I 10 fallimenti di startup più clamorosi della storia
Grandi progetti, grandi raccolte, grandi investimenti. Si parla spesso di startup che riescono, ma purtroppo ci sono anche progetti che falliscono e in questi casi è importante farsi un'idea dei motivi e prestare attenzione a cosa possiamo imparare da essi.
Grandi progetti, grandi raccolte, grandi investimenti. Si parla spesso di startup che riescono, ma purtroppo ci sono anche progetti che falliscono e in questi casi è importante farsi un’idea dei motivi e prestare attenzione a cosa possiamo imparare da essi. In questo articolo esploreremo i 10 fallimenti di startup più clamorosi del mondo, per vedere quali lezioni possiamo trarre dagli errori altrui.
Theranos
Theranos è stata una startup che si è concentrata sullo sviluppo di tecnologie per la diagnosi e il trattamento delle malattie. Purtroppo, la società è crollata a causa di accuse di frode e cattiva gestione. La fondatrice, Elizabeth Holmes, è stata accusata di aver ingannato gli investitori e le autorità sanitarie sulle reali capacità della tecnologia sviluppata da Theranos. Si stima che la società abbia perso oltre 9 miliardi di dollari prima del suo fallimento. Di recente, la sentenza che ha condannato Elizabeth Holmes a 11 anni di reclusione.
Juicero
Juicero era una società californiana che produceva una macchina per estrarre il succo dalle verdure e dalle frutte chiamata Juicero Press. La macchina utilizzava sacchetti di frutta e verdura pre-tagliati chiamati “pacs” che venivano inseriti nella macchina e premuti per estrarre il succo. La società è stata fondata nel 2013 da Doug Evans, e ha raccolto oltre 120 milioni di dollari in finanziamenti di venture capital da investitori di spicco. Juicero ha lanciato la sua macchina nel 2016 con un prezzo di 699 $, ma presto si è scoperto che gli utenti potevano ottenere gli stessi risultati premendo i pac con le mani, senza bisogno della macchina costosa. Ciò ha portato ad un calo della domanda e ad una crisi di fiducia nella società. Nonostante i tentativi di ridurre i prezzi e di migliorare il prodotto, Juicero non è riuscita a recuperare e nel 2017 ha annunciato la chiusura delle sue operazioni.
Fab.com
Fab.com era un sito e-commerce di design fondato nel 2010 da Jason Goldberg e Bradford Shellhammer. In soli 18 mesi, l’azienda è cresciuta in modo esponenziale, raccogliendo oltre 310 milioni di dollari di finanziamenti da investitori esterni. Tuttavia, nel giro di poco tempo si è rivelata una scommessa azzardata per gli investitori e nel maggio del 2017 la società è fallita. Fab.com non è riuscita a monetizzare in modo efficace il suo enorme traffico web e ha dovuto far fronte a pesanti perdite finanziarie. La mancanza di un piano di business solido e di un’adeguata gestione delle finanze hanno portato alla fine della startup.
Rdio
Rdio era un servizio di streaming musicale on-demand fondato nel 2010 da Janus Friis e Niklas Zennström, i co-fondatori di Skype. Il servizio ha offerto agli utenti la possibilità di ascoltare milioni di brani musicali su diversi dispositivi connessi a Internet, sia tramite abbonamento che tramite acquisto singolo. Nonostante Rdio avesse raccolto finanziamenti considerevoli e avesse acquisito una base di utenti fedeli, non è mai riuscito a competere con i suoi concorrenti più grandi come Spotify e Pandora. La società aveva anche preso un prestito di 100 milioni di dollari dal suo azionista principale, il gruppo giapponese Rakuten, nel 2012. Nel 2015, Rdio ha dichiarato fallimento e ha venduto i suoi asset a Pandora. Purtroppo, neppure personaggi molto esperti e con grandi capacità imprenditoriali sono esenti dai tipici fallimenti di startup.
MySpace
MySpace è stato uno dei primi social network popolari, lanciato nel 2003. Pochi pensano che sia da inserire tra i fallimenti di startup. Tuttavia, nel corso degli anni, è stato superato in popolarità da altri siti come Facebook e Twitter. Ci sono diverse ragioni per il fallimento di MySpace, tra cui un’interfaccia utente non intuitiva, la mancanza di innovazione e una scarsa gestione della sicurezza dei dati degli utenti. Inoltre, MySpace ha perso terreno a causa della crescita dei social media mobile, mentre MySpace era ancora principalmente un sito per desktop. Nel 2011, MySpace è stato venduto per 35 milioni di dollari, una frazione del valore di acquisto di 580 milioni di dollari nel 2005.
