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Crowdinvesting, il mercato è in buona salute nonostante qualche segno meno

Il mercato italiano del crowdinvesting, secondo l’Osservatorio del PoliMI, cresce del 27% rispetto ai dati 2021, ma l’ultimo trimestre 2022 segna dei rallentamenti, soprattutto nel comparto equity non immobiliare

Non è una sorpresa il fatto che il mercato del crowdinvesting, dopo 7 anni di crescita costante semestre dopo semestre, nell’attuale situazione di incertezza e in un contesto dominato dall’inflazione abbia subito una battuta di arresto, che riguarda in particolar modo il trimestre del 2022 e il collocamento di quote di capitale di rischio.

Forse l’instabilità, scatenata dalla pandemia prima e dall’invasione dell’Ucraina poi, non ha fatto altro che rafforzare la storica propensione degli italiani alla cautela e al risparmio, che secondo il più recente Rapporto Censis-Assogestioni si attesta intorno al 13,1% del reddito disponibile.

Una quota rilevante dei risparmi è ferma sui conti correnti bancari e sui depositi, che ad oggi rappresentano il 32,1% del totale delle attività finanziarie. Gli italiani sono un popolo previdente, tra i più “cauti” al mondo, sempre pronti a far fronte agli imprevisti e per questo forse un po “timidi” negli investimenti. Nei due anni di pandemia, la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è aumentata di 334 miliardi di euro, secondo i dati della Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani).

C’è quindi un interessantissimo bacino di potenziali fondi che se “scongelati”, anche solo in parte, potrebbero dare un importante contributo allo sviluppo del tessuto imprenditoriale del Paese, finanziando progetti di startup e PMI (innovative e non) grazie all’intermediazione dei portali di crowdinvesting. Questi stessi fondi, se lasciati sui conti, verranno invece erosi dall’inflazione. Vediamo allora come sta il mercato del crowdinvesting e quali sono i potenziali sviluppi per il prossimo futuro. 

Un anno complessivamente positivo

Secondo l’Osservatorio del PoliMI i flussi del secondo semestre 2021 e del primo semestre 2022 crescono complessivamente del 27%, per un totale di 430,6 milioni raccolti sommando comparto equity e lending. Negli ultimi 12 mesi ha performato bene soprattutto l’immobiliare, che segna un +12,9% per quanto riguarda la raccolta di capitale e un solido + 56,7% se guardiamo al social lending di tipo business.

La raccolta di capitale mediata dai portali autorizzati da Consob sul mercato non immobiliare è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 10%, guadagnando invece il 12,9% nel segmento immobiliare. Cresce sensibilmente la raccolta sui minibond, parliamo di un + 68,8% portato a casa da soli 3 portali (Crowdfundme, Opstart e Fundera). Si tratta però di un mercato giovane che tre anni fa ancora non esisteva. Oggi le piattaforme sono 8, 5 nuove realtà hanno appena iniziato a operare. Infine vola a doppia cifra il segmento lending rivolto agli investitori consumer, che registra un +51,7% su base annuale, anche se la parte non immobiliare legata ai prestiti alle imprese ha totalizzato una crescita pari a solo il 10%.

I primi segni meno dopo sette anni

Come abbiamo già sottolineato, nel 2022 per la prima volta dopo 7 anni, si registrano i primi segni meno, dovuti soprattutto all’andamento dell’industria del crowdinvesting negli ultimissimi mesi.

Complessivamente le piattaforme monitorate dall’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano sono 90, anche se quelle attive che hanno condotto almeno una campagna di raccolta sono decisamente meno.

Andando ad analizzare solo i numeri dell’ultimo semestre scopriamo che il mercato nel complesso segna un -2,2%, chiudendo con una raccolta totale di 212,91 milioni di euro contro i 217,69 milioni del secondo semestre 2021. Di fatto rispetto al primo semestre del 2021 i valori del primo semestre 2022 sono comunque maggiori, quindi sarà da vedere cosa succederà nei prossimi sei mesi per tirare davvero le somme.

Scorporando i dati scopriamo che alcuni comparti continuano a crescere mentre altri hanno subito una battuta di arresto rispetto all’ultimo semestre del 2021. In particolare l’equity non immobiliare che è sceso del 39,1%, mentre quello immobiliare è sceso di pochissimo. Peggiora poi il dato sulla parte lending per il prestito rivolto alle imprese non immobiliari, che registra una perdita del 12%.

Si mantiene alto il success rate dell’equity crowdfunding

Focalizzandoci sul comparto equity, l’Osservatorio registra l’attività di 51 piattaforme autorizzate da Consob alla data del 30 giugno 2022, con un numero di campagne chiuse positivamente complessivamente in crescita. Parliamo di 88 campagne andate a buon fine, 11 fallite e 47 ancora in corso al momento della chiusura del report; molte delle quali avevano già raggiunto l’obiettivo minimo necessario a portare avanti la campagna con successo.

Il dato più confortante di tutti è rappresentato dal success rate, rimasto sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno e molto vicino al 90% (per la precisione 88,9%, mentre la media generale dell’intero campione dal 2014 è pari a 79,3%). Questo accade, molto probabilmente, perché i team dei portali sono sempre più bravi a selezionare i progetti, scartando quelli che difficilmente potrebbero portare a casa la raccolta. I portali si concentrano sulle realtà che hanno un core business disruptive in grado di catalizzare l’attenzione della crowd, o che possono contare su una corposa waiting list di investitori pronti a partecipare (oppure entrambe le cose).

