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Startup: cos’è la exit strategy?

Programmare una strategia di uscita dalla propria startup: cosa vuol dire e come funziona

La exit strategy è l’obbiettivo a cui volete arrivare con la vostra startup, che non sempre coincide con la fine della vostra avventura imprenditoriale.
Negli USA è già una di quelle voci nei pitch delle startup, tanto che gli startupper pensano all’exit strategy già dalla stesura dei primio business plan.
Ma cos’è l’exit strategy di una startup?
Iniziamo con il dire che l’exit strategy non è “della” startup, ma di un founder o di un investitore (VC, AI, o quel che sia) della startup.

L’exit strategy è letteralmente la strategia (metodo) di uscita (vendita delle proprie quote) da una attività (la vostra startup o azienda)”.

Esempi di Exit Strategy

Il founder e gli investitori di Tumblr hanno effettuato una exit strategy quando sono stati acquisiti da Yahoo!, lo stesso vale per Xext e Google, Instagram e Facebook, anche se in realtà, a conti fatti, spesso si rimane a lavorare sul proprio prodotto che passa semplicemente “proprietartio”.
Ma la exit strategy non è sempre e solamente positiva e può anche non essere definitiva al 100%. Ecco 5 classici casi di exit strategy:

 

1) Merger & Acquisition (M&A)

Indica solitamente la fusione con una società simile o l’essere acquistato da una società più grande. Questa è una soluzione WIN-WIN per entrambi i casi: nel primo le due società possono acquisire competenze complementari, nel secondo è il metodo di crescità più veloce e semplice.
Esempio: Facebook ha acquistato WhatsApp.

 

2) Initial Public Offering (IPO)

Quotarsi in borsa e cedere parte delle quote della società. Questa è la strada per la ricchezza, quella a tanti 0 per internderci. Rischiosa, snervante, stressante. Più comune negli USA.
Esempio: Twitter quotata in borsa.

 

3) Vendita completa della società

Non si tratta di un M&A poichè l’acquisto avviene da una persona fisica e la società rimane attiva e uguale a prima della vendita. C’è solo un passaggio di proprietà. Questa può essere una buona strategia di monetizzare, pagando gli investitori, il team di lavoro e voi stessi.
Esempio: UFC (Ultimate Fighting Championship) comprata da Frank e Lorenzo Fertitta.

 

4) Mantere il business

Mantenimento della proprietà rimandando la gestione a terzi. Se la vostra società fattura milioni ed è assolutamente consolidata potete utilizzare gli utili per pagare gli investitori, demandare la gestione dell’attività a terzi, mantenendo la proprietà. Ottimo per avere sempre introiti e per prendersi una pausa per poi ripartire con un nuovo business. Questo tipo di exit strategy permette, in futuro di effettuare un’altra delle exit strategy citate.
Esempio: Caprotti ed Esselunga.

 

5) Liquidazione e chiusura

Fallimento e chiusura della società. Una exit stategy negativa, che non porta introiti. L’azienda non fattura abbastanza e non è autosufficiente. Chiusura della società e liquidazione del team e degli investitori.
Esempio: purtroppo troppi.

 

Molti studi provenienti dagli USA considerano la exit strategy  fin da subito, dal primo business plan. Io seguo una strategià più Lean, pensata a piccoli step. Certo, la strategy exit è un momento fondamentale della vostra azienda e ne determinerà indelebilmente il futuro.

Ma auguro a tutti di arrivarci presto e in maniera profiqua!

Diplomato come perito informatico, lavora da più di 10 anni nel mondo della consulenza ICT a Milano, gestendo progetti di grandi aziende del settore Energy&Utilities. CoFounder di Bubblesort, una startup dedicata a un innovativo servizio di e-recruiting, appassionato di tecnologia, mobile technologies e di startup.

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