Diffusione tra le startup dell’AI, cosa devi sapere
Secondo una ricerca dell'acceleratore B-PlanNow le startup usano tecnologie basate su Intelligenza Artificiale, soprattutto in fase early stage, ma la qualità degli output ottenuti è soddisfacente solo nel 65% dei casi
La diffusione tra le startup dell’AI è decisamente più significativa rispetto a quanto accade tra le PMI. Secondo un recente studio dell’incubatore B-PlanNow, infatti, si attesta al 20% per le aziende neo costituite, mentre è pari a solo il 5,3% per le Piccole e Medie Imprese. Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia, nel 2022, ha raggiunto un valore pari a 422 milioni di euro, che corrisponde a un significativo +21,9% rispetto al 2021 e dovrebbe superare i 700 milioni entro il 2025 (fonte: Anitec-Assinform).
Il dato più interessante riguarda il grado di soddisfazione del campione intervistato rispetto all’utilizzo degli strumenti di Artificial Intelligence. Solo il 65% dei founder di startup si dichiara pienamente contento degli output ottenuti, mostrando dei dubbi sulla reale qualità dei risultati (nel 78% dei casi) e sulla capacità dei software di AI di rispondere davvero alle necessità lavorative (89%).
Perché le startup usano l’AI?
L’indagine di B-PlanNow evidenzia il fatto che la diffusione tra le startup dell’AI sia vicina al 20% (in realtà il dato preciso è 19,4%) un dato più basso rispetto a quello delle grandi imprese, che si attesta a 24,3%, ma comunque molto più significativo rispetto a quello delle PMI. Nel complesso, le tecnologie basate su intelligenza artificiale servono alle startup soprattutto per far fronte ai problemi legati alla scarsità delle risorse economiche e umane, come spiega Nicola Zanetti, CEO e founder di B-PlanNow. Quindi la diffusione tra le startup dell’AI ha ragioni diverse rispetto a quelle che stanno dietro all’uso dell’Artificial Intelligence delle multinazionali, a partire da ciò che riguarda lo sviluppo stesso del business. Scopriamo alcuni dettagli.
- Il 24% delle startup usa tool di AI per generare idee di business utili a crescere o sviluppare il proprio progetto, in particolare Ideas AI, uno strumento di brainstorming basato su GPT-3 by OpenAI, adatto a chi si approccia per la prima volta ad alcuni paradigmi propri dello startupping.
- Il 23% delle startup intervistate da B-PlanNow usa o ha usato tool di AI per supportare la validazione del modello di business. Parliamo ad esempio di ValidatorAI. Questo tipo di strumenti non è in grado di sostituire (ovviamente) il confronto effettivo con gli investitori e con il mercato e ma aiuta a costruire efficacemente un Minimum Valuable Product.
Gli strumenti di AI anche per il naming e i testi del sito
«I dati mostrati dalla nostra ricerca – sottolinea Nicola Zanetti – dipingono un quadro ancora molto fluido, perché in costante evoluzione. In B-PlanNow caldeggiamo l’uso di tecnologie sempre più avanzate ma un percorso business di successo non può prescindere dalle capacità e dalla volontà degli imprenditori, che devono essere focalizzati sull’obiettivo e supportati da consulenti esperti».
B-PlanNow ha anche scoperto che, del campione intervistato, il 51% ha sfruttato l’intelligenza artificiale per trovare un nome originale ed efficace per la propria impresa. A questo scopo le applicazioni più usate dai neo-imprenditori sono Namewink, Looka (per il logo e la brand image) e Namelix.
L’84% dei founder e dei team di startup si è poi affidato alle AI per scrivere dei testi, ad esempio quelli per il sito o le descrizioni dei prodotti. Ma anche per scrivere parti di codice (in questo caso la percentuale scende al 72%). Queste operazioni infatti sono ritenute ripetitive e onerose in termini di tempo e quindi più interessanti da “demandare” a una intelligenza artificiale.
Per saperne di più su B-PlanNow, acceleratore di startup per progetti in fase di avvio, visita il sito https://b-planno