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Criptovalute, 5 alternative a Bitcoin da tenere d’occhio nel 2018

Nell’ambito delle criptovalute, a Bitcoin – comunque vada a finire – andrà riconosciuto il merito di aver traghettato il comparto verso una nuova fase di maturazione. Basti considerare, d’altronde, che appena un anno e mezzo fa le transazioni in criptovalute erano assorbite dai bitcoin per almeno l’80%, e che la sua capitalizzazione sulla totale del …

Nell’ambito delle criptovalute, a Bitcoin – comunque vada a finire – andrà riconosciuto il merito di aver traghettato il comparto verso una nuova fase di maturazione. Basti considerare, d’altronde, che appena un anno e mezzo fa le transazioni in criptovalute erano assorbite dai bitcoin per almeno l’80%, e che la sua capitalizzazione sulla totale del valore di mercato delle criptovalute, era all’epoca di quasi il 90%.

Oggi giorno le cose sono cambiate, e non di poco. In tutto il mondo esistono almeno 1.500 valute digitali (ma il numero è di difficile stima), e Bitcoin rappresenta circa un terzo della capitalizzazione sul dato aggregato. Il che significa, in altri termini, che con il passare dei mesi hanno preso rapidamente piede altre ottime alternative alla valuta di Satoshi Nakamoto, con le quali sarebbe opportuno ottenere una migliore familiarità.

Per stuzzicare un po’ di curiosità, o orientare qualche consapevolezza in più nelle vostre strategie di diversificazione, di seguito abbiamo individuato 5 criptovalute alternative che potrebbero fare al caso vostro, e caratterizzare in modo decisivo questo 2018.

Ethereum

La nostra breve panoramica non può che cominciare con ether, da tempo considerata come la principale alternativa a Bitcoin. In realtà, non sono pochi coloro che ritengono che Ethereum possa presto diventare il punto di riferimento più importante nel mercato delle criptovalute grazie all’utilità della sua sottostante tecnologia blockchain, ovvero del suo libro mastro digitale, distribuito e decentralizzato, e responsabile della registrazione delle transazioni in modo trasparente e immutabile.

Sono due i fattori che potrebbero permettere davvero a Ethereum di emergere rispetto a Bitcoin. Innanzitutto, la tecnologia blockchain di cui abbiamo già fatto cenno, che si sta dimostrando estremamente versatile, flessibile e affidabile. Non sono poche le banche e le istituzioni finanziarie che hanno scelto di testare la blockchain di Ethereum per poter accelerare i processi di convalida e di regolamento delle transazioni. E non sono pochi gli operatori commerciali stanno valutando come usare la blockchain di Ethereum per tenere traccia delle merci che si muovono attraverso la catena di approvvigionamento, in tempo reale e in modo più sicuro e inviolabile.

Sebbene non tutti i settori trarranno necessariamente beneficio dalla blockchain, è anche vero che il network sottostante di Ethereum può garantire una versatilità difficile equiparabile con quella di Bitcoin & co.

In secondo luogo, non bisogna sottovalutare la possibilità di poter inserire smart contract, contratti intelligenti, ovvero protocolli integrati in una rete blockchain che fungono da “linee guida” per l’esecuzione di processi. Immaginiamo – a titolo di esempio – che una società desideri acquistare più prodotti quando le sue vendite raggiungono un certo livello: i contratti intelligenti possono permetterlo in modo facile e verificabile, grazie a un meccanismo che è legalmente vincolante tra le parti.

Insomma, utilità versatile della blockchain e business dei contratti intelligenti potrebbero dare a Ethereum una buona spinta per superare Bitcoin ne prossimo futuro.

Litecoin

Una delle leve che dovrebbe spingere le criptovalute verso un più ampio utilizzo è certamente quella della loro fruizione come mezzo di scambio, piuttosto che di asset di investimento speculativo. Ebbene, Litecoin sta cercando di fare proprio questo, ambendo a collaborare con il maggior numero possibile di operatori.

Anche in virtù di questo, Litecoin ha ottenuto buoni risultati nel suo tentativo di colmare il gap su Bitcoin in termini di transazioni giornaliere totali. Secondo i dati forniti da BitInfoCharts.com, ad esempio, dal 2016 ad oggi i bitcoin hanno generato tra le 150.000 e le 300.000 transazioni al giorno, mentre nel contempo Litecoin è cresciuto da meno di 10.000 transazioni al giorno di un anno fa, alle 25.000 – 35.000 transazioni al giorno nell’ultimo mese. Con un tempo medio di elaborazione del blocco di soli 2 minuti, Litecoin offre inoltre dei tempi di convalida e di liquidazione significativamente più rapidi del suo principale concorrente.

