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Risposta al piccolo imprenditore

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lavoratore dipendente in risposta a quella del piccolo lavoratore autonomo. L’autore ci ha chiesto di rimanere anonimo e rispettiamo la sua scelta. Chiunque lavori onestamente merita sempre il massimo rispetto. Abbiamo tutti bisogno l’uno dell’altro… Caro amico hai ragione da vendere, come uno tsunami arriva dopo un grosso …

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lavoratore dipendente in risposta a quella del piccolo lavoratore autonomo. L’autore ci ha chiesto di rimanere anonimo e rispettiamo la sua scelta. Chiunque lavori onestamente merita sempre il massimo rispetto. Abbiamo tutti bisogno l’uno dell’altro…

Caro amico hai ragione da vendere, come uno tsunami arriva dopo un grosso scossone così la fame succede la grande gloria imprenditoriale degli anni passati, dopata quasi come un campione a fine carriera che non vuole smettere dignitosamente. Così il nostro paese fatto di esportazioni si identificava nell’orologio d’oro sul polsino esempio emulativo di qualcuno che l’impresa l’ha fatta alle spese dei cittadini che ingenuamente venivano depauperati del loro “lordo” per servizi che mai arrivarono e ancora nonostante tutto tardano ad arrivare. L’erba del vicino è sempre più verde ma verde di speranza nel vedere la propria moglie o compagna che fa i salti mortali per darti una mano d’aiuto per come può, regalando il suo tempo altamente qualificato per poche lire (desiderate e rimpiante ) quando nel guardare in faccia tuo figlio sei costretto a parlare di un orco cattivo che succhia tempo, e denaro, che alla fine del mese fa i conti con quegli occhi che ti chiedono serenità, e che tarda ad arrivare. Lavoro sicuro fatto di scadenze con un bilancio rigido, dove i costi fissi si scontrano con le passività che continuano a sommarsi fino a renderti nelle condizioni di regalare il tuo tempo ad un pc o un terminale, a una catena di montaggio o a una strada da rendere presentabile, senza che non ci sia mese senza respiro. Per chi e per cosa?  Seppure tu come me vai a letto e non dormi per le scadenze, io come te perdo il sonno per non poter dividermi fra ciò che lo Stato dice si Debba fare e ciò che in concreto posso. E si sa in periodo di crisi… le scelte sono limitate, alto sfruttamento, appiattimento del mansionario e qualifiche, sono voci di spesa e conseguentemente non valorizzazione dell’uomo, lo stesso che deve scontrarsi con lo sguardo del piccolo che ha deciso di mettere al mondo e a cui  non può dire “scusami… pensavo di potercela fare ma qui a papà pignorano ogni mese il 40 % del salario… scusa il tuo papà… “non ci sono margini… è tutto in stallo…. Scusa la Laurea di papà, l’esperienza, la dedizione al lavoro, ma oggi ci hanno chiamati al sacrificio… i colori le luci degli anni passati cedono il passo al calore di un abbraccio che nel suo perdono pesa più che mille discorsi… ma il mostro … il vero nemico non è la categoria a cui appartieni… le difficoltà sono mille e diverse e uniche come unici sono gli occhi con cui il diretto interessato le vede nella contingenza di un momento di difficoltà epocale che era ben lontana quando le nostre strade amico mio imprenditore si sono divise… ti dico stammi vicino e non giudicare le mie scelte come non giudico le tue ma stiamo insieme contro le difficoltà, la crisi è come l’Italia una e indivisibile… questo è il vero mostro e nemico non tu né io… se qualcosa lamentiamo è lo svilimento dell’uomo e del lavoro come quello che lamenti tu… mi dispiace fratellino mio… siamo tutti sulla stessa barca, ma siamo abbastanza ciechi da non poter vedere chi sta sull’altro lato dell’Amistad e nemmeno, stupidamente, vediamo chi ci guida alla deriva col suo comando.

Ti saluto con un abbraccio fraterno amico mio in attesa che ti giri da questa parte e remare insieme.

