Google continua a chiudere servizi che non funzionano: ora tocca ad Allo
Il 2018 è stato un anno da dimenticare per Google che dopo il social network Google+ e l’app per abbreviare gli indirizzi Internet goo.gl ha ora deciso di chiudere anche la sua app di messaggistica Allo. In tutto ad oggi sono ben 45 i prodotti su cui a Mountain View si sono investiti montagne di …
Il 2018 è stato un anno da dimenticare per Google che dopo il social network Google+ e l’app per abbreviare gli indirizzi Internet goo.gl ha ora deciso di chiudere anche la sua app di messaggistica Allo. In tutto ad oggi sono ben 45 i prodotti su cui a Mountain View si sono investiti montagne di dollari per poi doverli chiudere. A ben vedere si tratta in tutti i casi di settori in cui il gigante dei motori di ricerca è arrivato in ritardo sulla concorrenza e non è riuscito a ricavarsi uno spazio sufficiente per andare avanti. L’esempio più clamoroso resta il social network Google+ che ha dovuto arrendersi di fronte al predominio di Facebook, ma anche per l’app di messaggistica Allo le ambizioni di rincorrere un’app dal successo travolgente come WhatsApp erano alte, mentre i risultati si sono rivelati nettamente deludenti. Questo non significa che l’azienda stia andando male, solo che i suoi dirigenti preferiscono tagliare subito i rami secchi piuttosto che appesantire la struttura. Si tratta di un comportamento tipico della cultura americana, per cui la capacità di metabolizzare il fallimento rappresenta il primo passo verso il successo.
La capacità di metabolizzare il fallimento rappresenta il primo passo verso il successo
Sergey Brin, uno dei due fondatori di Google, parlando di questo tema ad un summit di Google Ventures, ha raccontato che prima di lavorare con Larry Page al progetto di un nuovo motore di ricerca si era occupato di un servizio via fax per l’ordinazione di pizza a domicilio. Ma la cosa non decollò e lui decise che non valeva la pena andare avanti. A posteriori si rivelò la scelta migliore della sua vita.