Spaghetti robot, il made in Italy che ci cambierà la vita
Robot operai, robot chirurghi. L’eccellenza italiana che sta progettando il futuro
Il nostro sito si occupa molto di rado di libri. Eppure ce ne sono alcuni che vanno segnalati assolutamente e non solo perchè l’autore è un amico, scrive bene e conosce l’argomento, ma perchè alcuni testi hanno in se una forza propulsiva che ci mette di buon umore e ci fa desiderare di fare molto di più di quanto già facciamo quotidianamente. Uno di questi è Spagetti Robot, un libro di Riccardo Oldani, giornalista esperto di nuove tecnologie che ha passato gli ultimi anni in giro per l’Italia alla scoperta di eccellenze spesso nascoste, ma in grado di offrire un chiaro esempio di quanto di meglio il nostro stivale riesce ancora a produrre.
Riccardo, perché un libro sui robot fatti in Italia?
Perché è da almeno un decennio che, da giornalista scientifico, frequento i ricercatori e i laboratori di robotica italiani, dove si lavora a progetti assolutamente straordinari e all’avanguardia. In Italia siamo bravissimi in molti aspetti di questa nuova e complessa scienza delle macchine, che spazia dalla meccanica all’informatica, dall’automatica alla bioingegneria. Poi però, quando leggo i giornali o cerco sul web, spuntano fuori soltanto robot giapponesi, tedeschi o americani. Mi sembrava doveroso rendere merito al lavoro che fanno i nostri scienziati.
In quali ambiti della robotica siamo più all’avanguardia?
Certamente nella robotica industriale, che vede intorno a Torino una concentrazione probabilmente unica al mondo di aziende di altissimo livello. Del resto le nostre aziende sono tra le più robotizzate del pianeta, dopo quelle giapponesi, coreane e tedesche, e davanti a paesi come Stati Uniti, Francia o Gran Bretagna. Ma ci sono anche altri poli di ricerca eccellenti nella robotica industriale, per esempio a Napoli o a Milano.
Non solo robot operai però…
No, infatti. Abbiamo anche molti centri che lavorano sui robot di servizio, cioè quelli capaci di cooperare con l’uomo, assisterlo, perfino curarlo. In questo ambito la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Iit, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, sono strutture dove si fa una ricerca davvero all’avanguardia. Entro pochi anni potrebbero nascere, nella penisola, robot camerieri in grado di rivoluzionare il nostro modo di vivere in casa. Ma ci sono anche altri progetti che lasciano a bocca aperta.
Per esempio?
Per esempio le auto robotiche progettate dal Vislab, un centro di ricerca di Parma. Leggiamo meravigliati dell’auto robotica di Google o di quella di Uber, che sono finite sui giornali di tutto il mondo, ma il Vislab sviluppa auto che si guidano da sole da molto, molto tempo prima. Pensate che nel 2011 ha spedito quattro furgoncini Piaggio fino a Shanghai: un viaggio di oltre 11.000 chilometri dove a guidare era solo l’intelligenza artificiale del veicolo. Nel 2013 un’auto del Vislab ha circolato senza autista per le vie di Parma: è stata la prima volta al mondo che una vettura robotica si è destreggiata con successo nel traffico di una città.
Nel 2013 un’auto del Vislab ha circolato senza autista per le vie di Parma: è stata la prima volta al mondo che una vettura robotica si è destreggiata con successo nel traffico di una città”.
Che utilizzi potrebbero avere i robot italiani?
Per esempio assistere le persone anziane, un compito importantissimo in una società che invecchia sempre di più. La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha perfino stretto un accordo con un piccolo comune, Peccioli, in Toscana, dove tutta la popolazione collabora con gli scienziati nello sviluppo di nuovi robot utili: capaci, tra le altre cose, di portare la spazzatura nei cassonetti, facendo anche la differenziata, o perfino andare in negozio a fare la spesa.
Altre applicazioni?
Per esempio aiutare a curare disturbi o malattie, superare disabilità, recuperare la perfetta forma fisica. In Italia, sempre il Sant’Anna di Pisa, ha realizzato il primo braccio robotico del mondo impiantato su un paziente amputato. È in grado, attraverso speciali sensori immersi nei polpastrelli, di restituire perfino il senso del tatto.
In Giappone lavorano molto sui robot umanoidi. E noi?
Anche. A Genova, all’Iit ne stanno sviluppando due dalle caratteristiche eccezionali. Si chiamano ICub e Coman. Il primo è grande come un bambino di 5 anni ed è capace di interagire con gli oggetti e con le persone: è usato come piattaforma di ricerca in una trentina di università del mondo, ma è nato in Italia da ricercatori italiani. Il secondo ha la capacità di stare sempre in piedi, anche se gli si fa lo sgambetto o lo si prende a spintoni. In prospettiva futura potrebbero diventare robot di casa, capaci di aiutarci a fare le pulizie, giocare con i bimbi, controllare la casa in nostra assenza e molte altre cose ancora.
Quindi andiamo verso un mondo popolato di robot?
Io credo proprio di sì e spero che sia il genio italiano a guidarci verso questa transizione. I nostri scienziati sono i più sensibili alle questioni etiche sollevate dall’utilizzo di queste macchine e sono anche tra i più creativi nel pensare nuovi impieghi e nuove mansioni, in cui i robot siano alleati e compagni dell’uomo e non loro sostituti o, peggio, nemici. Senza contare che mantenere entro i nostri confini simili eccellenze potrebbe contribuire allo sviluppo di una nuova imprenditoria, di cui si vedono già numerosi esempi nella penisola. Un’opportunità per creare lavoro altamente qualificato di cui abbiamo tanto bisogno.
Spaghetti Robot – Codice Edizioni – Pagine 203 – 15 € www.codiceedizioni.it