PMI italiane, perché temono di quotarsi in Borsa e come risolvere i problemi
Il mercato azionario italiano, e quello comunitario in generale, sembra essere più attardato dei corrispettivi anglosassoni e asiatici per quanto concerne le proprie dimensioni. E, nel frattempo, le piccole e medie imprese manifestano la percezione che sbarcare sui listini dei mercati regolamentati costi troppo. Questa è, in estrema sintesi, la fotografia che è stata scattata …
Il mercato azionario italiano, e quello comunitario in generale, sembra essere più attardato dei corrispettivi anglosassoni e asiatici per quanto concerne le proprie dimensioni. E, nel frattempo, le piccole e medie imprese manifestano la percezione che sbarcare sui listini dei mercati regolamentati costi troppo.
Questa è, in estrema sintesi, la fotografia che è stata scattata da un recente dossier di Technical expert stakeholder group (Tesg) al quale, peraltro, è difficile dare una versione totalmente alternativa: che i costi di quotazione delle società di piccole e medie dimensioni siano maggiori di quanto applicato altrove è ben evidente, così come evidente è la necessità di applicare delle misure che possano rendere più conveniente, per le aziende, lo sbarco in Borsa e, dunque, il ricorso al mercato dei capitali.
Come migliorare la situazione e spingere le PMI verso la quotazione
È lo stesso gruppo di analisti internazionali e indipendenti a suggerire una serie di accorgimenti che potrebbero cambiare la situazione in meglio, permettendo così di ridurre i costi iniziali e successivi di presenza in Borsa che, peraltro, non fanno grande distinzione tra le società di piccole e medie dimensioni e le large cap.
In tale ambito, il primo suggerimento che viene fornito è quello di semplificare il prospetto informativo per gli aumenti di capitale e la promozione al mercato principale, unitamente alla formulazione di linee guida per le Borse europee al fine di semplificare l’accesso al mercato delle PMI e ridurre i costi e la complessità della quotazione.
Ancora, gli esperti suggeriscono che si intervenga sulla normativa sugli abusi di mercato, nella consapevolezza che, secondo gli autori del dossier, è poco chiaro cosa si intenda per informazione inside e quando debba essere divulgata. Viene altresì proposto di semplificare i relativi obblighi e stabilire un regime di sanzioni che sia più proporzionato alla gravità dell’abuso.
Ulteriormente, il team di analisti prevede l’inserimento dell’opzione, per l’emittente che intende quotarsi o è già quotato, di adottare una struttura di voto multiplo in deroga a quel principio “un’azione = un voto” che in Italia sembra essere stato adottato con moderazione.
Infine, il dossier suggerisce anche di introdurre un indice europeo delle best class tra le PMI, di promuovere la ricerca azionaria e che gli incentivi fiscali per la quotazione in Borsa non siano considerati aiuti di Stato.
Invitiamo tutti i nostri lettori interessati ad approfondire l’argomento sulla pagina del Tesg nel sito della Commissione Europea.