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24 Commenti

  1. Ho letto la lettera del piccolo imprenditore al dipendente, e la risposta del dipendente, che dire, mi sono scese le lacrime agli occhi, perché tutti e due hanno ragione.
    Sono un dipendente, di una media (ora ridotta, prima eravamo di piu’) industria, e si c’è da fare i salti mortali, certamente in certe cose siamo avvantaggiati rispetto a chi fa il piccolo imprenditore in proprio.
    Se ci ammaliamo possiamo usufruire della mutua.
    Se manca il lavoro abbiamo la cassa integrazione
    E tante altre cose, cose che per ottenerle ci hanno visto uniti insieme ai nostri colleghi, non ce l’hanno regalate, ce le siamo conquistate, in momenti diversi è vero, ma se non le avessimo chieste, se non avessimo fatto valere i nostri diritti come classe lavoratrice, forse saremmo rimasti ancora come cent’anni fa…
    Adesso quei diritti si stanno erodendo. Perché c’è il mostro la fuori, e c’è il mostro anche dentro.
    Ho chiesto ad una amica, piccola imprenditrice, con i tuoi stessi problemi, ma perché te e gli altri come te non cercate di unirvi per darvi una mano nel momento del bisogno?
    L’unione fa sempre la forza, è la divisione che ci indebolisce, tutti quanti.

    1. Ciao Walter, innanzitutto io sono stato un dipendente e ora sono un imprenditore. Volevo ricordarti che avete si lottato e ottenuto i Vostri diritti, (dico Vostri perché non li sento più miei) però esistono anche dei DOVERI!!!
      Sono convinto che se in Italia vi fosse la legge (in vigore negli Stati Uniti) che dà al datore la possibilità di risolvere il rapporto senza la necessità di motivazione ed in qualsiasi momento, i dipendenti meritevoli farebbero strada mentre i dipendenti “fannulloni” se così’ vogliamo definirli sarebbero sempre alla ricerca di un nuovo lavoro!
      Giornali e TV, in questi giorni, titolano:
      L’Italia il Paese più corrotto d’Europa;
      Roma governata dalla Mafia;
      Expo 2015, corruzione, affarismo e infiltrazioni mafiose;
      Idem per il Mose di Venezia …. si potrebbe continuare all’infinito con questo elenco che è solo la cartina di tornasole sui rapporti politica, capitali, etc.
      L’Italia è un Paese che ha costruito le sue fondamenta nell’imbroglio e l’imbroglio, paradossalmente, è diventato il solo mezzo che garantisce continuità politica.
      Caro Walter ti sei mai chiesto come mai lo stato si trattiene il 40% del tuo stipendio (il più oneroso d’Europa) offrendoci in cambio dei servizi pubblici indecorosi?
      Mi chiedo: in tutto questo malaffare che sottrae enormi risorse al Paese, che elimina la libera concorrenza del mercato e che è il vero motore dell’unica grande evasione fiscale, emerge il nome di qualche negoziante, di qualche artigiano, di qualche lavoratore con doppio lavoro in nero?
      C’è qualcuno di quelli che sono stati pizzicati, da solerti finanzieri, per non aver emesso lo scontrino fiscale? O per non essere risultati congrui agli studi di settore? O per aver eseguito qualche riparazione in nero?
      No!
      Ci sono solo nomi di politici di ogni rango, di finanzieri spregiudicati, di mafiosi, di burocrati e molto spesso di alti funzionari di quelle strutture statali preposte al controllo.
      Chi paga?
      Paga quella minoranza che produce ricchezza nella piccola industria, nell’artigianato, nel commercio, nel terziario e ovunque si trasformi l’ingegno e l’operosità in economia sana, non certo alle dipendenze di una macchina statale parassitaria.
      E così finisce che chi paga veramente è lo stesso che viene sistematicamente indicato come evasore fiscale ed alla fine, oltre alle tasse già impossibili, pagherà pure sanzioni, multe, more e parcelle, andando a pagare doppio o triplo di quanto inizialmente dovuto.
      Sul fatto che l’unione fa la forza hai ragione.
      Perché non manifestiamo tutti assieme (autonomi e dipendenti) pacificamente senza nessuna bandiera politica nè tantomeno senza l’aiuto di nessun sindacato, senza l’uso di caschi o quant’altro per nascondere il nostro volto e rivendichiamo il diritto a vivere in un Italia più corretta e onesta??