La raccolta di tipo equity, nel 2021, considerando i progetti chiusi sfiora i 150 milioni di euro. Il primo semestre 2022 è andato bene (58,9 milioni) ma meno del primo semestre 2021 (-9,7%) e decisamente peggio del secondo semestre 2021, quando sono stati raccolti ben 82,91 milioni di euro.

Un mercato altamente concentrato

Il mercato dell’equity crowdfunding è molto concentrato: delle 51 piattaforme autorizzate (il numero è lo stesso dell’anno scorso) solamente 27 hanno pubblicato almeno una campagna equity negli ultimi 12 mesi. Da luglio 2021 sono state concesse 8 nuove autorizzazioni, accompagnate però da altrettante rinunce e cancellazioni.

Sono 5 i player che dominano il mercato, con il 73% delle 219 nuove campagne registrate negli ultimi 12 mesi. Le 3 piattaforme sul podio (considerando solo gli ultimi 12 mesi) sono Mamacrowd (51 collocamenti), BacktoWork (50) e CrowdFundMe (44).

Il mercato risulta molto concentrato anche rispetto alla raccolta, per forza di cose, perché le 3 piattaforme sul podio sono quelle che catalizzano la maggior parte delle risorse. Le 219 nuove campagne di raccolta di capitale di rischio sono state organizzate da 215 imprese diverse (con qualche caso di round in capo alla stessa impresa).

Altro dato interessante, nonostante il mondo dell’equity crowdfunding sia aperto anche alla PMI (innovative e non) il mercato è ancora dominato dalle startup innovative che rappresentano il 56% delle emittenti.

Vedremo crollare il numero delle piattaforme?

Anche se il mercato risulta piuttosto concentrato, il numero delle piattaforme online è forse eccessivo e rischia di disperdere l’interesse dei potenziali investitori e pure di scoraggiare gli indecisi. Questa potrebbe essere una delle cause dietro “i segni meno” registrati dal mercato del crowdinvesting. Ma le cose stanno per cambiare.

Sicuramente, anche a seguito della nuova normativa introdotta dal Regolamento Europeo sul crowdfunding, assisteremo a una sorta di livellamento del mercato. Alcuni modelli di business attualmente in essere non sopravviveranno, perché non riusciranno ad adattarsi alle nuove disposizioni introdotte dal Regolamento Europeo Sul Crowdfunding (ESCP).

Il 10 novembre 2023 (nuova data per la fine del periodo transitorio) segnerà un importante traguardo, quello di una disciplina del crowdinvesting  armonizzata tra i diversi Paesi europei. Ma quella data costituirà anche uno spartiacque tra un prima e un dopo. Una fase (quella che stiamo vivendo ancora oggi) in cui nel mercato operano tantissime piattaforme anche se non tutte attive o leader di mercato, e una fase di consolidamento piuttosto importante, che comporterà chiusure e acquisizioni. Pensiamo ad esempio al caso di Crowdfundme, che ha acquisito la piattaforma Trusters, specializzata in crowdfunding immobiliare.

La concorrenza si fa più agguerrita

«Stiamo assistendo già da un anno a questa parte a un consolidamento del mercato del crowdinvesting, prima di tutto tramite merge di piattaforme operanti in Paesi diversi. E ci aspettiamo un ulteriore consolidamento a valle del termine del periodo di transizione concesso per il recepimento della nuova normativa europea» ha sottolineato Francesca Passeri dello European Crowdfunding Network proprio in occasione della presentazione del 7° Report Italiano sul Crowdinvesting. «Il mercato europeo visto nel suo complesso diventa interessante per tutti gli operatori attivi in uno degli stati membri ma diventa interessante anche per coloro che operano in USA o nel mercato asiatico e che stanno avviando le procedure per diventare player a livello europeo» ha precisato.

La concorrenza si fa più agguerrita per le piattaforme italiane ed europee in generale e c’è già almeno un operatore UE che è riuscito a ottenere l’autorizzazione per lavorare in tutti e 27 gli Stati UE, rivolgendosi al regolatore spagnolo (anche se non è l’autorità competente del Paese di apertura della piattaforma).

La possibilità di unirsi, per le piattaforme, potrebbe diventare una strategia per fare fronte comune all’avanzata dei player esteri, diventando così un trend di settore.

L’invito a non perdere tempo

«Sebbene il regime transitorio in vista del recepimento dell’ESCP sia stato esteso, non ci saranno ulteriori estensioni e chi arriverà al 10 novembre 2023 dovrà sospendere l’attività fino al ricevimento dell’autorizzazione, la semplice richiesta non basterà per operare – precisa Diego Valiante (Commissione Europea). Entro novembre ci saranno almeno 10 o 15 piattaforme che saranno già autorizzate e potranno operare all’interno del nuovo regime europeo, tra cui Crowdcube. Invito le piattaforme italiane a muoversi al più presto per chiedere e ricevere l’autorizzazione».

I first mover, ovvero le prime piattaforme che opereranno in tutti i Paesi UE, avranno un indiscusso vantaggio rispetto agli altri, soprattutto rispetto alle piattaforme più indietro nel percorso di autorizzazione. Anche per questo non c’è tempo da perdere. Rincara la dose l’appello dell’Avvocato Alessandro Lerro (Assofintech). «Io prego tutti quanti, anche i colleghi avvocati, di subissare la Consob con le domande di autorizzazione affinché tutto ciò che ancora non è chiaro venga chiarito il prima possibile». Nonostante i segni meno il mercato del crowdinvesting è in fermento e sicuramente ci saranno delle novità interessanti nei prossimi mesi.

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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