Mobilità elettrica, facciamo il punto sul mercato
Dopo una leggera contrazione nelle vendite di auto elettriche, lo scorso anno, i primi mesi del 2023 mostrano una ripresa, mentre il numero di infrastrutture installate è in crescita costante. Cosa funziona e cosa c’è ancora da fare nel campo della mobilità sostenibile in Italia.
La mobilità elettrica in Italia mostra segnali positivi e grande fermento, ci sono però una serie di criticità da affrontare. La crescita del numero di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici ci racconta che l’Italia sta continuando il suo cammino verso la transizione elettrica, ma c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere lo stadio di sviluppo di altri Paesi europei, come la Germania o la Francia.
Abbiamo coinvolto alcuni esperti del settore per analizzare quali sono le caratteristiche peculiari del mercato della mobilità elettrica italiano. Stiamo parlando di:
- Simone Franzò del Gruppo di Ricerca Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano;
- Alessandro Vigilanti CEO e co-founder di GASGAS, startup che si occupa dell’installazione e della gestione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici;
- Stefano Cavriani, tra i soci fondatori di Ego Energy, azienda di trading di energia.
I dati sulle auto elettriche
Il settore della mobilità elettrica cresce, non solo in italia ma più in generale nel contesto europeo. Se guardiamo ai dati di consuntivo per il 2022 relativamente alle autovetture nel nostro Paese c’è stata una leggera flessione nelle vendite. Sono state immatricolate circa 120 mila auto elettriche che rappresentano il 9% delle immatricolazioni totali. Quindi poco meno di 1 auto su 10 tra quelle vendute l’anno scorso in Italia è elettrica.
Sono numeri più bassi rispetto al 2021, per la prima volta dopo anni di crescita esponenziale.
Questo è accaduto per diverse ragioni, sicuramente hanno avuto il loro peso le modifiche del Governo relative agli incentivi (l’ecobonus) e l’aumento del costo dell’energia legato alla guerra Russo-Ucraina. Ma anche e forse soprattutto le difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime e della componentistica (come i microchip), che ha colpito l’intero settore automotive, provocando tempi di consegna delle vetture nuove davvero biblici.
L’opinione dell’Osservatorio del PoliMi
«I motivi di stallo citati sembrano ora superati, e il numero delle vendite delle auto elettriche è tornato a crescere nei primi mesi del 2023, nonostante i dati italiani siano molto lontani da quelli di altri mercati più evoluti. Anche senza guardare ai Big internazionali del settore, come per esempio la Cina, è chiaro che il nostro Paese non ha oggi una posizione di avanguardia nel panorama europeo – spiega Simone Franzò –.
Facendo dei confronti realistici con quelli che sono paesi che possiamo definire “nostri pari” scopriamo che le auto elettriche immatricolate in Germania nel 2022 sono oltre 800 mila, quindi quasi 1 auto su 3 (per la precisione il 31%). È vero che si tratta di un mercato più grande ma sicuramente anche più maturo. Mentre in Francia sono il 22% e in UK il 23%. Il Paese di fatto più simile a noi numericamente parlando è la Spagna, che si attesta su un 10% di auto elettriche immatricolate».
I dati sulle colonnine di ricarica
Lato infrastrutture lo scenario è sicuramente più interessante, perché l’Italia partiva da zero e in poco tempo il numero dei punti di ricarica sta crescendo esponenzialmente.
L’ultimo consuntivo a disposizione dell’Osservatorio del PoliMi relativo alla mobilità elettrica risale a maggio 2023 e registra circa 41 mila punti di ricarica ad accesso pubblico, che corrispondono grossomodo a 20 mila colonnine funzionanti, quando soltanto due anni fa i punti di ricarica erano la metà (poco meno di 10 mila). Un ritmo di installazioni davvero sostenuto. Andamento che ritroviamo riflesso nei dati che raccontano la situazione della rete di ricarica privata, che comprende sia i punti per la ricarica elettrica all’interno delle abitazioni sia le colonnine aziendali.