      1. Ma che bel concentrato di luoghi comuni (in gran parte infondati) autorazzisti / antitaliani!
        A te, antitaliano per eccellenza, dedico queste parole di Preve: ” Il copione teatrale dell’anti-italiano consiste nell’attribuire all’intera collettività nazionale i difetti specifici ed irripetibili della propria canagliesca personalità individuale, con in più l’ipocrisia del tirarsene fuori e del fingersi un sofisticato lord anglo-scandinavo capitato per caso in un mondo di trogloditi mediterranei.”
        Caro mio, se in Italia ci fossero le regole del mercato del lavoro degli USA, ci sarebbe anche la tremenda disuguaglianza che c’è negli USA: quella che invochi tu non è la meritocrazia, ma darwinismo sociale, dove i più forti e capaci (per genetica o più probabilmente perché figli di ricchi) vincono, e i più deboli sono schiavi se va bene, sotto un ponte se va male… Se ti credi tanto più intelligente e meritevole degli italiani medi fai una cosa: vattene negli USA a mettere a frutto il tuo talento, di gente come te qui non se ne sente proprio il bisogno.

        1. bèh, tu che invece dici che “i più forti e capaci” lo sono “per genetica o PIU’ PROBABILMENTE FIGLI DI RICCHI” sei messo anche peggio. Bella filosofia la tua! Roba da “Italiano medio” di Maccio Capatonda…..

        2. Ma lo sai che la produttività in Italie è la più bassa d’Europa?….Lo sai.
          Io ho due operaie che sono state sorprese a rubare presso miei Clienti.. …la prima volta abbiamo avuto compassione io ed il Cliente derubato (prese con le mani nel sacco….) non abbiamo sporto denuncia, hanno restituito il maltolto, e non le ho licenziate.
          Ora a distanza di circa un anno, le hanno riaccusate di furto (con prove certe) presso altri clienti, i quali mi hanno già disdetto il servizio,
          Adesso mi dice il mio Avvocato che sì posso licenziarle ma che comunque un qualsiasi Giudice del lavoro potrebbe farmi pagare un’indennizzo !!! oltre alla ASPI 1500 euro per ognuna !!,
          Il sindacato mi ha già scritto una lettera di risposta alla mia contestazione, negando l’innegabile…..e chiede anche tante scuse……
          Ma di cosa parli ????? Il lavoratore in Italia è INTOCCABILE, in quanto LAVORATORE!!! altro che produttività !!

  2. D’accordo sia con l’autonomo che con il dipendente (di un’azienda medio/piccola, però, mi par di capire). Ora aspetto le lettere del dipendente pubblico, del portuale, dell’ex dipendente di una grossa azienda siderurgica parastatale andato in pensione a 41 anni…

    1. Aspetta e spera; non so se avete notato, ma il Jobs Act pare non valga per gli Statali. E per chi allora????? Per i soliti dipendenti di aziende private….

  3. caro dipendente, che sia dura anche per chi ha uno stipendio fisso non lo metto in dubbio, ma davvero pensi di star peggio di un artigiano che ogni giorno rischia tutto quello che possiede per un possibile errore di equitalia o del commercialista? non conosco il tuo caso ovviamente e quindi non ti giudico, ma fra i dipendenti rientrano anche i docenti, che si lamentano di un orario massacrante ( ma dimenticano i pomeriggi mezzi liberi, le lunghe ferie estive, i regalini a fine anno e via discorrendo) o i dipendenti pubblici che si sà, essendo impunibili di fatto, fan quel che vogliono solo se ne han voglia, perchè lo stipendio è un diritto acquisito (lavorare? dipende…) Ovvio che non vale per tutti, anzi la maggior parte lavora sul serio, a volte in condizioni davvero brutte, ma poco tempo fà si parlò di una insegnante che riuscì ad andare in pensione pur avendo lavorato davvero solo 4 GIORNI… conosci qualche artigiano/imprenditore che possa vantare qualcosa di vagamente simile? concludo dicento che son figlio di dipendenti e che la mia attività l’ho aperta con i soldi che ho messo da parte quando ero dipendente in in casa dei genitori, i miei colleghi compravano l’auto nuova ed io usata….. loro sono ancora dipendenti e si lamentano, però cambiano l’auto , ed io nò…. togli il paraocchi fai il conto di cosa hai tu e di cosa perderesti….. io nel periodo natalizio sono obbligato a lavorare il sabato , la domenica e la sera mentre tu hai il tempo di stare con i tuoi figli, comprare i regali e guardare film di buoni sentimenti, io sul banchetto per accontare delle persone che conosco a malapena… ovviamente discorso a parte per i precari….

