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I sette comandamenti di una startup

Thomas Korte fondatore di AngelPad, racconta le strategie che ha imparato duranti gli anni in cui lavorava in Google

Durante il 15° Founder Showcase Keynote Speaker al quale ha partecipato come ospite, Thomas Korte, fondatore di AngelPad, ha tenuto un interessante discorso in cui ha parlato delle sette regole che ha imparato durante la sua militanza all’interno di Google e che ogni startup dovrebbe tenere in considerazione. Vediamo di cosa si tratta.

 

I sette consigli per una startup

  1. Chiedersi sempre: “Perchè no?” Thomas racconta che ogni settimana, il martedì,  negli uffici di Google si teneva una riunione “in cui avevi 15 minuti per presentare cose e chiedere informazioni”. Normalmente si tende sempre a spiegare perchè sono state fatte determinate scelte, mentre lì la domanda che veniva puntualmente posta era: “Perchè no?” Quel “Why not” era un continuo invito ad azzardare, a rompere gli schemi per cercare soluzioni alternative.
  2. Contano i dati, non le opinioni. Nelle famose riunioni di Google, ogni scelta veniva fatta in base ai dati. Un business non può basarsi solo sulle opinioni che sono soggettive per definizione e spesso non hanno nessuna attinenza con il mercato. Se le persone si confrontano solo sulle opinioni e non sui fatti, “vince sempre chi ha la voce più forte”.
  3. Condividere le informazioni. “All’interno di Google  – racconta Korte – c’era una intranet in cui potevi trovare informazioni su tutto quello che stava accadendo nell’azienda. Su tutti i progetti. Potevi sapere tutto. C’era piena trasparenza. E quando tu condividi le informazioni con le persone che lavorano per te, crei fiducia. I tuoi dipendenti crederanno in te”.
  4. Chiedi perdono, non permesso. In relazione a questo punto, Thomas Korte fa riferimento al progetto Google Books che all’inizio era nato come servizio per scansire documenti e solo in seguito è stato usato per la digitalizzazione di libri. Dopo aver avviato il progetto, il gruppo di Mountain View ha avuto una lunga serie di problemi legali soprattutto legati ai diritti d’autore delle opere. Alla fine però la cosa si è conclusa siglando un accordo con gli editori. Se Google non avesse “azzardato” probabilmente quel servizio non sarebbe mai partito. “In questo momento pensiamo a Uber, di certo l’azienda non ha chiesto il permesso ai tassisti per cominciare a offrire il proprio servizio. Lo hanno fatto e basta. Hanno anche infranto qualche regola. Ma credo che una startup possa navigare fuori dalla vista dei radar per un bel po’ di tempo prima che qualcuno si accorga di cosa sta costruendo. Non bisogna certamente finire in galera, ma se il vostro avvocato vi dice che una cosa non si può fare, magari chiedetegli: Perchè no?”.
  5. Assumere persone per l’azienda, non per il lavoro da svolgere. Una delle chiavi del successo di Google, è stata da sempre la capacità di assumere le persone giuste. All’inizio è importante costruire una propria cultura aziendale e bisogna pensare a questo piuttosto che a una singola mansione da svolgere. Una startup si evolve e una persona in grado di imparare è più flessibile di una che sa fare bene solo una determinata cosa. Le startup si trasformano col tempo e anche le tecnologie e magari una figura che sembra indispensabile adesso, potrebbe non servire più in futuro. “In Google, la politica era: assumere persone che ci piacciono”.
  6. Dare alle persone il permesso di sognare. Google non ha mai detto ai propri dipendenti: “Fai questo o fai quello. In Google ogni ingegnere era libero di spendere il 20% del proprio tempo lavorando a qualcosa che gli piacesse davvero. Con questo non voglio dire che uno era libero di andarsene a casa per costruire i propri modellini di aeroplano. Ma una persona intelligente sa che se ha un’idea, può svilupparla e non metterla da parte, perchè quella è innovazione”. Nel 2005 venne fatta una ricerca sui prodotti consumer che erano stati lanciati negli ultimi sei mesi e venne fuori che il 50% di essi erano stati realizzati in quel 20% di tempo.
  7. Pensa prima agli utenti e poi ai soldi. “Quando avvii una nuova attività, molti founder, soprattutto qui a Silicon Valley, pensano soprattutto a fare soldi. Io non voglio dire di non pensarci, ma fallo dopo. Se risolvi un vero problema, se soddisfi i tuoi utenti, se fai le cose per bene… quelli arriveranno”. Scaricare un’app e cancellarla è questione di attimi. Perdere clienti o utenti anche. “Se i tuoi utenti sono al primo posto, potrai fare soldi con loro. Magari in una maniera completamente diversa da quanto avevi immaginato”.

Per informazioni su Angelpad, ecco il collegamento al sito.

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