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Perché le startup falliscono? Una guida per evitare gli errori fatali

Perché le startup falliscono? Secondo Tom Eisenmann esistono almeno 5 motivi. Vale la pena conoscerli...

Ho appena finito di leggere Why Startups Fail: A New Roadmap for Entrepreneurial Success di Tom Eisenmann e voglio raccontare quello che è emerso da questa lettura.

Le startup sono, per loro natura, organismi fragili. Il tasso di fallimento, secondo diverse ricerche, è superiore al 70%, con la maggior parte delle nuove imprese che non riescono a generare ritorni per i propri investitori. Tuttavia, capire le cause specifiche di questi fallimenti non è sempre facile. Alcuni falliscono per motivi interni, come la cattiva gestione, altri per fattori esterni difficili da controllare. Cerchiamo di esplorare i sei modelli principali che spiegano perché le startup falliscono secondo Eisenmann, fornendo una guida su come evitare gli errori più comuni.

Le prime fasi di una startup: buone idee, cattive collaborazioni

Uno dei modelli di fallimento più comuni tra le startup in fase iniziale è quello che Eisenmann definisce “Good Idea, Bad Bedfellows”. Questo schema descrive situazioni in cui l’idea alla base della startup è promettente, ma i collaboratori scelti – che siano dipendenti, partner strategici o investitori – non sono all’altezza. Molte startup mettono tutta la loro fiducia nel “jockey”, cioè il fondatore, piuttosto che nel “cavallo”, ossia l’idea stessa. Eppure, anche con un leader forte e visionario, se i partner non sono competenti o allineati con la mission aziendale, il fallimento è dietro l’angolo.

Esempi di questo fenomeno sono numerosi. Eisenmann ricorda startup come Triangulate, che aveva un team talentuoso ma non è riuscita a trovare un modello di business sostenibile a lungo termine. In queste situazioni, la chiave è non solo avere una buona idea, ma assicurarsi che tutte le parti coinvolte – dagli investitori ai dipendenti – siano capaci di supportare quella visione.

Gli errori comuni nel product-market fit: False Starts

Un altro modello di fallimento riguarda l’incapacità di trovare il giusto product-market fit. Molte startup non riescono a soddisfare una vera necessità di mercato, anche se hanno seguito i principi del Lean Startup. Il metodo Lean Startup, infatti, enfatizza l’importanza di iterare velocemente e raccogliere feedback dai clienti per validare il prodotto. Tuttavia, Eisenmann sottolinea che molti imprenditori adottano solo parzialmente questa metodologia, creando un false start, ossia un inizio sbagliato.

Un esempio comune di false start è il fallimento di Quincy Apparel, un’azienda che vendeva abbigliamento da lavoro su misura per donne. Sebbene l’idea sembrasse innovativa, la mancanza di un’adeguata validazione del mercato ha portato al suo fallimento. Le startup devono assicurarsi che ci sia una domanda reale per il loro prodotto, e che non stiano semplicemente costruendo qualcosa che i fondatori pensano che i clienti vogliano.

La trappola della scalabilità prematura

Molti imprenditori pensano che scalare rapidamente sia sinonimo di successo. Tuttavia, Eisenmann avverte che molte startup cadono nella trappola della scalabilità prematura. La voglia di crescere rapidamente può portare le aziende a espandersi in nuovi mercati o a lanciare nuovi prodotti prima che il loro modello di business sia realmente solido.

Questo modello di fallimento è evidente in startup come Better Place, che mirava a costruire una rete di stazioni di ricarica per auto elettriche con un sistema innovativo di sostituzione delle batterie. Nonostante l’ambiziosa visione, l’azienda ha fallito nel convincere abbastanza clienti e partner a supportare il suo modello su larga scala. Il fallimento è stato in gran parte dovuto alla mancanza di una strategia di crescita sostenibile.

Il rischio dell’eccessiva dipendenza da fattori esterni

Un altro tema ricorrente nei fallimenti delle startup è l’eccessiva dipendenza da fattori esterni. Molte aziende sperano che un singolo fattore esterno – come il supporto di un grande partner o il cambiamento di normative governative – possa essere il catalizzatore per il successo. Tuttavia, contare troppo su questi fattori espone la startup a rischi enormi.

Un esempio classico è la startup Joost, un competitor di YouTube fondato dai creatori di Skype. La startup aveva tutte le carte in regola per essere un successo: un team di esperti e il sostegno di grandi investitori. Tuttavia, Joost ha fatto troppo affidamento sulla collaborazione con grandi media company e sulla rapida adozione della sua tecnologia da parte degli utenti. Quando questi fattori non si sono concretizzati come sperato, l’azienda è crollata.

La tentazione di cambiare tutto troppo tardi: il pericolo del pivot

Spesso, il fallimento di una startup può essere attribuito all’incapacità di pivotare al momento giusto. Il pivot, ossia il cambiamento di strategia per adattarsi al mercato, è uno strumento fondamentale per le startup. Tuttavia, molte aziende si attaccano alla loro idea iniziale anche quando è chiaro che non sta funzionando.

Eisenmann mette in guardia contro il pericolo di fare un pivot troppo tardi o in modo poco deciso. È essenziale che i fondatori siano disposti a mettere in discussione le loro convinzioni e ad adattarsi rapidamente quando ricevono segnali negativi dal mercato. Altrimenti, come nel caso di Segway, il pivot può diventare un tentativo disperato di salvare una nave già affondata.

Il peso psicologico del fallimento

Uno degli aspetti meno discussi ma più importanti del fallimento delle startup è l’impatto psicologico sui fondatori e sui team. Eisenmann sottolinea che, oltre alle perdite finanziarie, il fallimento può provocare sentimenti di colpa, vergogna e depressione. Il fallimento non è solo un evento aziendale, ma anche un’esperienza profondamente personale per gli imprenditori.

Il caso di Quincy Apparel illustra bene questo punto. Dopo il fallimento, le due fondatrici, un tempo amiche, non si parlarono più. Eisenmann mette in evidenza come il fallimento possa distruggere non solo l’azienda, ma anche le relazioni personali e professionali che si formano lungo il percorso.

Come fallire meglio: imparare dalle sconfitte

L’ultimo messaggio di Eisenmann è che, sebbene il fallimento faccia parte del viaggio imprenditoriale, è possibile fallire meglio. Imparare dai propri errori, evitare il Running on Empty – ossia insistere quando le probabilità di successo sono ormai nulle – e avere una mentalità di crescita sono tutti fattori che possono rendere un fallimento meno devastante.

Affrontare il fallimento con una visione realistica permette di imparare di più e di rimettersi in gioco con nuove esperienze.

Eisenmann consiglia agli imprenditori di essere onesti con se stessi e di riconoscere quando è il momento di chiudere una startup, prima di bruciare ulteriori risorse o danneggiare ulteriormente le relazioni. Affrontare il fallimento con una visione realistica permette di imparare di più e di rimettersi in gioco con nuove esperienze.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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