    1. Totalmente d’accordo con Marco.
      Caro lavoratore dipendente che desideri convincere e forse -insanamente- convincerti che questi due mondi siano ancora accostabili, dimostri che ti sfuggono molte cose.
      Ho lavorato anni da dipendente e da qualche anno sono piccolo imprenditore non per scelta ma per impossibilità di scegliere!
      500€ euro in nero per tanti anni. Poi la benedizione di un lavoro in fabbrica, come operaio, nonostante io sia architetto. Lavoravo con un forno a 180° anche in agosto, e il titolare mi rubava soldi in busta paga segnando surplus di permessi orari che non avevo mai preso! Questo succede in molte piccole imprese, lo so bene. Sfinito da questa disonestà ho dovuto decidere di lasciare. Ma 800/900€ al mese arrivavano. NETTI! Sempre. Ricordi lontani.
      Poi anche a causa dell’età, che viene considerata come una cosa negativa a prescindere, non ho trovato altri lavori da dipendente, e ricco delle mie mille esperienze mi sono messo in proprio. Mi occupo di arredamenti, soprattutto vendita (pochissima progettazione) e chiudo dicendoti questo, che forse, molto forse… potrebbe aiutarti a capire: oltre l’80% dei miei (ormai pochi) clienti sono lavoratori dipendenti.
      Te lo spiego meglio. Chi lavora al comune, o per le forze dell’ordine, o comunque come dipendente, una volta ogni tanto può comprare una casa, cambiare la cucina, comprare una cameretta per i figli. Chi lavora in proprio… no. Non può più.
      Il mio nemico, lavoratore dipendente, non sei tu, è chiaro. Il nostro nemico è l’unica cosa che ci rimane in comune. Ma perchè anziché volerti convincere di una cosa falsa e dolorosa, ovvero che vivi nelle stesse difficoltà di un autonomo… perchè al contrario la sera prima di dormire non accarezzi tuo figlio e pensi tra te e te: “figlio mio, sono dipendente, anche il prossimo mese potrò pagarti la retta in piscina.”?
      Questo finché il nostro governo non spingerà anche la tua azienda a trasferirsi in Bulgaria, ovviamente.
      Buon Natale..

    2. ..entrambe le lettere sono molto toccanti e soprattutto veritiere. Molto scadenti e “scontati” gli svariati commenti, cascati, come prevedibile nel “sto peggio io… no! sto peggio io…” E’ proprio per questo principio, tipico italiano, che non si arriverà mai ad una soluzione. Sembrerebbe che chi si piange più addosso, vinca qualcosa…. Peccato che di premi non ce ne siano…. mah…!
      Basta lamentarsi! Abbandoniamo lo squallido individualismo! IMPONIAMO di petto il nostro disagio allo stato, intraversandoci e protestando!
      Siamo molto più numerosi di loro!!!!!
      Manuel

    3. I fannulloni, che siano imboscati nella macchina statale o che siano i figli bamboccioni di qualche imprenditore che li mette indebitamente a “lavorare” in azienda, causano danno a tutti. Causano danni agli altri impiegati pubblici – quelli che devono lavorare anche per loro, e oggi pagano il prezzo di essere precari e malpagati perché chi è venuto prima si è mangiato tutto! – e all’imprenditoria – che risente di un calo di professionalità e di lungimiranza. Alla fine, pur con enormi differenze date dalle diverse tipologie di attività e contratti, il problema comune è uno solo: non c’è giustizia. I meritevoli faticano comunque a spuntarla, appesantiti da un bel po’ di persone disoneste e/o incapaci che, come una zavorra, li trascina in basso. E questo solo guardando ai lavoratori in quanto tali… Perché se saliamo di grado e parliamo di chi ci amministra ad alto livello… E’ tutta una truffa e tutta una tragedia. Che noi continuiamo ad alimentare anche perché litighiamo affibbiandoci sciocche etichette, anziché reagire isolando ed espellendo la minoranza marcia.

