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Start up innovativa, tutte le novità dal ddl concorrenza

Il disegno di legge annuale sulla concorrenza, approvato dal Consiglio dei ministri, apporta alcune interessanti modifiche alla normativa in materia di startup e pmi innovative. Proviamo a riassumerle in brevità. La definizione di start up innovativa Una prima novità riguarda la definizione di start up innovativa. È infatti stato previsto che l’aggiornamento temporale di 60 …

Il disegno di legge annuale sulla concorrenza, approvato dal Consiglio dei ministri, apporta alcune interessanti modifiche alla normativa in materia di startup e pmi innovative.

Proviamo a riassumerle in brevità.

La definizione di start up innovativa

Una prima novità riguarda la definizione di start up innovativa. È infatti stato previsto che l’aggiornamento temporale di 60 mesi non avvenga più a partire dalla creazione societaria, bensì dal momento dell’iscrizione al registro speciale delle Camere di commercio. L’intento del provvedimento è evidentemente quello di identificare e supportare le imprese che svolgono una effettiva attività di innovazione.

Sempre in tale ambito, rileviamo l’introduzione di nuovi parametri che possono individuare e premiare le imprese che hanno una maggiore potenzialità, intendendo per tali le micro e pmi che entro due anni dall’iscrizione in apposito registro speciale, abbiano un capitale sociale di almeno 20.000 euro e almeno un dipendente.

Il registro delle start up innovative

Altre novità arrivano per il registro delle start up innovative. Viene infatti estesa la durata massima di permanenza dell’impresa all’interno della sezione speciale del registro, da 5 a 7 anni, solo nei casi in cui l’azienda operi in via principale o prevalente in determinati settori economici ritenuti strategici, come definiti dal d.l .21/2012.

L’innalzamento temporale è dovuto ai particolari settori in cui operano queste società, caratterizzate da un ciclo di sviluppo che tende a essere generalmente più lungo rispetto a quanto avviene in altri settori.

Il fisco per gli incubatori certificati

Non marginale anche la novità principale per gli incubatori certificati, che a partire dal 2024 potranno godere dell’estensione delle deduzioni Ires. È un benefit fiscale che opera dunque nei confronti di queste strutture, esattamente come avviene per le società che investono in start up, che possono avvantaggiarsi della deduzione dalla formazione del reddito del 30% della somma investita.

Gli investimenti esteri

Infine, citiamo un’altra novità che riguarda gli investitori esteri. Attualmente è infatti prevista la possibilità di concedere un visto agli investitori esteri non UE che effettuano investimenti di importo significativo (550.000 euro) in aree strategiche nazionali, con apporti rappresentativi nel capitale di società costituite e operanti in Italia, mantenuti per almeno due anni, o di almeno 250.000 euro nel caso di startup-innovative.

Nel disegno di legge rileva la possibilità di effettuare tali investimenti per i medesimi importi anche in fondi di venture capital.

Giornalista, copywriter, esperto di finanza e marketing editoriale, collabora con alcuni dei più noti network nazionali dell'informazione

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