A fine 2022 il numero di questa tipologia di colonnine era pari a 350 mila unità, anche per effetto del Superbonus 110%, che tra i cosiddetti lavori trainati da quelli principali (come il cappotto e gli interventi sull’efficientamento energetico) prevedeva l’installazione di wall box per la ricarica delle auto elettriche. Un boost molto significativo per il mercato che ha permesso di installare circa 250 mila punti di ricarica domestici in 12 mesi.
«Attualmente il mercato della ricarica privata è prevalente rispetto a quello pubblico, ma ci aspettiamo che presto questa tendenza si invertirà, al crescere del numero di veicoli elettrici su strada. Mentre oggi la maggioranza dei possessori di un veicolo elettrico dispone di un punto di ricarica domestico, domani questo sarà sempre meno vero e la ricarica pubblica acquisirà maggiore importanza» sottolinea Franzò.
Criticità e opportunità del contesto italiano
Le colonnine adibite alla ricarica elettrica presenti su autostrade e nodi autostradali sono solo 496 secondo il più recente rapporto di Motus-E. La presenza dei punti di ricarica sulle strade di lunga percorrenza italiane è forse uno degli elementi più critici per la crescita del settore. In generale, gli esperti si aspettano che il numero di colonnine ad accesso pubblico debba almeno raddoppiare nei prossimi 5 anni. Alcune stime parlano di un ordine di grandezza pari ad almeno 100 mila colonnine ad accesso pubblico entro il 2030.
La carenza di colonnine sulle autostrade, nello specifico, va colmata per abilitare gli e-driver ai viaggi di lungo raggio, ma non è l’unico problema del mercato italiano della mobilità elettrica. Le infrastrutture andrebbero sviluppate con l’obiettivo di rendere più omogenea la situazione dal nord al sud del Paese. Oggi la quantità di punti di ricarica va di pari passo con le immatricolazioni: i numeri si fanno sempre più scarsi man mano che dal nord si scende al centro, per rasentare lo zero al sud e nelle isole.
La questione della potenza di ricarica
C’è un’altra criticità molto importante, quella relativa alla potenza di ricarica. Storicamente, la maggioranza dei punti di ricarica disponibili in Italia (sempre secondo l’Osservatorio del PoliMi) apparteneva alla categoria definita “normal charge”, la più lenta. La ricarica fino a 22 kW richiede un tempo che si misura in ore, mentre le colonnine Fast Charge da 50, 100 o 150 kW richiedono decisamente meno tempo, e quelle più all’avanguardia, le Ultra Fast da 350 kW, ricaricano nell’ordine di poche decine di minuti. In Italia, storicamente, c’è molta carenza di colonnine Fast, anche se i numeri stanno crescendo per assecondare finalmente le necessità degli e-driver.
L’evoluzione della Rete di ricarica
«Nella nostra esperienza di installatori e gestori di colonnine per la ricarica elettrica uno dei trend più interessanti del momento è quello relativo all’ambito turistico. Stiamo installando molte colonnine in collaborazione con i comuni e questi comuni sono soprattutto quelli a più alto flusso turistico – spiega Alessandro Vigilanti di GASGAS –. Sicuramente è importante leggere i dati per capire cosa succede e come muoversi così da investire nel settore e promuoverne la crescita.
I Paesi UE dove si acquistano più auto elettriche sono ad esempio Francia e Germania: questi turisti amano trascorrere le vacanze in Italia. Al momento della prenotazione, ovviamente, scelgono quei luoghi e quelle strutture che mettono loro a disposizione uno o più punti per ricaricare la propria auto.
Tale tendenza rappresenta una sfida interessante anche per noi come gestori, perché c’è da pensare a una struttura di ricarica non più dedicata solo agli italiani ma anche agli stranieri, che possa essere usata comodamente da tutti e che offra assistenza almeno in lingua inglese. La necessità di ricaricare l’auto elettrica in vacanza, inoltre, sta crescendo anche per gli italiani. Nel prossimo futuro la colonnina per la ricarica dei veicoli elettrici in hotel, villaggi vacanza e nei paesi turistici sarà qualcosa che daremo per scontato. Esattamente come il Wi-Fi o l’aria condizionata».