  4. Certo che la confusione regna sovrana e gli stessi imprenditori (o professionisti) non mi pare abbiano le idee chiarissime, salvo cercare di dare (anche loro) la colpa agli altri.
    Mi pare facciate a gara a chi sta peggio, sottolineando di volta in volta che la colpa è della corruzione generalizzata, dei dipendenti fannulloni, dei vecchi datori di lavoro disonesti, dei nuovi che evadono per forza, degli insegnanti che lavorano solo mezza giornata, ecc… ecc…
    Tutti si lamentano e ci sarà sempre chi si lamenterà (è nella natura umana) ma siamo seri… facciamo che siamo pari tra dipendenti disonesti e datori di lavoro della stessa pasta?
    I primi si grattano, i secondi arraffano… e i poveracci restano poveracci.

    Luca 6-41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
    43 Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45 L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.

    Sta cosa ha 2000 anni ma li regge sempre bene.

  5. La ragione, giriamola come vogliamo, è dalla parte di chi, in un campo o nell’altro, ci mette del proprio e lavora onestamente. Il vero nodo è rappresentato dal marciume che corrode l’animo (non l’anima… quella era già nera…) dei politicanti e di tutti quelli che rivorticano intorno a loro, attraendosi uno con l’altro. Il dramma, a fronte di tale nodo, è che si sia venuto a creare un vortice che tutto risucchia – energie, capacità, dignità, voglia di vivere e credere e guardare avanti, desiderio di socializzare, di godere delle bellezze che nonostante la malvagità di coloro che fanno scempio di ogni cosa in ogni dove, ci circondano. Nella nostra famiglia abbiamo vissuto e sostenuto lo splendore del sogno giovanile di mio marito, valente imprenditore; la gioia di una famiglia numerosa che a quel tempo “ci eravamo potuti permettere”. Ma il vortice succhiava dal profondo e più i committenti erano potenti e inseriti nelle istituzioni e grosse aziende pubbliche, e più il serpente attanagliava e pretendeva, fingendo di sostenere con gli ordinativi e le commesse, al mantenimento di un’azienda che era nata sana e desiderosa di contribuire al benessere sociale di questo Paese. I grandi corruttori, corrotti e insaziabili, Stato e fisco collusi, hanno ucciso anche il giovane e valente imprenditore, generoso di sé fino alla morte. In premio del suo straordinario idealismo, della sua forza di uomo onesto, ha avuto la vita stroncata. Noi, la sua famiglia, orfana di marito e padre. Agli inetti che da anni , anche usurpando governano, rubando a man bassa, chiedo in cambio e a soddisfazione di giustizia, la stessa vita e la stessa gioia di cui ci hanno deprivate. Non trovo sacche di perdono anzi, più passa il tempo più li vorrei vedere appesi – non prima di vederli restituire fino all’ultima moneta e all’ultimo possedimento, propri e di coloro che intorno ci hanno gravitato. Dopo, soltanto dopo, appesi. Fuori delle mura, chiusi in gabbie, nudi ed esposti ai denti e agli artigli dei loro simili: gli avvoltoi.
    In quanto alle ansie del lavoratore dipendente bè, quelle le scaricherei sulle spalle dei sindacati che da troppo tempo si nutrono del lato inerte di certi spiriti. In particolare, buona parte dei dipendenti pubblici, hanno sempre rappresentato una landa di sabbie mobili in cui l’Italia è sprofondata, più o meno lentamente. “Fare il dipendente” era l’aspirazione del Monsieur Travet di ogni popolo. Finché il sistema ha funzionato e la corruzione non ha toccato certi vertici, il dipendente, pacato e menefreghista, era al sicuro, quel tanto da non far sì che si rendesse conto della direzione in cui il vento cominciava a spirare anche per lui. A differenza dell’imprenditore, che ci mette ogni cosa che di sé possiede, il dipendente si agita poiché, consumata la certezza del posto di lavoro che gli ha permesso di condurre una vita dignitosa, seppur non sempre agiata, annaspa nel vuoto della propria antica incapacità di autogestirsi. E sappia, il dipendente che lavora, che non provo pena alcuna, per una moglie che lavora “ché altrimenti i soldi a fine mese non bastano”. Magari, il dipendente ha una moglie femminista e consumista. Io sono stata semplicemente donna. Oggi vado sentendo discorsi che seppur sommessi e mostruosamente in ritardo, alzano un timido velo sull’importanza della centralità del ruolo della donna in seno alla famiglia, allo Stato dunque, di cui essa è nucleo e fondamento. La mia parte l’ho fatta. Nella nostra casa. Nella casa dell’imprenditore valente e onesto si sono vissuti tempi durissimi, ma la vela è rimasta alzata, grazie a me che dall’interno continuavo a fare la parte del vento del nord. Oggi, quello Stato che al dipendente elargisce anche gli ottanta miseri euri, magari doppia elargizione in famiglia, non sa che esisto, salvo che per le tassazioni di cui mi grava, pur non riconoscendomi diritto alcuno per il ruolo svolto in seno a codesta società. La mia fortuna: una famiglia salda e unita al di sopra di ogni procella. Stato, fuck off. Di più, Stato, piantala di prendere le vere Donne Italiane per i fondelli. Non c’è bisogno di riempire il Parlamento e i corridoi di faccette rosa, clonate su modelli stereotipi, indottrinate come tante testimoni di Geova, per ergersi a difensore dei diritti e della dignità della donna, che per voi rimane sempre e soltanto fimmini da sfruttare. Lo squallore? E’ che a vederle, sembrano sguazzarci dentro, come certi animali di cui non si spreca nemmeno il ruvido pelo.

