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Mancano programmatori ed esperti social, così le startup cercano all’estero

Da uno studio dell'Osservatorio Startupper's Voice, emerge che in Italia mancano profili altamente qualificati da assumere nelle startup innovative

Insomma, in Italia abbiamo una disoccupazione che morde il 42,7% dei ragazzi e il 12,7% del Paese e cosa succede? Da uno studio condotto da LVenture Group in collaborazione con SWG, risulta che le attività innovative che nascono dalle nostre parti hanno un problema in comune: non trovano personale qualificato. Certo, non stiamo parlando di profili generici, bensì di persone altamente specializzate eppure, nonostante questo, ci risulta difficile da credere. Dalle ricerca emerge che:

Più di due terzi (78%) delle startup italiane è intenzionata ad assumere nel breve o lungo periodo, ma lamenta difficoltà nel trovare competenze.

 

I profili che mancano

“Secondo il nostro sondaggio, – dichiarano da LVenture Group – il 40% delle startup sta attualmente cercando del personale e il 38% pensa di farlo nel giro dei prossimi sei mesi. Solo il 15% di queste sostiene che la maggior parte dei candidati incontrati ha le competenze richieste, mentre ben il 65 % sottolinea che solo una minoranza dei candidati dispone delle capacità necessarie.

Ci viene subito da chiedere: ma quali sono questi profili che non si trovano? “A proposito delle risorse più ricercate, il 79% delle startup indica gli esperti di programmazione, seguiti dai gestori di social media, pressoché a pari merito, e dagli esperti in amministrazione e finanza“.

L’Italia è sicuramente un Paese con molti problemi, ma nonostante i dati, risulta difficile credere che programmatori ed esperti social siano rari da trovare perchè mancano. Forse è più probabile che profili altamente specializzati abbiano già un lavoro e magari uno stipendio senior che, magari all’inizio, una startup non può permettersi di pagare.

 

Rilanciare all’estero

Sempre secondo lo stesso sondaggio, emerge un altro dato interessante. Oltre la metà delle startup italiane dichiara che se il primo tentativo d’impresa non dovesse andare a buon fine, ci riproverebbe ancora. E questo rappresenta senza dubbio un approccio costruttivo. Fra le mete più gettonate per avviare una startup ci sono, tuttavia, Londra, San Francisco, Berlino e New York. Segno che probabilmente causa dell’insuccesso viene attribuita anche alle difficoltà di fare impresa in Italia. “Il sondaggio testimonia la voglia di fare impresa innovativa che c’è nel nostro Paese” afferma Luigi Capello, Amministratore Delegato di LVenture Group. “Perché questa spinta porti a risultati concreti serve però un contesto che fornisca a sua volta il proprio contributo: disponibilità di risorse qualificate, di capitali privati e di supporto pubblico. Altrimenti il rischio è che queste importanti energie si dirigano altrove”.

 Per saperne di più su LVenture Group.

 

Business Development Manager at Dynamo, Author Manuale di Equity Crowdfunding, Angel Investor in CrossFund, Journalist, Crowdfunding Marketing Strategist, Startup-News.it founder, IED Lecturer.

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