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Regimi agevolati, prende quota il forfettario

A maggio 11.708 partite Iva hanno aderito al nuovo regime forfettario, mentre 891 persone hanno optato per i vecchi minimi.

Zitto zitto il forfettario prende quota. Il nuovo regime agevolato a maggio ha avuto un appeal decisamente migliore rispetto al vecchio regime dei minimi.

 

Boom di anziani

A maggio 2015 il 42,4% delle nuove partite Iva è attribuibile ai giovani fino a 35 anni, mentre il 33,4% delle nuove attività hanno interessato persone tra 36 e 50 anni.

Secondo l’Osservatorio sulle partite Iva del Ministero dell’Economia, a maggio 2015 il 42,4% delle nuove partite Iva è attribuibile ai giovani fino a 35 anni, mentre il 33,4% delle nuove attività hanno interessato persone tra 36 e 50 anni. Rispetto al maggio dello scorso anno emerge un leggero calo di aperture nella classe di età fino a 35 anni (-2%) e un aumento di aperture nelle classi di età più anziane (+40% per la classe da 51 a 65 anni, +140% per la classe oltre i 65 anni). Quest’ultimo aumento sembrerebbe influenzato – stando a quanto si legge nella relazione dell’Osservatorio –  dalle nuove regole relative all’Imu sui terreni agricoli.

 

Forfettario meglio dei minimi

Il dato più interessante riguarda i regimi agevolati. A maggio 11.708 partite Iva hanno aderito al nuovo regime forfetario, mentre 891 persone hanno optato per i vecchi minimi. La differenza tra i due regimi è stata davvero eclatante. Evidentemente le nuove partite Iva hanno trovato più d’appeal il nuovo forfettario.

A maggio 11.708 partite Iva hanno aderito al nuovo regime forfetario, mentre 891 persone hanno optato per i vecchi minimi.

Ricordiamo che per quanto concerne il limite annuo di fatturato per rientrare nelle agevolazioni, mentre nei minimi la soglia è fissa (30.000 euro), nel forfettario varia in base all’attività (da 15.000 a 40.000 euro). Per quanto riguarda invece le spese scaricabili, mentre nei minimi si possono dedurre i costi inerenti all’attività, nel forfettario non si può scaricare nulla. In merito alla durata del vantaggio, i minimi valgono solo per i primi 5 anni se si ha più di 35 anni, il forfettario si può utilizzare anche oltre tale limite.

Diversa è ovviamente la percentuale di tassazione del reddito. Nei minimi si paga il 5% sulla differenza tra compensi incassati e costi inerenti all’attività pagati. Nel forfettario si paga il 15% sul reddito calcolato a forfait, vale a dire applicando ai ricavi annui una percentuale variabile in base all’attività svolta.

Nei minimi si paga il 5% sulla differenza tra compensi incassati e costi inerenti all’attività pagati. Nel forfettario si paga il 15% sul reddito calcolato a forfait.

Dal prossimo anno niente scelta

La possibilità di opzione tra i due regimi è stata prevista del decreto “milleproroghe” ed è valida solo per l’anno in corso, poi da gennaio 2016 resterà in vigore solo il regime forfetario.

Infine ricordiamo che in entrambi i regimi chi aderisce non dovrà indicare l’Iva nelle fatture emesse (la spesa finale del cliente sarà quindi più bassa), ma non potrà scaricare l’Iva pagata sugli acquisti (in questo caso quindi il costo sarà più alto). Inoltre chi sceglie uno dei due regimi non è soggetto alla ritenuta d’acconto (incasserà quindi di più dal cliente) e non dovrà tenere la contabilità.

 

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