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Mike Rubini, lo startupper… bootstrapped: “Si può partire senza capitali né team!”

Mike Rubini, pugliese, ha 30 anni. Si occupa da diversi anni di SaaS (software as a service): si tratta di un business model nel quale gli utenti comprano l’accesso a un prodotto software che li aiuta in una qualche maniera, tipicamente con sottoscrizione su base mensile. Mike non ha un solo prodotto, ma gestisce 9 prodotti …

Mike Rubini, pugliese, ha 30 anni. Si occupa da diversi anni di SaaS (software as a service): si tratta di un business model nel quale gli utenti comprano l’accesso a un prodotto software che li aiuta in una qualche maniera, tipicamente con sottoscrizione su base mensile. Mike non ha un solo prodotto, ma gestisce 9 prodotti software (io l’ho conosciuto seguendo Treendly, tool per scoprire i trend più interessanti online), che ha portato sul mercato senza investimenti di alcun tipo, né interni né esterni. In questi casi si parla di business bootstrapped, dove l’imprenditore fa tutto da sé. Mike, tra l’altro, è un “one man brand”: non ha alcun team.

Come mai la scelta di fare tutto da solo?

I media pubblicano in larga parte storie di startup che hanno ricevuto finanziamenti, magari vc-backed (sostenuti da venture capital, ndr) e trovo questo sia fuorviante perché chi inizia può pensare che quella sia l’unica via. Invece trovo interessante raccontare come è possibile avviare una startup tecnologia senza investimenti iniziali di denaro, e solamente con le proprie forze.

Raccontaci come fai tu…

Sebbene io mi occupi su base giornaliera di tutta l’operatività relativa al mio business (codice, prodotto, supporto, marketing, ecc.), il mio background non è tecnico: ho studiato musica, in particolare jazz, per la maggior parte della mia vita. Ho imparato da solo come fare l’operatività e nel 2021 ho portato il business a raggiungere un ARR (annual recurring revenue, ndr) di circa 100.000 dollari. Ora la sfida principale è quella di capire come strutturare l’azienda dal punto di vista delle risorse umane, ma anche della fiscalità.

Qual è il tuo modello di business?

Generalmente i miei prodotti software adottano due modelli di monetizzazione. Il primo, usato su prodotti quasi B2C, low-touch e self-serve come Treendly, punta ad avere molti abbonamenti ricorrenti annuali con ticket molto basso e prevede un piano free al fine di monetizzare la base utenti con sponsorship esterne, e affiliazione.

E per il B2B?

Il secondo modello, usato su prodotti B2B e high-touch come Groouply, punta ad avere pochi abbonamenti ricorrenti mensili con ticket molto alto. Generalmente questo secondo tipo di prodotti non prevede periodo di prova, né un piano gratuito, né tantomeno scontistica di alcun tipo.

Giornalista hi-tech e formatore. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d'anni nel settore dell’editoria informatica (Computer Idea, Il Mio Computer e altri). Ha scritto 16 tra saggi e manuali su Internet, PC, smartphone e social (su tutti Facebook e LinkedIn) ed è direttore della collana "Fai da tech" di Ledizioni. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com

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