  6. In tempi migliori però chi aveva un ‘azienda stava bene ed era un signorotto…ce lo siamo dimenticati tutti? Impresette edili, marmisti,meccanici,carrozzieri…
    Quando non c’era la crisi, ovvero negli anni del boom i piccoli imprenditori stavano bene, non raccontiamoci palle… ho esempi infiniti in famiglia in ognuno dei settori che ho esposto.
    Mio suocero aveva il mercedes quando io , dipendente percepivo lo stipendio fisso ma potevo permettermi una 127 usata ….e i miei genitori , piccole formiche oneste senza favoritismi passavano gli abiti usati di figlio in figlio per pagare i libri di scuola…quando venivamo considerati dei pezzenti da chi aveva una piccola attività….
    poi sono arrivate le vacche magre…i dipendenti come me continuano a percepire uno stipendio fisso ( finchè andrà bene ) e gli autonomi stanno facendo la fame.
    Si chiama disgregazione sociale …mettetevi bene in testa che un popolo diviso da fazioni volute dal potere è un popolo debole
    Buon natale a tutti
    P.s. mia moglie è un lavoratore autonomo

  7. Letti tutti e due gli articoli, interessanti non c’è che dire. Il problema di fondo a mio avviso non è tra lavoratori dipendenti e lavoratori, ma tra statali e il resto del mondo. Gli statali godono di privilegi (e non di tutele) che sono inaccettabili e incompatibili con il vivere civile e democratico, ma mi fermo qui per evitare di soffiare sul fuoco dell’inutilità delle discussioni perse tra i commenti di un post.
    E buon 2015 a tutti, anche agli statali! :D

    P.S.
    io sono P. IVA da 15 anni…

  8. E anche qui, tra i commenti di gente normale, ecco “la guerra tra poveri”.

    Tutta questa ira (lecita, lecitissima), è da convogliare per “combattere” il nemico che abbiamo tutti in comune. Il vero responsabile.
    Finchè l’Italiano avrà anche un piccolo tozzo di pane in tavola, questo non accadrà.

    La sfida a parole è la solita: chi è che piscia piu lontano? Il primo premio è quel peluche di panda gigante?

