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Mettersi in proprio: aprire un negozio di abiti usati per bimbi

Se conosciamo le necessità di abbigliamento dei più piccoli e vogliamo metterci in proprio, prendiamo in considerazione la possibilità di aprire un negozio di abiti usati per bambini.

Vestire i bambini, soprattutto i più piccoli, è dispendioso e in alcuni casi persino un po’ frustrante: gli abiti di qualità hanno spesso prezzi elevati e nei primi mesi di vita la crescita è talmente repentina che il ricambio è molto veloce, perché servono continuamente taglie diverse e tipologie di abiti differenti. Per andare incontro alle necessità dei genitori già da alcuni anni sono nati singoli negozi e catene di abiti usati dedicate ai più piccoli. Si tratta di vestiti di qualità in ottimo stato, spesso di marca: mamme e papà non sono affatto spaventati dall’idea che il vestitino non sia nuovo, perché tutto viene accuratamente lavato e igienizzato e non è facile capire che il capo non è appena uscito dalla fabbrica. L’idea alla base di questo tipo di attività rientra in qualche modo nell’orizzonte delle esperienze di tutti i genitori, che sono abituati a regalare gli abiti dei propri figli, una volta che questi sono cresciuti, ad amici e parenti. Le conseguenze della crisi economica, che ancora pesano sulle famiglie, e una crescente sensibilità verso i temi ambientali del riciclo e del riuso, sono decisamente favorevoli a questa tipologia di impresa.

I Requisiti Personali

Per aprire un negozio di abiti usati, non sono necessari particolari titoli di studio, ma avere esperienza nel settore commerciale e nella vendita al dettaglio può risultare molto utile. Sicuramente è fondamentale acquisire competenze solide nel settore. Dovremo tenerci aggiornati su articoli, prezzi di mercato, normative che riguardano attrezzature e omologazioni (se vendiamo anche accessori), e sapere sempre, in ogni momento, cosa possiamo o non possiamo vendere. Capita infatti che alcuni articoli vengano tolti dal mercato perché considerati potenzialmente dannosi per la salute dei bambini.
La gestione di un negozio di abiti usati per bambini non è come quella di un tradizionale negozio di vestiti, perché dovremo trovare il giusto equilibrio tra “clienti venditori” e clienti compratori, non avremo a disposizione cataloghi da cui scegliere la merce, e dovremo ovviamente scegliere se acquistare o mettere in conto vendita la merce in entrata.
Se non abbiamo molta dimestichezza con la tecnologia e i social media prendiamo in considerazione l’eventualità di fare un corso: dovremo imparare a utilizzare un programma per la gestione del magazzino e promuovere il più possibile la nostra impresa tramite Facebook e Twitter, senza dimenticare di aprire e aggiornare un sito web chiaro e accattivante. Tutti questi strumenti sono fondamentali per attirare il target di possibili compratori/venditori che ci interessa, e per pubblicizzare la serietà e la solidità della nostra impresa.

 

Il budget iniziale

Le prime spese che dobbiamo affrontare sono quelle legate a:

  • avvio dell’attività
  • affitto dello spazio di vendita e del magazzino
  • arredi
  • utenze

L’affitto del negozio è una spesa che dipende da molte variabili, come la città in cui si vuole aprire l’attività, la zona, la metratura del negozio scelto… Per farci un’idea degli affitti possiamo consultare i tanti siti di annunci immobiliari presenti sul web.

Dobbiamo anche prevedere di acquistare un software gestionale per il magazzino (costo medio 300 euro), investire in un sito web integrato con i diversi social network (circa 2000 euro) e pubblicizzare la nostra attività.
All’apertura del negozio, ovviamente, dovremo avere merce già pronta da esporre per la vendita, quindi dobbiamo prevedere un periodo, antecedente all’inaugurazione, da impiegare nel reperimento della merce usata.
Cerchiamo di informare i genitori presenti nella zona attraverso la pubblicità, sia cartacea sia “virtuale”, del fatto che presto verrà aperta un’attività che potrà aiutarli a liberarsi dei vestiti e degli accessori dei propri figli, con la possibilità di guadagnarci anche qualcosa. Il passaparola è molto importante.

