni di euro).
Fonte: Cerved, Rapporto Pmi.

In teoria, vista la nascita di nuove imprese, in Italia dovremmo essere molto contenti perchè il panorama è molto attivo, in realtà quello che ci differenzia dagli altri Stati europei è la disponibilità di fondi che le nuove realtà hanno a disposizione.

L’Italia, con 5,3 milioni di imprese attive al 31 dicembre 2013, è il Paese che vanta il maggior numero di microimprese e di PMI nell’Unione Europea, superando anche paesi più popolosi come la Germania e la Francia.
Fonte: Cerved, Rapporto Pmi.

Nel periodo che va dal 2009 fino all’agosto del 2014 i nuovi investimenti nell’Unione europea sono stati poco più di 2.500 contro gli oltre 6.700 degli Stati Uniti.

Inoltre, il valore medio dell’investimento nella fase di startup di una nuova attività, in Europa è stato di circa 150mila dollari, mentre negli USA era di circa 500mila dollari.

L’andamento delle Startup

Nel 2007 le startup fondate in Italia sono state circa 81mila, ma nel 2012 sono calate a 65mila. Nel 2013, con l’avvento delle Srl semplificate, dette anche Srl a un euro, la nascita di nuove imprese è nuovamente cresciuta  raggiungendo quota  71.738 con un +11,8% rispetto all’anno precedente. La cifra è aumentata ancora del 6,4% nei primi sei mesi del 2014.

Nei primi sei mesi del 2014, quasi un terzo delle start up che hanno scelto la forma di società di capitale, lo hanno fatto iscrivendo una Srl a capitale ridotto.
Fonte: Cerved, Rapporto Pmi.

Assenza di finanziamenti

Se in Italia aprono tante aziende, sono altrettante quelle che chiudono e la verità è che queste nuove realtà non hanno fondi per sostenersi e crescere. Nel 2010 circa due aziende su tre sono nate con un capitale al di sotto dei 5mila euro. Questi presupposti uniti al fatto che in Italia le banche non prestano soldi alle nuove attività ci fanno rendere conto di quanto il tasso di sopravvivenza di una startup italiana sia così duramente messo alla prova.  Nel 2012 le startup nate grazie a un finanziamento bancario sono state meno di 5mila (quasi la metà rispetto al 2007). Tutto questo mette seriamente in ginocchio le possibilità di svilupparsi, crescere e creare nuovi posti di lavoro.

L’intensità e la persistenza della crisi, unite alla restrizione dell’offerta di credito, hanno rappresentato un uno-due micidiale per il sistema delle PMI italiane.
Fonte: Cerved, Rapporto Pmi.
“Nonostante il panorama difficile della crisi, – leggiamo nel rapporto – non mancano le storie di successo. Sono state individuate 3.472 ‘gazzelle’, PMI che sono riuscite almeno a raddoppiare il proprio giro d’affari fra il 2007 e il 2012. Si tratta di un gruppo di imprese presenti anche nei settori in cui la congiuntura è stata più severa, con una presenza relativamente maggiore nel Mezzogiorno, più giovani, che investono di più – anche in capitale immateriale – meno dipendenti dal credito bancario, con un impiego più spregiudicato della leva finanziaria, più redditizie e più produttive”.
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