    Rimango in fila e vi aspetto (che finiate il vostro ultimo tozzo di pane)

  9. Ma se state tanto male coi vostri rispettivi lavori, fatemi capire, perché non ve li scambiate?
    Tutti a dire “io sto male”, “sto peggio di te”, ma la verità è che ogni situazione lavorativa ha vantaggi e svantaggi, ed ognuno ha “scelto”o comunque “tenuto” il lavoro che preferiva (?)
    Ho amici statali con la pensione baby e amici artigiani che cambiano auto ogni anno, amici dipendenti che hanno orari che permettono loro di stare con i figli e amici piccoli imprenditori che possono permettersi qualcuno che aiuti in casa, amici che pagano “sempre” le tasse e amici che, quando le pagano, le pagano più di quelle dei dipendenti. Ognuno ha la sua…
    Poi ho “nemici” che rubano all’uno ed all’altro e sono questi che, insieme, dovremmo combattere!!!
    Buon anno di lotta (se riusciremo ad unirci)!

  10. viviamo in uno dei più bei paesi del mondo….con leggi che garantiscono tutti … un modello sanitario da far invidia a chiunque….
    ma un unico piccolo…grande problema siamo italiani… capaci solo a invidiare…darsi addosso tra vicini… senza nessuna regola al di fuori dele mura di casa…
    siamo un paese di ipocriti…capace a scamnarsi per un melo sul cofine dell orto e non di accorgiamo del terremoto che ormai il melo ha inghiottito…
    siamo un popolo che aveva grandinispirazioni…oggi solo frustazioni…
    non abbiamo nessuna coscenza civica…e questo il nostro punto debole… altrimenti tutti ..dico tutti gli onesti lavoratori autonomi o no…non permetteremmo a chindovrebbe governarci… di rubarci non solo il pane ..ma ancor peggio la nostra anima ..le nostre coscenze …la nistra vita.
    basta…basta…basta… diciamo basta tutti insieme e ribelliamoci
    ai mafiosi si tolgono i beni, isoldi, perchè è quello che più temono…ebbene facciamo lo stesso con chi ci governa
    Ma come simpuò pensare che sprechino milioni in pubblicità per farsi eleggere …solo per il bene del paese… ???
    se lo fanno e perchè i milioni gli rientraranno triplicati se non diiù

  11. La frase finale “Ti saluto con un abbraccio fraterno amico mio in attesa che ti giri da questa parte e remare insieme.” ha rovinato tutto. E’ tornato il preconcetto che dalla parte sbagliata c’è il capo. Prima aveva fatto intendere che “siamo sulla stessa barca che sta guidando un altro”.. peccato

  12. Sono stato dipendente in nero per alcuni anni , dipendente assunto regolarmente per altrettanti , e per concludere ho avuto diverse aziende l’ ultima è dove lavoro attualmente , ho dei figli e mia moglie lavora da dipendente da sempre , questo per darvi un quadro della situazione. Al dipendente o all’imprenditore che dice di essere onesto vorrei dire :
    Ma ci credi veramente ?
    Noi ci adattiamo all’ambiente in cui siamo e chi non lo fa non sopravvive .
    L’imprenditore cerca di restare sulla piazza per vivere e ogni tanto scenderà a compromessi , il dipendente fa la stessa cosa
    in analoghe ma differenti situazioni .
    In cosa siamo diversi ? ogni cosa a un prezzo da pagare . la moneta la decidiamo in base alle esigenze.
    A chi ha la convinzione di avere un comportamento esemplare dico solo essere onesti con se stessi se lo si è mai stati ,
    chi capisce ….capisce e chi non vuole capire ( che se ne incontrano tanti da una parte e d’altra ) beh …..fate voi .

  13. Quello che mi fa andare in bestia è la disonestà di certe affermazioni . Gli autonomi hanno guadagnato un mare di soldi quando il mercato andava , e si dice molti in NERO . Versano i contributi più bassi e percepiscono in percentuale le pensioni più alte se proporzionate al versato . Assieme a loro gli artigiani hanno fatto i soldi quando andava bene , ed ora si lamentano . Noi dipendenti del privato veniamo derubati di ore di straordinario , di trasferte , di pranzi fuori sede , di qualche giorno di ferie , perché siamo senza cartellino e non ci sono prove di tutto ciò . Spesso chi lo fa sono datori di lavoro milionari travestiti da poveracci perché fanno un mare di NERO . A tutti questi mando un caloroso XXXX.

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