Scegliamo se acquistare vestiti e accessori, pagandoli in anticipo o esporli in conto vendita. In questo caso li pagheremo solo se verranno venduti. Per fare un esempio, possiamo trattenere per noi una provvigione al netto dell’IVA del 50% del prezzo di listino e restituire la merce invenduta dopo 60/90 giorni.
Infine una spesa da mettere in conto è quella relativa a lavaggio e sanificazione della merce. Gli abiti ritirati vanno lavati e rilavati in modo da renderli puliti, igienizzati, e privi di sostanze allergizzanti.

Risparmiare sui costi di avvio

  1. Valutiamo la possibilità di avviare la nostra attività in franchising, riceveremo consulenza legale e assistenza completa sulle procedure di avvio, pubblicità (nella maggior parte dei casi), esclusiva di zona, software gestionale, pagina internet e vetrina virtuale. La maggior parte dei franchising nel campo dell’abbigliamento usato per bambini lasciano ampia libertà sulla scelta della grandezza del locale, degli orari di apertura e della sua gestione. Non dimentichiamoci che ci verrà richiesta una spesa di ingresso (fee) che può essere molto variabile, (intorno ai 1.500 euro per il franchising “Secondamanina”, per esempio) e un canone annuo (intorno agli 850 euro) a partire dal secondo anno. Informiamoci ad esempio su secondamanina, labirbafranchising, gruppobabyboom.
  2. Privilegiamo il ritiro della merce in conto vendita, questo ci permetterà un notevole risparmio economico soprattutto all’inizio, quando avremo la necessità di “riempire” il negozio.
  3. Diamo molto spazio agli accessori (passeggini, giochi, lettini, seggiolini ecc…) permettono un guadagno più alto rispetto ai vestiti e hanno richiesta e ricambio elevati.

Iter burocratico

I passaggi da effettuare sono molto simili a quelli necessari per aprire un qualsiasi negozio di abbigliamento con una superficie di vendita fino a 250 metri quadri. Per cominciare dovremo:

  • Aprire la Partita IVA
  • Iscriverci al Registro delle Imprese della Camera di Commercio
  • Iscriverci all’INPS e all’INAIL
  • Segnalare al comune l’avvio dell’attività (SCIA) almeno 30 giorni prima dell’apertura

Per ulteriori informazioni chiediamo al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) del nostro comune cosa dobbiamo fare per aprire un esercizio di commercio al dettaglio di vicinato, categoria in cui rientra la nostra attività.

Suggerimenti Utili

  • Teniamo sempre aggiornati il sito e la pagina Facebook della nostra attività, facciamo in modo di fotografare e pubblicare ogni nuovo articolo che arriva in negozio.
  • Arrediamo lo spazio di vendita in modo che il cliente “dimentichi” di essere in un negozio dell’usato: ordiniamo ed esponiamo ogni capo e accessorio con cura, scegliendo sempre di esporre gli articoli migliori.
  • Ricordiamoci sempre che la migliore pubblicità è il passaparola, per questo privilegiamo sempre il rapporto tra le persone. Con il cliente, che sia un venditore o un compratore, cerchiamo di essere sempre gentili, comprensivi e dimostriamo di essere informati sugli articoli che abbiamo in negozio.
  • Scegliamo con cura l’ubicazione del nostro negozio. Meglio scegliere vie centrali di passaggio, soprattutto se nelle vicinanze ci sono scuole materne, asili nido, grandi uffici.
Diplomata al liceo classico e laureata in biotecnologie industriali, da 13 anni lavora nel mondo dell'editoria di settore online e su carta stampata. Collabora durante le fasi di ideazione e rilancio di prodotti editoriali e si occupa di correzione di bozze, editing e revisione di articoli, saggi e romanzi.

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