Homejoy
Homejoy era una società di pulizie domestiche on-demand fondata nel 2010 da Adora Cheung e Aaron Cheung. La società offriva servizi di pulizia domestica a prezzi accessibili tramite una piattaforma online, in cui gli utenti potevano prenotare e pagare. Homejoy è cresciuta rapidamente e ha raccolto oltre 100 milioni di dollari in finanziamenti da investitori di prestigio come Sequoia Capital, Google Ventures e Andreesen Horowitz. Nel 2014, però, Homejoy ha dovuto chiudere i battenti a causa della concorrenza aggressiva e della difficoltà nel generare profitti. Homejoy, di fatto, non è mai riuscita a generare abbastanza entrate per coprire i costi operativi. E questo è uno dei motivi più frequenti per i fallimenti di startup.
WeWork
WeWork è stata una società di uffici in condivisione fondata nel 2010 da Adam Neumann e Miguel McKelvey. La società ha offerto uffici condivisi e servizi di co-working in tutto il mondo, con una forte enfasi sulla cultura e sulla comunità. WeWork è cresciuta rapidamente e ha raccolto numerosi finanziamenti di venture capital, ma non è riuscita a generare entrate sufficienti per coprire i costi operativi. Nel 2019, WeWork ha cercato di quotarsi in borsa, ma l’IPO è stata ritirata a causa della mancanza di interesse degli investitori e dei dubbi sulla sua valutazione e sulla sua capacità di generare profitti. In seguito, la società ha subito un cambio di leadership e ha dovuto ridurre le sue operazioni e licenziare molti dipendenti. Infine, nel 2020, WeWork ha dichiarato fallimento e si è ristrutturata con l’aiuto degli investitori.
Qwiki
Qwiki era una startup di New York che ha creato un motore di ricerca visivo, che utilizzava video, immagini e mappe per fornire informazioni su una varietà di argomenti. La società è stata fondata nel 2009 da Doug Imbruce e Louis Monier, ed è stata lanciata ufficialmente nel 2011. La piattaforma di Qwiki consentiva agli utenti di cercare informazioni su un argomento e di visualizzare i risultati in un formato video, con immagini, mappe e testo che si combinavano per creare una presentazione visiva.
Nel 2012, Qwiki ha raccolto 8 milioni di dollari in finanziamenti di venture capital, e nel 2013 ha annunciato di aver raccolto ulteriori $40 milioni di dollari in finanziamenti. Tuttavia, nonostante l’entusiasmo iniziale per la sua tecnologia, Qwiki non è riuscita a generare abbastanza entrate per coprire i costi operativi e nel 2013 la società è stata acquisita da Yahoo per un importo non divulgato.
Clinkle
Nel 2013, Clinkle ha raccolto 25 milioni di dollari da investitori di alto livello come Peter Thiel, Richard Branson e Vinod Khosla. Ma non è mai stato in grado di convertire questo finanziamento in successo. La startup si è concentrata su una carta di credito che utilizzava la tecnologia NFC per effettuare pagamenti. Tuttavia, il prodotto non è mai stato realmente lanciato sul mercato. Anche questa è una causa frequente di fallimenti di startup, in fase early stage. Nel 2014, la società ha licenziato il 70% della sua forza lavoro e nel 2015 è fallita.
Zenefits
Zenefits era una startup di software per la gestione delle assicurazioni sanitarie che ha avuto problemi legali e finanziari a causa di pratiche non conformi. La società è stata fondata nel 2013 e ha raccolto oltre 580 milioni di dollari di finanziamenti venture capital, ma ha incontrato problemi a causa di pratiche non conformi nel settore delle assicurazioni sanitarie. Nel 2016, è emerso che alcuni dipendenti di Zenefits avevano completato la formazione per diventare agenti di assicurazione sanitaria in modo non conforme alle leggi statali. In seguito, l’azienda ha dovuto pagare multe e rimborsi e ha subito un cambio di leadership. Nonostante gli sforzi per riprendersi, Zenefits ha continuato a lottare con problemi finanziari e nel 2017 ha venduto la maggioranza delle sue attività a Great Hill Partners, un fondo di private equity.
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