Incubatori di startup: come funzionano?
Per molti startupper sono semplicemente un luogo in cui acquisire conoscenze e competenze altrimenti difficilmente accessibili. Per altri sono invece grandi contenitori di esperienze in cui alimentare una crescita più veloce. Per latri ancora sono un vero e proprio sogno, considerato che – d’altronde – da essi sono usciti alcuni big come Google. Parliamo naturalmente …
Per molti startupper sono semplicemente un luogo in cui acquisire conoscenze e competenze altrimenti difficilmente accessibili. Per altri sono invece grandi contenitori di esperienze in cui alimentare una crescita più veloce. Per latri ancora sono un vero e proprio sogno, considerato che – d’altronde – da essi sono usciti alcuni big come Google.
Parliamo naturalmente degli incubatori di startup che, in estrema sintesi, promettono alle nuove idee imprenditoriali di acquisire tutto quello che occorre. Ambienti in cui ai giovani imprenditori vengono offerti strumenti di qualità per poter cercare di spiccare il volo, in cambio di vincoli o partecipazioni che stringono un rapporto più forte tra l’incubatore e la startup.
Ma come funzionano davvero gli incubatori? Quali sono i vantaggi? E quali i rischi?
Proviamo a rivelare tutta la verità sugli incubatori, condividendo qualche spunto per non sbagliare!
Come funzionano gli incubatori: le call for proposal
Anche se ogni incubatore potrebbe scegliere autonomamente il proprio funzionamento, generalmente il punto di partenza del loro servizio è la c.d. call for proposal: una chiamata alle armi, con cui si attirano i nuovi imprenditori nell’auspicio di trovare qualche startup potenzialmente valida.
A quel punto, terminata la selezione, si procede con l’accordo con la nuova o futura impresa. Anche se non ci sono strade predeterminate, di norma l’impresa che entra nell’incubatore cede una percentuale delle quote societarie in cambio di un finanziamento e/o di mezzi non finanziari che servono a sostenere l’idea di business. Molto spesso chi entra nell’incubatore ottiene un finanziamento che deve tuttavia essere impiegato per acquistare servizi dello stesso incubatore, almeno in buona parte.
Quali servizi propone l’incubatore
Ma quali sono i servizi che sono proposti dall’incubatore? Anche in questo caso, ciascun incubatore potrebbe ben proporre gli strumenti che ritiene più utili per il benessere e il buon funzionamento delle startup, anche se in generale è possibile ritrovare alcuni servizi ricorrenti come:
- spazi di lavoro attrezzati
- luoghi di riunione e di incontro
- consulenze contabili, fiscali, legali
- tutorship
- partner con altri professionisti
Quanti sono gli incubatori in Italia
Il numero degli incubatori in Italia dipende da cosa intendiamo per tale termine. Se infatti ci rivolgiamo ai soli incubatori certificati, il numero non arriva a 50: abbiamo una lista di incubatori certificati aggiornata mensilmente, che ti invitiamo a consultare per saperne di più su quali siano quelli della tua regione e come contattarli.
Se invece ci riferiamo, più ampiamente, a tutti gli incubatori e acceleratori, a inizio d’anno ne venivano censiti poco più di 160, in gran parte privati (quelli pubblici sono meno di 30, mentre più o meno una quarantina sono quelli nati dalla collaborazione tra pubblico e privato).
Come scegliere il giusto incubatore per la propria startup
Con un panorama così ampio, scegliere il giusto incubatore per la propria startup potrebbe non essere facilissimo. E, si intende, molto spesso i criteri per valutare la bontà di un incubatore non sono quantitativi, ma qualitativi, difficilmente percepibili e apprezzabili dall’esterno.
Proprio per questo motivo giova cercare di compiere una valutazione quanto più possibile oggettiva dell’incubatore, traendo spunto da alcune determinanti non facilmente piegabili alla personalizzazione. In questo senso, un criterio che potrebbe essere d’aiuto per valutare l’affidabilità di un incubatore e la qualità del suo servizio, è conteggiare il numero e il valore delle exit, ovvero degli eventi di uscita del capitale di una startup con vendita delle partecipazioni. Ovvero, la fine del percorso comune tra incubatore e startup.
Ricordiamo infatti che l’incubatore ha come principale obiettivo quello di sostenere il business della startup per monetizzare il proprio investimento. Ovvero, schematizzando:
- acquisire le partecipazioni di minoranza della startup in cambio del coinvolgimento all’interno di un processo di sviluppo che possa poggiare sui servizi offerti dall’incubatore
- seguire le fasi di crescita della startup all’interno di un ambiente protetto e guidato, in cui l’incubatore svolge un ruolo fondamentale per accompagnare l’idea imprenditoriale verso nuovi livelli di efficienza e scalabilità
- una volta che la startup è in grado di spiccare il volo in autonomia, vendere le sue partecipazioni ottenendo una plusvalenza.
Insomma più un incubatore è in grado di farsi pagare la propria quota e più vuol dire che è stato abile a valorizzare le potenzialità di una startup.
Meglio un incubatore privato o un incubatore pubblico?
Uno dei grandi e falsi miti del mondo delle startup che si avvicinando al mondo degli incubatori è che quello pubblico sia meglio di quello privato (in alcuni casi, per diversi startupper, viceversa). Ma da dove sorge questa visione?
Per comprenderlo, ricordiamo che – al di là delle particolarità operative che potrebbe avere – un incubatore è un’impresa a tutti gli effetti. E, come tale, ha l’obiettivo di avere i “conti in regola” e di generare un utile per i suoi azionisti.
Rivolgersi a un incubatore pubblico, da questo punto di vita, potrebbe rappresentare una sicurezza in più. L’incubatore pubblico avrà infatti dalla sua la possibilità di attingere dai conti, appunto, pubblici. Ma non è affatto scontato che attingere ai conti pubblici sia una garanzia di qualità, considerato che un conto sono i mezzi propri o finanziamenti su cui far valere la propria attività, e un conto è la sostenibilità della propria iniziativa di incubazione, che dovrà pur sempre essere assicurata, nel lungo termine, sia nel caso di struttura pubblica che privata.
Gli svantaggi degli incubatori di startup: a cosa devi fare attenzione
Se fino a questo momento abbiamo parlato in modo positivo degli incubatori di startup, è bene rammentare come nemmeno queste strutture siano certo prive di punti di cautela e di attenzione.
In primo luogo, bisogna ben chiarire quali sono i termini di partecipazione all’incubatore e che cosa l’incubatore chiede in cambio alla startup. Bisogna cedere delle azioni o delle quote di partecipazione? Ci sono degli altri vincoli contrattuali che potrebbero legare la libertà dell’imprenditore?
In aggiunta a ciò, è bene – purtroppo – ricordare che non tutti gli incubatori potrebbero essere così propensi a far crescere la startup come potrebbe manifestare la loro mission. Anzi, nella peggiore dei casi potrebbe avvenire esattamente il contrario, perché a una impresa più piccola è più facile vendere le consulenze che vengono proposte all’interno dell’incubatore, o attraverso dei collaboratori con cui l’incubatore ha delle convenzioni.