Burocrazia e mobilità elettrica in Italia
Tra le criticità proprie del sistema italiano Vigilanti annovera anche i tempi necessari a installare le colonnine di ricarica, che sono piuttosto lunghi, sia quando il luogo di interesse è pubblico sia quando è privato. Mediamente ci vogliono dei mesi per finalizzare un progetto, soprattutto per quanto riguarda le autorizzazioni che è necessario ottenere e l’allaccio alla Rete. C’è ancora tanta burocrazia.
Inoltre, GASGAS ha scelto di alimentare le sue colonnine solo con energia proveniente da fonti rinnovabili ma non è sempre così. Vediamo perché.
Da dove arriva l’energia elettrica per questo mercato?
Puntare sull’elettrificazione e quindi sulle fonti di energia rinnovabili non è solo una questione ambientale ma ha anche degli importanti risvolti economici, che rappresentano un vantaggio per il Paese. Quanto accaduto lo scorso anno con l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia ci ha insegnato definitivamente che dipendere da fonti fossili non autoprodotte non solo è poco conveniente ma anche in alcune misure pericoloso.
Avere una capacità di generazione propria, realizzata con fonti rinnovabili, è più conveniente, strategico e sicuro ed è qualcosa che va al di là dei soli benefici per il mercato della mobilità elettrica, anche se proprio l’elettricità è la fonte di energia necessaria per la auto elettriche. Ma da dove arriva?
«Il mondo dell’energia elettrica italiano, ad oggi, dipende principalmente dal gas – spiega Stefano Cavriani di Ego Energy –. Nel nostro Paese registriamo un consumo di energia elettrica pari a 300 milioni di Megawattora (MWh) all’anno. Ogni casa consuma tra i 2 e i 3 MWh all’anno. I 300 milioni sono per ⅓ consumati dai privati, ⅓ dalla grande industria e ⅓ dalla piccola e media industria, che nel nostro paese rappresenta una componente dell’economia fondamentale.
“Solo” 100 milioni di Megawattora di tutta questa energia di cui stiamo parlando proviene da fonti di energia rinnovabili. Per la metà dall’idroelettrico, che è per noi è una fonte storica e molto importante da preservare. L’altro 50% proviene dal solare, dal fotovoltaico e dall’eolico (e solo in misura minore da altre fonti come quella geotermica o le biomasse)».
Il futuro dell’energia per il mercato delle auto elettriche (e non solo)
Il futuro dell’energia è soprattutto il solare fotovoltaico, perché è la fonte diciamo più facile da sfruttare. Qualunque spazio più o meno pianeggiante che non sia all’ombra può essere usato per installare dei pannelli fotovoltaici e per produrre energia. L’Italia si è data l’impegno ufficiale, nei confronti dell’Europa, di triplicare la potenza nominale installata, passando dagli attuali 25 mila megawatt di impianti fotovoltaici a circa 75 mila entro il 2030. L’eolico invece dovrebbe raddoppiare. Questi piani istituzionali, a detta degli stessi operatori di settore, sono piuttosto realistici, quindi l’Italia dovrebbe riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati, cosa che farà gioco anche al settore della mobilità elettrica.
Entro il 2030 dovremmo avere a disposizione una base molto maggiore di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, che ci permetterà di “muovere” il parco di veicoli elettrici e alimentare i punti di ricarica. Questo grazie a un circuito virtuoso di produzione e consumo.
Contemporaneamente, andrà a diminuire l’uso di gas e combustibili fossili per la produzione di energia elettrica e saremo molto meno soggetti alla volatilità dei prezzi del mercato mondiale e alle questioni di natura geopolitica. Queste sono decisamente buone notizie, per il mondo della mobilità elettrica e non solo.