Tuttavia, nemmeno Litecoin è un progetto perfetto. Data la sua evidente potenziale efficienza, il team di sviluppo di Litecoin sta lavorando alacremente per migliorare i punti di forza della valuta ed evitare nuovi flop come quelli che qualche tempo fa aveva visto il lancio di LitePay, una piattaforma di pagamento progettata per supportare Litecoin, ma sviluppata indipendentemente da Litecoin. Sfortunatamente, LitePay non è mai stato all’altezza del progetto originario, determinando qualche evidente insoddisfazione nella community di Litecoin.

Monero

Monero è un’altra ottima alternativa alla criptovaluta più conosciuta del mondo e, nel medio termine, potrebbe realmente giocare le sue carte per poter rimuovere Bitcoin dal trono di token virtuale più importante. Ma perché?

Uno dei principali punti distintivi di Monero è la sua attenzione per la privacy e per l’anonimato delle transazione. Monero ha infatti lavorato alacremente per poter migliorare ciò in cui molte reti peccano: diverse blockchain non sono infatti così “riservate” come si potrebbe pensare, e non sono pochi i casi in cui si riesca comunque a rivelare il mittente e il destinatario dei fondi, nonostante l’apparente segretezza dell’operazione.

Valute come Monero cercano invece di “mascherare” più accuratamente i dati delle parti in causa, e anche quanti soldi sono stati inviati tra due indirizzi. Il meccanismo è abbastanza complesso (è un po’ come se le transazioni avvenissero non tra due persone ma tra due gruppi di persone, senza poter sapere chi fosse il vero mittente e destinatario del denaro), ma altresì piuttosto solido.

Insomma, una buona alternativa per chi vuole aggirare le reti bancarie tradizionali. E proprio per questo, spesso Monero è stato al centro di qualche accusa di poter essere al “servizio” (involontario) di attività criminali. Anche in virtù di ciò, e considerato come sta cambiando la regolamentazione in tal senso, non sono escluse evoluzioni importanti nel progetto…

Stellar

Un’altra criptovaluta che si sta candidando a erodere quote di mercato a Bitcoin è Lumens, il token dietro cui si cela il progetto Stellar.

La blockchain di Stellar è salita recentemente e rapidamente alla ribalta della cronaca di settore per diversi aspetti. Innanzitutto, si tratta di una rete molto veloce, considerato che la maggior parte delle transazioni può essere convalidata nel giro di soli 2-5 secondi. Anche se ciò potrebbe non sembrare tanto impressionante quanto una transazione in tempo reale, in realtà si tratta di tempistiche molto più veloci rispetto ai pagamenti “tradizionali”. In secondo luogo, come Ethereum, Stellar incorpora l’uso di contratti intelligenti, consentendo così alle imprese di personalizzare rapporti legalmente vincolanti nella propria rete.

Partendo da questa base, Stellar ha siglato alcune partnership piuttosto importanti. Ad esempio, Lumens viene utilizzata su un progetto di blockchain di IBM presso una dozzina di importanti banche nell’area Sud Pacifico per accelerare i pagamenti e la convalida delle operazioni. Ancora prima, l’indiana ICICI Bank aveva lavorato con Stellar per trovare soluzioni di blockchain che potessero aumentare la velocità di elaborazione delle transazioni nel mercato locale

VeChain Thor

Chiudiamo infine con un nome… a sorpresa, ma non troppo. Se dovessimo focalizzarci esclusivamente sulle applicazioni blockchain non valutarie, VeChain Thor potrebbe infatti essere l’alternativa più probabile per tirar giù Bitcoin dal podio delle monete digitali più importanti. Ma perché?

VeChain Thor è una società blockchain-as-a-service che si concentra principalmente sulla logistica della supply chain. Più concretamente, VeChain Thor utilizza blockchain e Internet of Things per tenere traccia dei prodotti in tempo reale, mantenere i prodotti contraffatti fuori dalle catene di fornitura e consentire ai rivenditori e ai grossisti di verificare come i prodotti vengono coinvolti nei test di controllo qualità.

Con simili prerogative, VeChain Thor ha attirato l’attenzione di moltissimi big della logistica, e non solo. In primo luogo, ha collaborato con il servizio di garanzia globale DNV GL per permettere ai rivenditori di tracciare i prodotti in tempo reale. Successivamente, nello scorso febbraio, la società ha annunciato di aver stretto un’intesa con BMW, con VeChain Thor e la sua blockchain che aiuteranno la compagnia auto tedesca a monitorare la catena di fornitura dei ricambi auto.

Come se non bastasse, VeChain Thor è stata anche la prima valuta digitale a superare il Cryptocurrency Disaster Recovery Plan (CDRP), secondo le analissi di PwC. Il CDRP funge da stress test per il mercato delle criptovalute, ipotizzando che gli asset siano sottoposti a una dura serie di minacce endogene ed esogene.

Insomma, anche se è probabilmente uno dei progetti meno al centro delle attenzioni critpovalutarie, attenzione a non sottovalutarlo…

 

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